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Il saluto del maggiore Papaleo: «Grazie Vigevano per avermi concesso di essere il tuo capitano»

Era arrivato in città nel luglio di quattro anni fa

05 Ottobre 2017 - 15:07

Il saluto del maggiore Papaleo: «Grazie Vigevano per avermi concesso di essere il tuo capitano»

Una attività operativa di enorme rilievo in poco più di quattro anni di intenso impegno sul territorio. Il maggiore Rocco Papaleo, 44 anni, comandante della Compagnia dei carabinieri di Vigevano dal luglio del 2013, domenica lascerà il suo incarico. Il giorno successivo assumerà il comando della Compagnia di Cremona. Nella sua attività a Vigevano e in Lomellina  moltissimi sono stati i successi, primo fra tutti quello dell’operazione “Cave Canem” che nel luglio dello scorso anno ha consentito di sgominare una organizzazione malavitosa che stava lavorando per assumere il controllo del territorio e che ha portato all’arrestato di 24 persone e alla denuncia di altre 56. Nel corso della sua attività a Vigevano l’ufficiale, che si è distinto tanto come professionista quanto come uomo di profondi valori, ha ottenuto la benemerenza civica e il riconoscimento dalla Prefettura. Ma la “medaglia” più importante è stato il grande apprezzamento che ha saputo ottenere tra i cittadini di Vigevano e della Lomellina. Questo il suo toccante saluto.


«Cara Vigevano, cara Lomellina, dopo quattro anni e due mesi al Comando della tua Compagnia Carabinieri è giunto il momento dei saluti. è sempre triste lasciarsi e trovare le parole giuste per farlo, ma è una tappa obbligata per chi svolge il mio incarico nella Benemerita, pertanto va fatto senza troppi preamboli. Non voglio fare consuntivi o bilanci operativi di sorta, quelli sono scritti sui verbali, sulle carte dei processi e sulle sentenze di condanna, non c’è molto da aggiungere. Quello che invece mi preme in questo momento fare, è ringraziarvi. Vigevano ti ringrazio per i tanti bei momenti trascorsi, per aver donato al mio sguardo la tua bellezza, l’unicità della tua Piazza Ducale, un palcoscenico architettonico che se non lo vivi, nessuna guida turistica riuscirà mai a descrivere appieno, una cartolina insuperabile circondata da un complesso di edifici unici, quali il Castello Sforzesco, il suo Maschio, la Cavallerizza, la “Strada coperta”, la Torre del Bramante e tanto altro ancora; una città attraversata da un dedalo di strade che affiancano e solcano il Parco del Ticino, capaci di disorientare chiunque si accinga a percorrerle, una città circondata da un anello impreziosito da “casotte” e cascine. Lomellina, ti voglio ringraziare perché non sei solo una regione storico-geografica della Lombardia, sei soprattutto una terra con un grande cuore, una terra che con i paesaggi ti stupisce, una terra che regala quotidianamente un’alba ed un tramonto che ti stordiscono, una terra dolcemente fluttuante in un limbo incastonato tra l’azzurro del cielo, l’oro delle risaie e i riflessi delle acque, una terra prepotentemente “piatta”, ma al contempo ruvida. Una ruvidezza che va cercata in profondità, sotto le acque dei fiumi, delle risaie, dei canali e dei navigli, ma che se la incontri comprendi che si tratta solo dello scrigno, della protezione del tuo gran cuore. Tale discrezione, per me, rispecchia anche quella della tua gente. Ti ringrazio per avermi accolto, per avermi ospitato, per aver abbracciato la mia famiglia e per avermi fatto sentire sempre amato. Grazie di cuore. Per contraccambiare tanta generosità ed accoglienza, in questi anni non ho potuto far altro che impegnarmi nel lavoro, fissare degli obiettivi che non sono altro e non devono essere altro, che la normalità per un Carabiniere. Lavorare per la sicurezza della società, per la tutela dei cittadini, ponendo particolare attenzione alle esigenze del territorio, nella speranza di essere un punto di riferimento per la loro tutela e i loro diritti ancor di più segnatamente per quelli appartenenti alle fasce più deboli ed indifese. Or bene, cercare di raggiungere questi obiettivi in un territorio come il tuo, cara Lomellina, terra di confine e di conquista, anche per gli interessi del crimine diffuso ed organizzato ed in un momento storico, per vari motivi, delicato e di transizione come questo, per i “tagli” che hanno interessato tutti, comprese le istituzioni, per i riordini, rivisitazioni e quant’altro e con una congiuntura economica che contribuisce a far venir meno le certezze, ad indebolire la percezione di sicurezza e spesso a distrarsi dai valori cardine, quali la Patria e la Famiglia e dai principi cari della più aulica coscienza civile, tale “guerra” da me intrapresa alle testa dei miei militari, per essere all’altezza di questi obiettivi, per rassicurare i deboli e come monito per i prevaricatori, cercando di dare tangibilità al messaggio “L’ARMA C’È E COSÌ ANCHE LO STATO!”, non è stata facile e non ho nemmeno la presunzione di pensare che sia stata vinta. Ma sono comunque ottimista per due motivi che sono anche due indissolubili certezze. Il primo è che lascio una grande Compagnia, un grande “esercito” composto da bravi Carabinieri e grandi Uomini, mossi dalla passione per il loro lavoro e pronti al sacrificio diuturno per continuare a lottare per la città di Vigevano e per tutto il territorio circostante. I Carabinieri “lomellini” hanno ampiamente dimostrato nel corso del mio comando, di sapersi adattare a qualunque criticità o problematica il teatro operativo abbia richiesto, tanto che lo stato di servizio costituisce per ognuno di loro, ormai un marchio di garanzia e di qualità che perciò deve essere tutelato e conservato. Cara Lomellina, come nel passato sei stata teatro di tante battaglie, lo sei stata anche per le mie. Sei stata, tu con loro, una palestra importante, che mi ha insegnato una tipologia, un modus operandi di guerra “non convenzionale”, improntata solo sulla conoscenza perfetta del territorio e della sua gente. Battaglie che per conformazione del territorio e mentalità delle persone che ci vivono, non possono essere combattute se non dall’esercito del posto, pena, per metafora, rimanere invischiati nella melma o bloccati dalle acque delle risaie. Mi vanto e mi onoro in ciò di aver condotto i miei Carabinieri in bellissime imprese tese a stare vicini e a soddisfare i bisogni della tua gente e per ricalcare le parole di Paolo Gaspari, autore del libro a me caro, “LA BATTAGLIA DEI CAPITANI”…è stata: “Una grande battaglia di retroguardia…Quando i generali se ne vanno, rimangono i colonnelli; quando costoro vengono uccisi o feriti, rimangono i capitani: gli unici capi che condividono il destino con i loro soldati. “E’ stata una battaglia senza speranza, ma grande. Soli, senza rinforzi, isolati nella fiumana degli invasori che ci assalivano e ci circondavano da tutte le parti, abbiamo combattuto per le strade, per i viali, per le piazze di Udine”. (Ten. Enrico Benci)”. Detto questo, passo al secondo motivo di ottimismo nonché seconda certezza. Per spiegare questo, però, mi affido ad un episodio accadutomi negli ultimi giorni e che mi ha fatto pensare e gioire. Di recente, su un social network, ho ricevuto attraverso un messaggio di poche righe, timide e colme di educazione, la richiesta di un ragazzo di 19 anni della tua terra, che per tutelarne l’anonimato, chiamerò con il nome di fantasia di “Lorenzo”, per incontrarmi e ricevere dal sottoscritto dei consigli, avendo il desiderio di voler entrare nell’Arma dei Carabinieri e serbando per questo dei timori nonché per i dubbi e le preoccupazioni evidenziatigli dai famigliari per una scelta così importante. Come non accettare una richiesta avanzata con tal gentilezza! L’incontro c’è stato, ma credo che sia servito più a al sottoscritto che non a Lorenzo. Il ragazzo è in gamba e ha le idee chiare e sono sicuro che tra qualche tempo indosserà, anzi “cucirà addosso”, con onore gli alamari. Questo episodio per me, è stato importante. Quando ho chiesto a Lorenzo, perché avesse pensato al sottoscritto per ricevere sostegno nella scelta, lui mi rispondeva che dei suoi conoscenti ed amici lo avevano consigliato, perché per molti giovani della tua terra sarei un punto di riferimento. Sono rimasto senza parole, non tanto per essermi sentito, diciamo con ironia “più maturo”, ma perché quelle parole, in quel momento, mi hanno fatto sentire come “la Torre del Bramante” sulla Piazza Ducale. Non intendo dire con presunzione, come un monumento o simile, ma la positività di Lorenzo è stata un incentivo per la mia consapevolezza, nel comprendere che qualche obiettivo, grazie al lavoro svolto a braccetto dei mie collaboratori, in questi anni è stato raggiunto e qualcosa di buono è arrivato e rimarrà. Questo è sempre stato il senso dell’impegno quotidiano profuso dal sottoscritto e dai miei Carabinieri. Poter essere “un faro”, un punto riferimento per il territorio e la sua gente. Penso che chi vorrà leggere queste righe e anche attentamente tra le stesse, cara Lomellina, qui troverà tutto ciò che hai rappresentato per me. Se non altro spero che si comprenda l’amore che ho per questa terra. Ti saluto quindi, abbracciandoti e dicendoti che non è assolutamente un addio, in quanto questa esperienza fa parte della mia storia, è stata il mio presente e contribuirà certamente a costruire il mio futuro. Grazie di tutto e più di ogni cosa di avermi concesso di essere “IL TUO CAPITANO”».

Il Capitano di Vigevano 

Maggiore dei Carabinieri Rocco Papaleo

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