Cerca

società

Disabilità: diritti e inclusione a trent’anni dalla legge 104

Cosa è cambiato in tema di istruzione, lavoro e vita indipendente. Intervento del dottor Paolo Colli

Email:

informatore@ievve.com

06 Novembre 2022 - 09:30

Disabilità: diritti e inclusione a trent’anni dalla legge 104

Intervento di Paolo Colli, psicopedagogista e presidente dell’associazione Ghan di Vigevano

La Legge 104 fu approvata nel 1992, dopo ventiquattro anni da quella formidabile esplosione di desideri, aspirazioni, rivendicazioni, che hanno attraversato la fine degli anni Sessanta facendo maturare una sensibilità sociale e politica sino ad allora inespresse senza un clima culturale adeguato. Le persone con disabilità infatti, in Italia come nel resto del mondo, continuavano allora quasi esclusivamente a frequentare le scuole speciali per soli “handicappati”, a lavorare, quei pochi che vi riuscivano, nei “laboratori protetti” (a Vigevano “Il Fileremo”) ad invecchiare nei “centri diurni residenziali per handicappati “ e a morire nei “cronicari”, chiamati “case di riposo per handicappati”. L’Italia non era impreparata a questa ondata di novità: già le tre grandi Associazioni “storiche” impegnate sulla disabilità (nate dopo la prima guerra mondiale, nucleo iniziale della FAND-Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità - ovvero l’ANMIC, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili, l’allora UIC, Unione Italiana Ciechi e l’ENS-Ente Nazionale Sordi), avevano lottato per migliorare le condizioni economiche e lavorative delle persone con disabilità, ottenendo proprio nel ’68 l’approvazione della Legge 482 sul diritto alla riserva di posti di lavoro per le persone con disabilità (oltre trent’anni dopo sostituita dalla Legge 68/99 sul “collocamento lavorativo mirato”). Mai prima della 104 si era affrontata la tematica della disabilità nella sua globalità, all’interno di una visione unitaria il cui obiettivo fosse il benessere della persona con disabilità e la sua inclusione nella società.

Possiamo dire che la Legge 104/92 rappresenti una sorta di spartiacque, una pietra miliare nel cammino fatto dalla nostra legislazione a favore delle persone con disabilità: vi vengono infatti affermati in modo inequivocabile il diritto alla cura, allo studio, all’inserimento al lavoro, a vivere in un ambiente privo di barriere, ad accedere alle informazioni e a percorrere un vero percorso di “inclusione” sociale. Ma quali passi in avanti siano stati fatti da allora e se, purtroppo, non ci sia stata anche qualche involuzione è un argomento che va trattato: lungo è ancora il cammino che riguarda la piena inclusione scolastica, quella lavorativa e tutto ciò che riguarda il concetto di vita indipendente delle persone con disabilità. Se, per quanto riguarda l’inserimento lavorativo, dagli anni novanta c’è stata la volontà di recepire la normativa in materia di inserimento e si è tentata una integrazione nel mondo del lavoro profit pubblico e privato, l’impressione è che successivamente ci sia stata sempre più una delega al non profit, alla cooperazione sociale, perché supplisse a una sempre maggiore latitanza del profit. Si preferiscono occasioni di lavoro per i disabili nelle imprese sociali piuttosto che assumere nel profit per cui si rinuncia a un inserimento vero e proprio (non che i lavori del non profit non lo siano), cercando soluzioni più protette e meno indipendenti.

Sul “Dopo di Noi”, l’abitare indipendente c’è da dire che se fino a qualche anno fa l’alternativa per una persona con disabilità fosse o la famiglia o l’istituto, dagli anni novanta si è incominciato a parlare di comunità alloggio, ambienti molto più a misura d’uomo, dove poter ricreare un ambiente familiare, domestico, dove le relazioni interpersonali fossero meno alienanti che in Istituto. Allora come oggi si era lontani dal pensare che la persona con disabilità potesse progettare la propria vita indipendente e autonoma e la stessa 104/92 non ne parla; erano ancora le Istituzioni o le famiglie le sole che dovevano dare le risposte che, gioco forza erano prestabilite e spesso venivano date a fronte di una situazione di emergenza. Luci e ombre...

L’ultimo argomento che voglio affrontare è quello dell’accessibilità, intesa non solo come abbattimento delle barriere architettoniche e tutto ciò che riguarda la mobilità, ma anche come possibilità di tutti di accedere alle informazioni, diritto cui la 104/92 fa esplicito riferimento. Mi sembra di poter dire che sul versante dell’abbattimento delle barriere architettoniche quindi, sull’accessibilità̀ agli edifici pubblici e privati, ai monumenti, ai luoghi di culto, di svago, anche se c’è ancora tanto da fare, siano stati fatti notevoli passi in avanti. Se però pensiamo alla disabilità sensoriale, quindi a persone ipovedenti, non vedenti, non udenti, non possiamo non rilevare che siamo ancora molto lontani dall’avere realizzato quando previsto dalla Legge 104. Per quanto riguarda l’inclusione degli studenti disabili, a partire dagli anni 2000 si sono avuti molti tagli alla spesa delle scuole pubbliche e quindi, dopo lo slancio iniziale siamo di fronte ad uno stallo nell’inclusione scolastica. La formazione dei docenti di sostegno e l’attenzione alla preparazione degli assistenti alla disabilità grave a scuola segnano un rallentamento. Si preferisce attualmente supplire alla cronica mancanza di docenti specializzati per i disabili con l’istituto della MAD (messa a disposizione) che colloca nei posti di sostegno le professionalità più varie e improvvisate a scapito di una reale didattica speciale per la disabilità a scuola. E da ultimo, ma non ultimo, è stata approvata poco prima del Natale 2021 la Legge Delega in materia di disabilità (Legge 227/21), che dovrà produrre nei prossimi due anni numerosi Decreti Delegati, concernenti tutti i servizi necessari per realizzare una migliore qualità della vita delle persone con disabilità.
 Di ciò  si è ampiamente parlato anche durante la recente sesta Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità, dove sono comunque state messe in evidenza le mancanze ancora presenti in Italia anche dopo la Convenzione Internazionale ONU dei diritti delle persone con disabilità del 2006 proprio in merito ad una maggiore sensibilità anche riguardo gli investimenti necessari per una reale inclusione. Sforzi che assicurino percorsi di vita indipendente alle persone con disabilità, cifra di una società che non si accontenta del pietismo ma che si impegna nella promozione integrale della persona disabile come detentore degli stessi diritti di tutti gli altri. Direbbe don Milani, non si possono fare parti uguali tra diversi e l’equità si raggiunge superando il concetto generico di uguaglianza per spingersi oltre, in uno sforzo collettivo di riconoscimento della diversità come valore.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su L'informatore

Caratteri rimanenti: 400