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il progetto
01 Ottobre 2022 - 09:35
Monitorare la presenza di microplastiche sul nostro territorio e ricercare soluzioni tecnologiche per intercettarle. E, magari, riutilizzarle. È la sfida del progetto che partirà tra qualche giorno, per la precisione il 4 ottobre, e che vede il comune di Vigevano tra i soggetti partner, insieme ad Anci, Cnr, Università di Pavia, Parco del Ticino, Arpa, Ats, Ato Pavia, AlPo, Pavia Acque, solo per citarne alcuni. Coinvolti anche i comuni di Pavia, Mortara e Cassolnovo.
«Sta per iniziare un percorso – ha spiegato l’assessore all’ambiente Daniele Semplici mercoledì in conferenza stampa – che vuole segnare un cambiamento profondo, nel segno della salvaguardia dell’ambiente. Sappiamo che le microplastiche rappresentano oggi uno dei più grandi problemi, e tra le maggiori cause di inquinamento. Il progetto si prefigge di monitorare la loro presenza sia nei nostri fiumi, sia nell’ambiente urbano. Specialmente per quanto riguarda il “wastewater system”, cioè il sistema di collettamento delle acque reflue e meteoriche. Con attenzione anche sul depuratore. I risultati ci permetteranno di avere a disposizione delle analisi puntuali, e di verificare lo stato di “salute” dei nostri impianti, mettendo in atto le necessarie misure per limitare i livelli di inquinamento».
L'assessore con delega all'ambiente Daniele Semplici
Si tratta dei frammenti plastici al di sotto dei 5 millimetri di diametro (i residui di dimensioni superiori vengono definiti “mesoplastiche” e “macroplastiche”). A preoccupare è il «potenziale effetto nocivo causato dalla immissione – si legge nel progetto – delle microplastiche disperse nella catena alimentare della fauna e dell’uomo. Date le loro ridotte dimensioni, le microplastiche sono caratterizzate da una elevata mobilità, specie nell’ambiente acquatico, con il conseguente ingresso nella catena alimentare, e con potenziali rischi cancerogeni per l’uomo».
Le analisi che interesseranno il territorio della provincia di Pavia andranno a verificare anche la presenza delle microplastiche all'interno dei fanghi che vengono utilizzati nei campi, un approfondimento utile in un territorio a vocazione agricola come il nostro; va inoltre considerato, come si evidenzia nel progetto, che in provincia di Pavia è utilizzato circa il 70% dei fanghi biologici smaltiti in tutta la Lombardia.
In parallelo, si cercherà di sviluppare, attraverso la creazione di una start up, tecnologie in grado di riutilizzare le microplastiche intercettate e separate dalle acque di scarico. Ci sono già degli studi promettenti che indicano un loro possibile riutilizzo nell’edilizia, nello specifico nella realizzazione di cemento e di materiali fonoassorbenti.
Le microplastiche sono dei minuscoli pezzi di materiale plastico, solitamente inferiori ai 5 millimetri. In base alla loro origine, possono essere suddivise in due categorie principali:
MICROPLASTICHE PRIMARIE:
Rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle
Si stima che questa categoria di microplastiche rappresenti il 15-31% delle microplastiche presenti nell’oceano
Fonte principale: lavaggio di capi sintetici (35% delle microplastiche primarie)
Abrasione degli pneumatici durante la guida (28%)
Microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo (per esempio, le micro-particelle dello scrub facciale) 2%
MICROPLASTICHE SECONDARIE:
Prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi, come buste di plastica, bottiglie o reti da pesca
Rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano
Quali sono gli effetti delle microplastiche?
Le quantità di microplastiche presenti negli oceani sono in aumento. Nel 2017 l’ONU ha dichiarato che ci sono 51mila miliardi di particelle di microplastica nei mari, 500 volte più numerose di tutte le stelle della nostra galassia.
Le microplastiche presenti in mare possono essere inghiottite dagli animali marini. Attraverso la catena alimentare, la plastica ingerita dai pesci può così arrivare direttamente nel nostro cibo.
Le microplastiche sono state trovate negli alimenti e nelle bevande, compresi birra, miele e acqua del rubinetto. Per cui, non c’è nulla di cui stupirsi se di recente sono state trovate particelle di plastica anche nelle feci umane.
Gli effetti sulla salute sono ancora ignoti, ma spesso la plastica contiene degli additivi, come agenti stabilizzatori o ignifughi, e altre possibili sostanze chimiche tossiche che possono essere dannosi per gli animali o gli umani che li ingeriscono.
Su quali soluzioni sta lavorando l’UE?
A settembre 2018 gli eurodeputati hanno approvato una strategia contro le plastiche che mira ad aumentare i tassi di riciclaggio dei rifiuti di plastica nell’UE.
Inoltre, è stato richiesto alla Commissione di introdurre in tutta Europa il divieto di aggiungere intenzionalmente microplastiche nei prodotti cosmetici e nei detergenti entro il 2020 e di muoversi a favore di misure che minimizzino il rilascio delle microplastiche dai tessuti, dagli pneumatici, dalle pitture e dai mozziconi di sigaretta.
A ottobre, il Parlamento ha approvato il divieto in tutta l'Europa per certi prodotti di plastica usa-e-getta trovati in abbondanza nei mari e per cui sono già disponibili delle alternative non di plastica. Gli eurodeputati hanno aggiunto anche le plastiche ossi-degradabili alla lista dei materiali da proibire. Le plastiche ossi-degradabili sono plastiche comuni che si rompono facilmente in piccolissimi pezzi a causa degli additivi contenuti e contribuiscono così all’inquinamento delle microplastiche negli oceani.
Nel 2015, il Parlamento ha votato a favore di una restrizione dei sacchetti di plastica in Europa.
(fonte: Parlamento Europeo)
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