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IL CASO
27 Ottobre 2021 - 14:45
Donato Locoro, responsabile Anmic di Vigevano
Un provvedimento irrazionale. Un assurdo logico, giuridico e sociale. Anche da Vigevano si alza la voce contro quella che viene definita «una ingiustizia sociale e una beffa». Dal 14 ottobre scorso l’Inps ha infatti escluso dal beneficio dell’assegno mensile gli invalidi civili parziali (74%-99%) che svolgono attività lavorativa precaria o parziale, ma comunque produttiva di reddito, anche se quest’ultimo è inferiore a quello previsto per ottenere la prestazione assistenziale, ovvero 4.931,29 euro annui.
«La sentenza della Corte Costituzionale del 22 luglio dello scorso anno - interviene Donato Locoro, responsabile dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili di Vigevano - riconosceva alle persone con disabilità (100%) avente una età dai 18 ai 67 anni, una pensione i 651,51 euro, ritenendo che la pensione agli invalidi civili di soli 285,66 euro mensili fosse manifestamente inadeguata a garantire alle persone inabili al lavoro i mezzi necessari per vivere, richiamando al riguardo l’articolo 38 della Costituzione. Non credo - prosegue - che per gli invalidi parziali la situazione sia diversa, in quanto, non assicurandogli un inserimento al lavoro, con l’assegno di 287,09 euro al mese nel 2021, non può certamente dirsi di poter condurre una vita dignitosa, tanto meno far fronte alle necessità della vita quotidiana».
Anmic chiede quali siano le motivazioni che hanno spinto Inps ad emanare la disposizione in questione, dopo 13 anni contrassegnati da tre messaggi interpretativi dell’articolo 13 della legge 118/71 in cui “il non svolgimento dell’attività lavorativa” rilevava solo se non produceva reddito superiore a quello previsto per l’accesso al beneficio dell’assegno mensile. L’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili denuncia inoltre “il comportamento non lineare dell’Istituto che, dopo aver sottoscritto un protocollo d’intesa con Anmic, Ens, Uici e Anffas, obbligandosi a consultare le parti prima di emanare disposizioni in ordine alle previdenze economiche e alle politiche a favore dei disabili, è ora intervenuto unilateralmente a dettare regole in una materia riservata alla legge e non ad atti amministrativi meramente interni”.
L’Associazione chiede inoltre l’intervento del Governo e del Parlamento.
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