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Ostetricia, si cerca l’intesa col privato

VIGEVANO – La scadenza perché la Regione chieda una deroga che scongiuri la chiusura di Ostetricia è slittata alla fine del mese di aprile. E intanto «stiamo ragionando con l’Ats per individuare una soluzione e mantenere il punto nascita all’ospedale». Un

02 Aprile 2016 - 11:49

Ostetricia, si cerca l’intesa col privato

Sono gli aggiornamenti che il direttore generale dell’Asst, Michele Brait, ha fornito mercoledì mattina nel corso di un servizio che il Tg3 Rai ha registrato in ospedale sulla sorte dell’Ostetricia. La troupe ha visitato il reparto e le sale parto e intervistato anche il primario facente funzione Fulvio Bagliani. Di fronte al numero dei parti sceso nel 2015 sotto la soglia dei 500 (sono 458 secondo i dati forniti dall’Ats), Brait ha detto: «Non sono preoccupato perché non sono solo questi gli elementi di valutazione. Ce ne sono altri, relativi alla qualità dell’assistenza e dei servizi, e noi li possediamo tutti, dalla presenza di anestesista, rianimatore e pediatra 24 ore su 24 alla possibilità di partorire con analgesia epidurale o in acqua. Purtroppo siamo in una situazione particolare perché Vigevano è l’unica realtà della Lombardia, tra quelle che non raggiungono i 500 parti, con la presenza di due punti nascita».
I dati forniti dall’Ats dicono che negli ultimi sei anni il numero di parti in città ha oscillato tra un massimo di 1152 nel 2013 e un minimo di 1006 nel 2015. In ogni caso sempre sopra i mille, suddivisi tra ospedale e istituto clinico Beato Matteo, dove l’anno scorso i neonati sono stati 548. Insomma c’è tutto lo spazio per un punto nascita in città anche nella prospettiva di un innalzamento della soglia minima richiesta, che prima o poi dovrebbe passare da 500 a mille parti all’anno. «Un punto nascita a Vigevano ci deve essere – prosegue Brait – e noi siamo pronti. Abbiamo ufficializzato la nostra disponibilità ad averlo in ospedale. Il reparto esistente ha strutture in grado di assorbire anche mille parti». I letti di degenza accreditati sono 28, oltre a 2 di day surgery e 2 posti tecnici, ma quelli attivi, su cui si calcola il carico assistenziale e quindi il personale, sono attualmente meno, 20. «La soluzione si troverà – conclude Brait – con il buon senso e la responsabilità di tutti. Si possono immaginare forme di integrazione e collaborazione tra pubblico e privato». Quali? «Non compete a me individuarle. Ci atterremo alle indicazioni che verranno dalla Regione».

@ L'INFORMATORE - c.b.

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