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Centenario del Milite Ignoto, il soldato senza nome diventa (anche) vigevanese

Il consiglio comunale gli assegnerà la cittadinanza onoraria: l'iniziativa promossa dal Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia e proposta a tutti i comuni. La storia di un eroe senza nome e dell'epico viaggio in treno attraverso il Paese, che nell'ottobre del 1921 accompagnò il feretro verso la Capitale

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

02 Novembre 2021 - 17:55

milite ignoto

Il Milite Ignoto è sepolto da cento anni al Vittoriano

Sarà l'unico cittadino vigevanese senza un nome, ma forse diventerà il più importante perché rappresenta tutti gli italiani. Mercoledì sera il consiglio comunale approverà la delibera per l'assegnazione della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. L'iniziativa è stata promossa dal Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia e perorata dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani e dall’Istituto nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. Qui la delibera che sarà approvata dal consiglio comunale.

IL CENTENARIO

In questi giorni ricorre il centesimo anniversario della traslazione del Milite Ignoto nel sacello dell'Altare della Patria, al Vittoriano, che a partire dalla fine dell'ottobre 1921 ha consentito alla popolazione di identificarsi in quel militare sconosciuto, diventato “di tutti” quale simbolo del sacrificio e del valore dei combattenti della Prima Guerra Mondiale, un conflitto che falciò intere generazioni di italiani, che nelle trincee combatterono per riconquistare Trento e Trieste.

Il Milite Ignoto è il simbolo del sacrificio e del valore dei combattenti della Grande Guerra, un conflitto sanguinoso che papa Benedetto XV definì "l'inutile strage

«L'inutile strage», come papa Benedetto XV definì questa guerra quando scoppiò, nel 1914, per gli altissimi costi in termini di vite umane e la ferocia dei combattimenti nelle trincee e sulle montagne. Un conflitto controverso, quindi, ma che proprio grazie alla figura del soldato senza volto e senza nome riesce a dare una dimensione non solo retorica e istituzionale a quel periodo e all'idea stessa di Patria. La Grande Guerra, aldilà degli scopi politici e delle conquiste ottenute, fu il primo conflitto globale, combattuto da eserciti "di popolo". Un'intera generazione di giovani italiani imbracciò le armi e a loro toccò subire il fuoco nemico, vivere l'esistenza impossibile delle trincee, scalare montagne, subire la ferrea, brutale e cieca disciplina vigente nell'esercito, applicata da generali ed ufficiali spesso incapaci e disumani (come racconta Lorenzo Del Boca nel saggio "Grande guerra, piccoli generali").

La tumulazione del Milite Ignoto nel sacello posto all'Altare della Patria il 4 novembre 1921, nel giorno del terzo anniversario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Già dal 1919  era stata istituita, in quella data, una festa nazionale, oggi definita Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze Armate.

LA STORIA DEL MILITE IGNOTO

È un combattente italiano senza nome, scelto da una donna di Trieste, tra un gruppo di militari caduti in battaglia e mai identificati. Fu una commissione a rintracciare undici vittime ignote, inumate nei territori dove furono più aspri i combattimenti. I cadaveri dei soldati vennero messi in bare tutti uguali e disposti in fila nella navata centrale della Basilica di Aquileia a Udine. Poi, spettò a Maria Bergamas, mamma di un soldato deceduto, Antonio, scegliere la salma che oggi riposa nella capitale. La donna entrò in Chiesa e  improvvisamente s’inginocchiò davanti alla seconda. In quella bara c’è “un figlio”, e in quel momento lei è la mamma di tutti. Il figlio di Maria era un ragazzo che aveva disertato la leva con l'esercito austriaco per combattere a fianco degli italiani.

Maria Bergamas, la madre di un soldato (Antonio Bergamas, disperso in battaglia sul Monte Cimone) che scelse il Milite Ignoto tra undici bare di soldati morti al fronte e non identificati

Per approfondire leggi anche questa pagina

Da Pillole di Storia, il video Chi è il Milite Ignoto e chi lo scelse 

IL VIAGGIO IN TRENO ATTRAVERSO L'ITALIA

La salma del Milite Ignoto viene rinchiusa in una seconda cassa di zinco e in una terza di quercia. È ricoperta di simboli: una bandiera, un elmetto, un fucile. Su un affusto di cannone  viene trasportata in un vagone ferroviario ornato di fiori: alle otto del mattino del 29 ottobre 1921 inizia il suo ultimo viaggio verso Roma.

 

Il treno del Milite Ignoto ferma in una delle tante stazioni del suo percorso: la gente rende omaggio. Nell'altra foto il vagone che trasportava il feretro 

Inginocchiati sui binari, aspettando il passaggio del treno. Il viaggio del feretro del Milite Ignoto da Aquileia a Roma vide la partecipazione lungo il tragitto di milioni di italiani, che affollarono le stazioni dalle quali passava il convoglio. Più di 800 chilometri tra due ali di gente. Forse il primo evento veramente unificante della nazione nella sua ancora breve storia iniziata nel 1861. Per lo storico Antonio Gibelli (La Grande Guerra degli Italiani, BUR, Milano) "un nuovo Giro d'Italia, certo meno gioioso ma immensamente più solenne di quello dei ciclisti, e più importante per cementare il senso dell'unità nazionale sotto il segno del lutto collettivo".

Il 1° novembre 1921 è un martedì. Il treno entra lentamente nella stazione Termini: ad attenderlo ci sono il re, la famiglia reale e le più alte autorità dello Stato. Dodici decorati di medaglia d’oro trasportano la salma all’esterno della stazione e la depongono ancora una volta su un affusto di cannone. Il feretro viene portato all’interno del tempio di Santa Maria degli Angeli ed esposto al pubblico

È il 4 novembre 1921: se c’è una parte ancora più emozionante della storia, è l’amore di una nazione intera. Dopo averne salutato il passaggio lungo tutto il tragitto ferroviario, più di un milione di italiani accoglie il feretro lungo le strade di Roma. Ed è proprio un soldato semplice a porre sulla bara l’elmetto da fante. Poi la cerimonia si conclude al Vittoriano, ora diventato Altare della Patria, dove il soldato viene sepolto sotto la statua della dea Roma.

LA GRANDE GUERRA

La Prima Guerra Mondiale (1914-18, ma 1915-18 per l'Italia, che entrò nel conflitto solo un anno dopo il suo inizio) fu il primo grande conflitto internazionale del XX secolo. Dopo quasi 100 anni di relativa pace, le maggiori nazioni europee entrarono in una guerra che portò a milioni di morti, a imperi rovesciati e a un continente devastato. Il conflitto e la pace controversa che lo seguì lasciarono un’eredità che aprì la strada alla Seconda Guerra Mondiale e ad altri anni di orrori. La scintilla che il 28 giugno 1914 innescò il grande incendio della Prima guerra mondiale fu l’assassinio a Sarajevo (Serbia) dell’erede al trono degli Asburgo, Francesco Ferdinando. L'Impero dichiarò quindi guerra alla Serbia per questo atto "terroristico", del quale lo stato balcanico veniva considerato responsabile.

GLI SCHIERAMENTI

Russia e Austria si contendevano da tempo i territori dell’ex Impero Ottomano e la Germania era l’unica a non essersi appropriata neppure di una piccola fetta del territorio, così i tedeschi penetrarono a Istanbul e cominciarono ad appoggiare l’Austria-Ungheria contro la Serbia, e i turchi contro la Russia. Si scatenò così una guerra: Austria contro Serbia e Russia contro Germania. Francia e Gran Bretagna: i francesi si allearono immediatamente con i russi rispondendo con un raid aereo su Norimberga alla richiesta di neutralità tedesca. Il potenziamento navale tedesco preoccupava inoltre l’Inghilterra, che chiedeva il rispetto della neutralità del Belgio. I tedeschi però attraversarono con le loro truppe il territorio belga, inimicandosi anche gli inglesi.

L'ITALIA

L’Italia era vincolata alla Germania e all’Austria dalla Triplice Alleanza, ma si era dichiarata neutrale e aveva l’obbligo di

Dall'interventismo alle offensive fino alla risposta di Caporetto e le battaglie del Piave: una guerra "vinta", ma con enormi costi umani

intervenire solo nel caso in cui uno dei suoi alleati fosse stato aggredito. Il paese in effetti era ancora economicamente inadeguato a sopportare il peso di una guerra. Tuttavia la voglia di rivendicare le terre irredente (Trentino e Venezia-Giulia) e sottrarle all’impero asburgico riunì numerosi italiani in vari schieramenti interventisti (interventisti democratici, liberal-democratici, radicali, socialisti-democratici e riformisti). Nel maggio 1915, il fatidico 24 maggio, inizio anche la guerra italiana, sul fronte del Nord Est, con le truppe che superano il confine austro-ungarico.

Il Regio Esercito si schierò massiccio sul fronte veneto e del Friuli, scatenando una serie di offensive: dopo 11 attacchi, nel 1917, l'Austria era sul punto di cadere e chiese l'aiuto della Germania per respingere gli italiani, ormai attestati sull'Isonzo e non lontanissimi da Trieste, dove si trovava il porto più importante dell'Impero austro-ungarico. Il contrattacco partì da Caporetto (qui la lezione del professor Alessandro Barbero sulla disfatta) e la dodicesima e ultima battaglia dell'Isonzo determinò la completa disgregazione dell'esercito italiano, che dopo una ritirata anarchica e apocalittica si ritrovò catapultato oltre le posizioni di inizio conflitto. La riorganizzazione delle truppe, passate sotto il comando del generale Armando Diaz e la resistenza e poi la controffensiva sul Piave portarono alla resa austriaca, il cui Impero era ormai fiaccato e battuto anche sugli altri fronti.

Anche il cinema ha raccontato le vicende della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano. Risale al 1959 la pellicola di Mario Monicelli La grande Guerra (qui il film completo) con Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Qui, invece, Uomini contro, di Francesco Rosi, del 1970, interpretato da Gian Maria Volonté

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