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il caso

«Io vaccinato in Russia con Sputnik ma in Italia non viene riconosciuto»

Il vigevanese, che vive e lavora a Mosca, ogni volta che torna in Italia deve fare un tampone

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

21 Ottobre 2021 - 12:12

«Io vaccinato in Russia con Sputnik ma in Italia non viene riconosciuto»

VIGEVANO – È vaccinato contro il Covid e ha anche gli anticorpi altissimi. Non solo: ha contratto il virus a giugno ma, proprio grazie al siero, le conseguenze sono state minime. Eppure non può ottenere il green pass.

Quando rientra in Italia, se vuole mangiare al chiuso al ristorante o partecipare ad eventi, deve sottoporsi a tampone ogni 48 ore pagando di tasca propria. Non è un caso isolato: a chiunque viva in Russia e abbia deciso di vaccinarsi è toccato Sputnik. Non è riconosciuto dall’Unione Europea e potrebbe anche non esserlo mai. Per questo il problema non sembra essere di facile soluzione. «Io, altri italiani che abitano a Mosca e nelle altre città russe – spiega Davide Montagna, che ha deciso di fornire la propria testimonianza – compresi gli impiegati dell’ambasciata e del consolato, non possiamo ottenere il green pass proprio perché Sputnik è “apocrifo”. Ciò, ovviamente, non ci impedisce di rientrare in Italia, ma ogni 48 ore dovremmo fare il tampone per andare al bar, al ristorante e ovunque».

Non sono irriducibili che rifiutano il vaccino senza motivazioni concrete: Montagna e i suoi “compagni di sventura” sono stati diligentissimi. «In Russia – prosegue – già vaccinavano alla grande quando in Italia stavano ancora iniziando. Poi i numeri si sono arenati. Lo trovo un vaccino estremamente efficace, anche statistiche alla mano». Eppure, nonostante l’ambasciata italiana si stia attivando per far riconoscere Sputnik, senza risoluzione e approvazione da parte dell’Agenzia europea del farmaco, l’Ema, non possono far niente.

C’è un caso parallelo, quello di San Marino. Lo staterello sul monte Titano, enclave italiana, aveva fornito proprio Sputnik ai suoi abitanti già in primavera. Con le successive norme sul green pass, c’era il rischio di non poter uscire dai confini. Poi è stato trovato un accordo che rende valido il loro pass vaccinale. Per la Russia è un altro discorso. Diventa difficile non solo per i turisti, ma anche per chi lavora. Come Davide Montagna. «Faccio parte – aggiunge – di una ditta nel ramo dei gioielli. Ci sono in ballo delle fiere, alle quali diventa difficile partecipare. Eppure noi non siamo no vax, anzi. Siamo protetti come gli italiani vaccinati». Chi è vaccinato sa di rischiare molto meno, mentre non è così per gli altri. La Russia sta vivendo un dramma. Il vigevanese lo può raccontare in prima persona. «Ci sono circa 35 mila casi al giorno – conclude – e solo il 32 per cento di vaccinati con due dosi. Il tampone si paga circa 30 euro, una cifra alta per il reddito medio, è obbligatorio per molte attività ma non esiste il green pass se non a livello locale. Le scuole iniziano ad attuare di nuovo la didattica a distanza». Ultim’ora: dal 30 ottobre al 7 novembre in Russia sono stati messi in lockdown i posti di lavoro e gli over 60 non vaccinati non possono uscire. E intanto, per motivi diplomatici, non sembra esserci neanche una via di fuga.

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