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Trieste, l'immediato Dopoguerra e la storia di “Bambino”, camicia nera

Il libro di Marco Balzano verrà presentato al teatro Cagnoni

Davide Maniaci

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25 Ottobre 2024 - 10:30

Trieste, l'immediato Dopoguerra e la storia di “Bambino”, camicia nera

(foto di Giada Modugno)

Trieste, città di confine, immediato dopoguerra. Si narra la storia di “Bambino”, uomo dal soprannome innocente che in realtà è la camicia nera più spietata della città e che batte palmo a palmo le terre contese, con la speranza di trovare la sua vera madre. Marco Balzano nel romanzo che proprio così si chiama, “Bambino”, edito da Einaudi, esplora le cause del male e il rapporto fra le scelte personali e i grandi rivolgimenti della Storia. Ne parlerà a Vigevano con la giornalista Alessandra Tedesco, domenica 27 ottobre alle 16,30 al teatro Cagnoni, nell’ambito della Rassegna letteraria.


«Nella mia fase di studio per la stesura di un romanzo - chiarisce l’autore, milanese - parto proprio dal luogo stesso e ci rimango per più tempo possibile. Trieste e il suo miscuglio di culture, l’Istria, la Slovenia. Mi faccio guidare da qualcuno del posto». In questo caso gli “insider” erano un docente di Storia e il nipote di un uomo dalla biografia simile a quella del protagonista. Egli ha fatto scattare la scintilla di ambientare un romanzo sul confine orientale. Quest’argomento la storiografia italiana lo ha a lungo nascosto, ripudiato, esattamente come accadeva per i fatti inerenti l’Alto Adige che l’autore trattava in “Resto qui”. Una complessità che Balzano affronta, nelle pagine di “Bambino”, come se andasse in giro con la videocamera sulla spalla, nei grandi drammi di una terra dilaniata.

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