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30 Marzo 2022 - 10:50
VIGEVANO - Victorya e Oksana sono scappate l'11 marzo da Mykolaiv, città ucraina poco più grande di Vigevano e tra le più colpite dalla guerra in corso. A metà strada tra Kherson e Odessa, è bersaglio continuo delle truppe di occupazione russa ed è stata dichiarata città martire dal presidente ucraino Zelensky.
Le due donne, che sono cognate e hanno lasciato un fratello e marito in Patria, a combattere questa guerra, hanno vissuto infinite giornate nascoste in cantina, sotto i bombardamenti, con i loro figli. Ne hanno due a testa. Sono 4 maschietti dai 3 ai 12 anni: Igor, Andrej, Maksim e Kiriou.
Il palazzo della regione di Mykolaiv distrutto ieri dalle bombe: 9 morti
L'11 marzo le due madri hanno approfittato di un corridoio umanitario e con i loro bambini hanno viaggiato in pullman fino al confine con la Romania e da lì fino a Vigevano, dove la madre di Oksana lavora da diversi anni. È stata proprio la famiglia italiana datrice di lavoro della donna a offrire 4 giorni di permanenza all'Hotel del Parco (e già sta predisponendo un alloggio per il futuro in corso Genova) e poi la fortuna che ha fatto incontrare le due donne rifugiate con Michele Fazzi e Lucia Russo, una coppia vigevanese che sin dai primi giorni dallo scoppio del conflitto aveva deciso di mettere a disposizione la propria abitazione in via Mulini per ospitare rifugiati. Sono arrivati in 6 e la famiglia è raddoppiata di botto. Adesso vivono in questa che era una vecchia casa della via dei Mulini di una volta, rimessa a nuovo con anni di lavoro e sacrifici da Michele e Lucia, che qua allevano i loro quattro ragazzi (il più grande ha 14 anni, il più piccolo 3).
Se non ci fosse una guerra di mezzo e una drammatica fuga, se non ci fossero le famiglie rimaste sotto il fuco di una città semi distrutta sarebbe il quadretto perfetto per una grigliata di Pasquetta. I bambini ucraini, che i primi giorni erano ancora terrorizzati e bastava lo scoppio di un palloncino per spaventarli, giocano con i loro nuovi amici italiani ("chissà come fanno a capirsi", sorride Michele Fazzi).
La famiglia Fazzi con due dei propri 4 figli, Victorya e Oksana con i loro bambini e la vicina di casa Jana, ucraina, che si presta a fare da traduttrice
Victorya e Oksana si danno da fare, a volte anche cucinando. Loro hanno bisogno di aiuto così come ne hanno Michele e Lucia per mandare avanti la baracca. Ma insieme si riesce, si fa. Si deve fare.
"Appena scoppiata la guerra e viste le immagini della gente ucraina in fuga ci siamo guardati in faccia io e mio marito e abbiamo deciso in un secondo che avremmo ospitato dei rifugiati. Abbiamo inviato una mail all'indirizzo indicato dal Comune per mettere a disposizione la nostra casa", racconta Lucia, che sottolinea come attorno a loro sia partita una gara di solidarietà, con aiuti dai colleghi di lavoro, con l'istituto Pollini di Mortara che invia ogni giorno dei piatti "buonissimi e che ci danno una enorme mano. Ringrazio di cuore la dirigente della scuola, Michela Canfora e il professor Avvisati, siamo molto riconoscenti".
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