Cerca

Trasporto pubblico: stop al conflitto di interessi

La relazione del presidente regionale, il vigevanese Alberto Cazzani

04 Ottobre 2017 - 16:53

Trasporto pubblico: stop al conflitto di interessi

«Contendibilità delle gare, costi standard e trasparenza, in contrapposizione ai conflitti di interesse che spesso aleggiano tra ente appaltante e gestore. Questi sono i tre punti chiave per fare del trasporto pubblico locale, soprattutto lombardo, un asseto dello sviluppo, in un mercato libero ed efficiente, alla stregua di quelli europei». Il presidente di Anav Lombardia, Alberto Cazzani, ha voluto sintetizzare così la sua relazione presentata all’assemblea dell’associazione di categoria, che si è tenuta oggi presso la sede di Assolombarda a Milano. All’evento hanno preso la parola, tra gli altri il Presidente del Consiglio Regionale, Raffaele Cattaneo, e l’Assessore alla Mobilità del Comune di Milano, Marco Granelli. «Del Tpl in Italia si può parlare di liberalizzazioni soltanto nella nostra immaginazione». Ha detto ancora Cazzani. «Le nostre aziende operano in una condizione palesemente sfavorevole. Sia in termini normativi, sia di inefficienza. Con una media di oltre 12 anni di età, i mezzi del Tpl italiano sono tra i più vecchi d’Europa. Le tariffe, a loro volta, sono circa la metà di quelle dei nostri partner. In alcuni casi, specie nel confronto con il trasporto britannico, anche un terzo. Infine va evidenziato il bassissimo numero di imprese. In Italia siamo circa un migliaio. Contro le 4.500 di Germania, Francia e Spagna ciascuna e le 5.700 imprese in Gran Bretagna». Nella relazione si sottolineano le importanti potenzialità del settore. “Ancora nel 2014 – si legge nel documento – le risorse pubbliche a sostegno del sistema ammontavano a circa 6,7 miliardi di euro. Stanziate prevalentemente dal Fondo Nazionale Trasporti (di origine statale) e poi da Regioni ed Enti Locali. Con i suoi oltre 850 milioni del solo Fnt e 80 imprese attive nel comparto, la Lombardia era ed è ancora la regione che investe il maggior numero di risorse e la seconda per produzione di bus-km. Rispetto all’anzianità media dei mezzi poi, vanta due anni buoni di differenza in meno. Il Tpl lombardo necessita, per finanziare tutte le sue modalità di trasporto (autobus, treni, tram, metropolitane, etc.), di oltre 2 miliardi di Euro all’anno, ripartiti tra Stato, Regione Lombardia, Enti Locali e utenti (i ricavi tariffari). «Oggi, alla vigilia di una nuova stagione di gare – ha commentato Cazzani – il cuore industriale e manifatturiero del Paese può fare del suo Tpl un asset della sua produttività. A condizione che si adegui a un regime di libero mercato che favorisca l’offerta da parte delle imprese più efficienti e a vantaggio degli utenti. Le risorse stanziate da stato, regione ed enti locali nel 2014 sono state di circa 1,4 miliardi. Di questi 637 sono destinati al sistema ferro e 267 a quello urbano di Milano. Vuol dire che la grande maggioranza del denaro disponibile è utilizzato in sistemi privi di una minima forma di concorrenza e che non ci risulta abbiano alcuna intenzione di cambiare! Il caso dell’urbano di Milano, ma non è il solo, dimostra come il mercato sia impermeabile alla effettiva indizione di gare ed è, al contrario, bloccato o dall’affidamento diretto o da gare appositamente non competitive. Un sistema quindi legato a filo doppio con interessi che tutto hanno fuorché quello di sviluppo economico (quindi di competitività del territorio) e di servizio qualitativamente alto offerto agli utenti. La Lombardia, quindi, se vuole davvero stare al passo con i suoi partner produttivi d’oltralpe deve innovare radicalmente il suo trasporto pubblico. Cominci a osservare Londra. Dove ogni anno mettono a gara il 20% del servizio con circa cento gare. In Lombardia, dal decreto Burlando del 1997, con enorme fatica abbiamo fatto una ventina di gare, escludendo pervicacemente una parte importante. A Londra nel frattempo ne hanno fatte 2mila. La capitale britannica dev’essere quindi il nostro benchmark». Il presidente di Anav Lombardia ha concluso presentando le tre proposte volte a efficientare il mercato: «Quando parliamo di contendibilità, intendiamo dire gare cui possano partecipare quante più aziende possibili, tutte alle medesime condizioni e su lotti di servizio che non siano realizzati a misura di qualcuno e ad excludendum di altri. Inoltre, alle gare devono avere accesso anche quelle imprese che singolarmente non potrebbero produrre la globalità dei requisiti tecnici e finanziari in rapporto all’oggetto, ma che unite in un pool possono gareggiare alla pari di altri competitor. Anav Lombardia dice poi basta con i costi storici! La legge 13 è stata un prezioso strumento, ma ha finito per premiare l’inefficienza. Chi più spendeva più prendeva contributi. Superiamo allora questa norma del secolo scorso e introduciamo davvero i fabbisogni standard. Le risorse economiche devono essere certe, stabili per la durata dei contratti ed economicamente proporzionate al volume dei servizi da produrre. Questo significa predisporre un meccanismo che crei le condizioni perché le cento gare indette ogni anno dispongano della base adeguata di risorse per fornire il servizio. Non basta dividere le risorse del Fondo Nazionale Trasporti tra regioni e poi tra agenzie. Soprattutto se poi uno deve colmare i buchi dell’altro. Altrettanto deve succedere con l’introduzione di livelli adeguati di servizio. I lotti messi a gara devono disporre di una programmazione buona e realistica dell’offerta, bilanciando le modalità del ferro e della gomma. Non ha senso mantenere a carico della collettività quei treni che costano oltre 11 euro a chilometro e che viaggiano vuoti per le nostre campagne e che, al contrario, qualcuno vorrebbe potenziare. Infine dobbiamo risolvere il problema del conflitto di interessi. Il punto di partenza è fare regole chiare e inoppugnabili. La documentazione di gara deve essere chiara, trasparente e finalizzata a realizzare in modo omogeneo su tutti i territori della Regione quanto sopra delineato. La Legge regionale 6/2012 ha posto tutte le condizioni di un pericoloso conflitto d’interessi fra enti locali (componenti dell’agenzia e quindi soggetti regolatori) e imprese pubbliche di proprietà o partecipate dagli enti locali medesimi (e quindi soggetti regolati) che si realizza, né potrebbe essere altrimenti in queste condizioni, necessariamente proprio sullo stesso territorio di competenza e sulla medesima gara».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su L'informatore

Caratteri rimanenti: 400