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20 Luglio 2022 - 11:03
L’epicentro della catastrofe. Di un’annata, come ci dice un agricoltore della zona, totalmente da dimenticare. Siamo nella parte terminale della rete irrigua della Lomellina, dove già negli anni di abbondanza la quantità che arrivava era sempre inferiore rispetto a quella che finiva a monte nei campi a pochi chilometri di distanza. Ma l’acqua c’era. Per tutti.
Sembra grano, invece è una risaia. O almeno, doveva essere: l'intero raccolto è ormai perso
Già lungo la strada che ci conduce a Cascina Marza, poco fuori dal centro abitato di Zeme, si notano gli effetti devastanti di questa siccità: appezzamenti di riso bruciati dal sole, terreno che si spacca visto che l’ultima acqua da queste parti è stata immessa a giugno. E quelle poche chiazze verdi «sono il frutto della rugiada e della resistenza di alcune piantine». Destinate in ogni caso a morire. «Perché la crescita è ritardata. E di parecchio».
Gli stessi canali sono completamente asciutti e quei pochi in funzione hanno una portata d’acqua che spesso non riesce a superare l’altezza delle porte e quindi raggiungere il seminato. In altre parole un autentico disastro, una calamità. «Ad oggi abbiamo perso l’80% del raccolto».
Quelle poche piantine che si sono "salvate” non stanno andando a maturazione. Ed il forte rischio è quello di perderle. Come si vede nella foto il terreno è arido. «Qui l'ultima volta l'acqua è stata vista a giugno...»
Nel video le parole di due agricoltori della zona: Enrico Sedino ed Elisabetta Inglesi
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