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Il vescovo propone un premio Sant'Ambrogio

E Lorena a Sala: non guardare troppo a Milano, pensiamo alla Lomellina

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

07 Dicembre 2019 - 12:32

Vescovo sindaci

Il vescovo Gervasoni con i sindaci in aula consiliare

Un premio Sant'Ambrogio che riconosca (anche economicamente) i meriti di progetti o idee riguardanti il sociale nel territorio lomellino. E' la proposta lanciata dal vescovo Maurizio Gervasoni nel corso del tradizionale incontro con i sindaci della zona che si è svolto nella mattinata di sabato nell'aula consiliare vigevanese. Una proposta, quella del vescovo Gervasoni, che potrebbe anche servire a rivitalizzare un evento che – col tempo – sta perdendo di appeal: solo 12 i sindaci presenti all'edizione 2019. E' stata anche l'ultima apparizione del sindaco di Vigevano, Andrea Sala, nelle vesti di “padrone di casa”, dato che il suo mandato è ormai in scadenza e il prossimo anno ci sarà un nuovo primo cittadino. “Tra le tante manifestazioni – ha detto Sala nel suo discorso introduttivo – questo incontro che si svolge a Sant'Ambrogio è quello che mi ha sempre lasciato i migliori spunti di riflessione”. E nel successivo intervento del sindaco di Parona, Marco Lorena, gli spunti non mancavano. Come l'invito a Sala e a Vigevano a “non guardare troppo a Milano e pensare di più al territorio lomellino nel suo insieme. Lavoro, ambiente, viabilità e trasporti, sociale: abbiamo tanti problemi e li dobbiamo affrontare uniti”. Infine il discorso del vescovo Gervasoni, incentrato sul tema della cittadinanza. “La coscienza popolare - ha detto - diventa sempre più difficile e si sviluppano collettività al loro interno spezzate, non coese, con riferimenti culturali e religiosi diversi, ma tutti rivendicati in nome dei diritti individuali. In questa situazione tutti rivendicano l'azione dello Stato, ma senza la nazione e così il primo diventa una faccenda di funzionari e non la ricerca di un destino comune. Le ristrettezze economiche e le difficoltà dell’integrazione culturale finiscono di esasperare logiche di esclusione di cittadinanza, come via privilegiata per risolvere i problemi del futuro degli uomini, in barba alle affermazioni teoriche sull’universalismo dei diritti”.

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