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Rifiuti, in arrivo una stangata per famiglie e attività produttive. L'Informatore è pronto a scendere in piazza

Un bar, 100 metri quadri, che sino allo scorso anno pagava mille euro di tassa rifiuti, si vedrà arrivare un conto di 2.500 euro. Un locale pubblico di mille metri quadri calpestabili che sborsava per la Tarsu 8mila euro all'anno, ne dovrà pagare ora più

29 Marzo 2013 - 16:27

Rifiuti, in arrivo una stangata per famiglie e attività produttive. L'Informatore è pronto a scendere in piazza
Scendiamo in piazza. Per dire no alla Tares. Per bloccare l'ennesimo balzello che colpirà famiglie, piccole e medie attività produttive (soprattutto nel campo del commercio). Apriamo anche noi, cittadini, un fronte contro questa tassa che andrà ancor più a spremere le tasche degli italiani, mettendo in ginocchio un'economia già da tempo in crisi.
Ora basta. Dobbiamo indignarci, smettere di subire in silenzio imposizioni dall'alto. Di sborsare soldi per cercare invano di salvare le casse di uno Stato di finanza che non ci offre uno spiraglio di crescita e nessuna prospettiva di sviluppo. Scendiamo in piazza. Per una petizione popolare da inviare al Parlamento, al fine di chiedere l'abrogazione della nuova tassa sui rifiuti che colpirà indiscriminatamente, un'autentica patrimoniale cieca. Scendiamo in piazza per evitare una rivolta sociale. Per far sentire la voce di comunità ormai esasperate, dove fare impresa diventa davvero un'impresa, e con il passare dei mesi una sorta di mission impossible.
L'Informatore si metterà in prima fila, a partire da sabato prossimo, 6 aprile, con un gazebo. Al fine di raccogliere firme da inviare poi alle Camere, con l'obiettivo di stoppare questo ennesimo salasso, per fare in modo che si prosegua con la vecchia Tarsu. Questo è un Paese sull'orlo del precipizio e purtroppo sta solamente compiendo dei grossi passi avanti... L'economia è in ginocchio, imprese e famiglie sono al collasso, i posti di lavoro sono sempre più a rischio, il futuro è a dir poco a tinte fosche, e a luglio ci arriverà l'ennesima mazzata che appesantirà in modo notevole il già enorme carico fiscale che andrà a sommarsi all'Imu, Irpef e aumento dell'Iva.
Perché questa tassa, introdotta con il decreto Salva Italia, non salverà proprio nulla, anzi sarà l'imposta "ammazza imprese" e l'ennesima mazzata per le famiglie. Colpi di macete a suon di tasse che metteranno ancor più in ginocchio la città di Vigevano e la sua già asfittica economia. Che costringeranno piccoli esercizi a chiudere i battenti, lasciando sul campo altri posti di lavoro, senza dimenticare le famiglie, pure loro colpite da questa nuova tassa.
Non occorre essere esperti di finanza per capire che stiamo affondando, che non stiamo salvando proprio nulla, ma affossando ancor di più l'Italia. Che la strada per salvare questo Paese non è certo quella del prelievo che ormai ci ha dissanguato. Servono davvero azioni forti. Che devono partire da territori come il nostro, già profondamente minati da una crisi che arriva da lontano, da ben prima del 2009.
L'Informatore è pronto a fare la sua parte. Scendendo in piazza, raccogliendo firme per questa petizione popolare da inviare al Parlamento. Per dimostrare che questa non è solo la città che a scoppio ritardato si accorge che da settembre esiste un caso mense, ma una realtà che vuole davvero avere un domani. Che non intende eludere i tributi, ma che non può dichiarare fallimento perché questo Stato la sta dissanguando.

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