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23 Febbraio 2022 - 16:58
«Ogni situazione di tensione internazionale ha un’influenza sull’attività delle imprese, ma non solo: la possibilità di una guerra, che speriamo venga scongiurata, è una preoccupazione che riguarda la vita di tutti». Maria Vittoria Brustia, presidente di Assomac (produttori meccano-calzaturieri) e della zona vigevanese di Assolombarda mette al primo posto la sicurezza mondiale. I danni collaterali all’economia, invece, ci sono già ora e riguardano «criticità già presenti e che potrebbero peggiorare ulteriormente: reperimento materie prime, costi energia, trasporti, la possibilità di crescita dell’inflazione e il calo della fiducia dei mercati in generale».
«Per quanto riguarda invece il mercato specifico delle macchine per calzatura - spiega l’imprenditrice vigevanese - quello della Russia è nei primi 20 a livello di export ma con quote non particolarmente rilevanti. Siamo un settore piccolo, non saremo destabilizzati da eventuali perdite in quell’area».
Il mercato russo aveva un peso significativo per le aziende meccaniche vigevanesi diversi anni fa, dopo il crollo dell'Urss. Importanza che col tempo è andata via via diminuendo, mentre è cresciuto quello dell'Ucraina, dove la produzione calzaturiera sta vivendo un periodo vivace. Il mercato russo è comunque una porta verso quello delle repubbliche post sovietiche dell'Asia Centrale: Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan e Kirghizistan.
L'imprenditrice vigevanese Maria Vittoria Brustia
Ed ecco allora qualche dato, fornito dal Centro Studi di Assolombarda. L’export verso la Russia vale l’1,6% delle esportazioni regionali (nel periodo gennaio-settembre 2021 ammonta a 1,6 miliardi dei circa 100 miliardi dì esportazioni totali), mentre per l’export della provincia di Pavia vale l’1,1%.
Infatti, tra gennaio e settembre 2021 le industrie pavesi hanno esportato circa 29 milioni verso la Russia a fronte di 2,7 miliardi dì esportazioni totali della provincia. Nello specifico del calzaturiero vigevanese e lomellino, la Russia conta per il 2,6%, ossia circa 800mila euro dei 31milioni dì vendite estere dì calzature della provincia.
Un maggiore coinvolgimento, quindi, per l’industria calzaturiera, che però soffrirà maggiormente in alcune aree, come quella di Fermo (Marche) dove quello russo è invece uno dei mercati principali.
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