Non e' di Vigevano. Niente viaggio premio per lo studente dell'Itis
«Vengo anch'io». «No tu no». Così si è sentito rispondere, giovedì scorso alla cerimonia di premiazione in Cavallerizza, uno studente dell'Itis Caramuel residente a Mortara che ha partecipato al concorso "Dalla Shoah alla pace". Indetto dall'amministrazio
A denunciare l'episodio sono stati, ieri mattina, il dirigente scolastico, prof. Ambrogio Cotta Ramusino, insieme alla vicepreside professoressa Caterina De Florentis: «Due studenti della classe quarta meccanica dell'Itis Caramuel partecipano con un video prodotto insieme: lo studente residente a Vigevano viene premiato con un viaggio, l'altro invece non può partire perchè residente a Mortara. Riteniamo non educativo bandire un concorso riservato alle quarte e quinte degli istituti cittadini che premia solo i residenti del comune di Vigevano, quando una buona percentuale degli alunni proviene da comuni limitrofi». All'Itis sono il 30%, in pratica equivale ad estromettere uno studente su tre. «Il ragazzo era mortificato e ritenendo questa clausola fortemente discriminatoria, oltre che una novità sconosciuta, appena rientrata a scuola ho subito voluto chiamare il sindaco che è rimasto a sua volta basito - spiega la professoressa De Florentis - salvo poi richiamarmi, una volta informatosi presso gli uffici competenti, spiegando imbarazzato che in effetti il bando quest'anno è stato modificato in questo senso». Già, il senso... Per cercare di trovarlo, chiediamo ragguagli all'assessore alla partita, Brunella Avalle, titolare della delega alle Politiche giovanili: «Fino allo scorso anno il progetto era sostenuto e finanziato dal Piano di Zona, mentre quest'anno a mettere tutti i soldi è il solo Comune di Vigevano, quindi è giusto che a beneficiare del viaggio siano gli studenti qui residenti. Sono soldi dei cittadini vigevanesi, vanno spesi per i vigevanesi». Ma il concorso e il viaggio non dovrebbero avere una valenza educativa e formativa? - obiettiamo, tentando di insinuare il tarlo del dubbio nella mente dell'assessore - Come si fa in un concorso scolastico ad invitare i ragazzi ad estendere la propria riflessione sulla Shoah, magari ampliando lo sguardo verso le nuove forme di discriminazione, e poi inserire una clausola che - in nome di chi sgancia i "danè" - riserva opportunità di crescita e formazione differente tra compagni della stessa classe? Niente da fare. Per l'assessore Avalle parlare di educazione e giovani menti è come parlare di asfalto stradale: «Mica coi nostri soldi andiamo a rifare le strade degli altri...». Il tarlo, evidentemente, ha cozzato contro il granito e ha fatto dietrofront... Ma c'è chi non s'arrende. Ed infatti non appena informato dalla insegnante dell'accaduto, il professor Ambrogio Cotta Ramusino ha deciso di avviare una colletta per pagare la quota di partecipazione allo studente escluso: «Da parte degli uffici comunali ci è stato detto che, se lo desidera, il ragazzo potrà ugualmente aggregarsi agli altri studenti, pagando però la sua quota. Ci penseremo noi, intendiamo infatti risolvere questa situazione molto molto antipatica e con un risvolto pesante sul piano educativo. Non appena ci sarà comunicato l'importo, provvederemo a raccogliere il dovuto. Alcuni genitori si sono già offerti ed invitiamo anche il Sindaco Andrea Sala e l'assessore Brunella Avalle a partecipare, sarebbe una bel gesto», dice il dirigente scolastico. Inoltriamo allora l'invito all'assessore, che però è di tutt'altro avviso: «Non sono un'insegnante, ma come mamma e nonna ritengo che si debbano educare i ragazzi ad accettare il fatto che nella vita si possono anche ricevere dei no. Il bando è stato inviato a novembre e gli insegnanti avrebbero dovuto leggerlo a tempo debito. Tanto è vero che gli altri istituti scolastici non hanno obiettato. C'è un bando, ci sono delle regole. Si legge e poi si decide se partecipare o no. Ma le regole vanno rispettate: questo si dovrebbe insegnare ai ragazzi, non ad ottenere sempre tutto. Inoltre, se il ragazzo dovesse aggregarsi, si porrebbe il problema di chi ne è responsabile». Lo studente è maggiorenne, dunque non dovrebbero esserci ostacoli in questo senso. Quanto alle regole, vanno certamente rispettate, da buoni cittadini. Ma proprio perchè cittadini, e non sudditi, riteniamo che un dovere più impellente lo abbia chi le regole le crea: il dovere si domandarsi, prima di metterle nero su bianco «ma non sarà mica una stronzata?».