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12 Febbraio 2022 - 12:18
Partiamo da un dato di fatto: quanto ci mette la plastica a decomporsi in mare? Si va da un minimo di 100 ad un massimo di 1.300 anni. Questo ci dà l'idea dello stato di inquinamento attuale dei mari e del danno già arrecato all'ambiente. E quelli che potranno emergere nel tempo.
Gigante di Lego su una spiaggia della Cornovaglia
Archeoplastica è un progetto che vuole sensibilizzare rispetto a questo tema. E lo fa nel modo più semplice e dimostrativo possibile: raccogliere gli oggetti che il mare restituisce alle spiagge e mostrarli. E così ecco i flaconi di shampoo, creme abbronzanti, cibo, sacchetti di patatine, persino il pallone di Italia '90.
Una pagina dell'incredibile "catalogo" di Archeoplastica
Per approfondire leggi anche: i tempi di degradazione dei rifiuti
L'idea di Archeoplastica è di Enzo Suma, guida naturalistica ad Ostuni (Br): si definisce accanito raccoglitore di rifiuti spiaggiati e la sua iniziativa è diventata un museo visibile sul sito web, attraverso Instagram o nelle mostre dove gli oggetti ritrovati vengono esposti.
"Mi chiamo Enzo Suma e da oltre dieci anni lavoro come guida naturalistica ad Ostuni (Br). Sono il fondatore di MILLENARI DI PUGLIA una realtà dell’alto Salento impegnata nella fruizione, nella valorizzazione del territorio, nell’educazione ambientale e anche nel volontariato naturalistico. Dal 2018 siamo impegnati attivamente nella sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento da plastica e organizziamo diverse giornate di raccolta collettiva durante la quale partecipano decine di persone. Io personalmente sono un accanito raccoglitore di plastiche spiaggiate. E’ proprio durante queste raccolte che ho avuto l’idea del progetto supportato dai tanti amici che mi hanno seguito in questi anni. Sfruttare i tantissimi rifiuti spiaggiati che hanno anche più di cinquant’anni per portare l’osservatore a riflettere da un’altra prospettiva sul problema inquinamento plastica nel mare. Un museo virtuale dove osservare tutti i reperti e acquisire informazioni e tante mostre, soprattutto nelle scuole, dove poter vedere dal vivo ciò che il mare ci ha restituito".
Lo racconta lo stesso Enzo Suma: "L’idea è maturata quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni ’60. Si trattava di una bomboletta spray Ambra Solare con il retro ancora leggibile che riportava il costo in lire. UN RIFIUTO DI OLTRE CINQUANT’ANNI FA! Quando pubblicai la foto su facebook scoprii lo stupore della gente nel vedere un prodotto così vecchio ancora in buono stato tra i rifiuti in spiaggia. E da quel post scaturirono dai lettori tante riflessioni sul problema della plastica. Da quell’episodio ho iniziato a raccogliere sempre di più e a mettere da parte tutti i prodotti vintage di un’età variabile dai trenta ai sessant’anni. Ho imparato a riconoscerli e fino ad ora HO RACCOLTO OLTRE 200 REPERTI DATABILI TRA GLI ANNI ’60 E GLI ANNI ’80. Alcuni sono davvero spettacolari e riportano ben in evidenza la scritta in lire oltre ad avere uno stile retrò particolare.
Ovviamente ogni prodotto ha una marca, ma non sono i produttori il focus del progetto Archeoplastica, che "ha la sola finalità etica di sensibilizzare sul tema dell’inquinamento dei mari determinato dall’utilizzo della plastica e, nello specifico, dalla scorretta gestione del fine vita della stessa. Non sussiste alcuna volontà da parte di Archeoplastica di accusare e denigrare le aziende produttrici dei prodotti rinvenuti in mare ed esposti nel presente museo virtuale, né tantomeno sussiste alcuna volontà di agganciamento ai marchi stessi. I marchi citati sono riportati al solo fine di dimostrare la datazione dei rifiuti rinvenuti".
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