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L'idea
13 Novembre 2022 - 12:22
Si fa fatica a pensare a quali saranno gli oggetti di uso comune nel 2029. I telefonini saranno ancora fatti così? E la penna Usb, sarà ancora necessaria? Qualcuno porterà l’orologio al polso? E i biglietti dei concerti: li stamperanno, oppure si potranno esi- bire soltanto in formato digitale? Wikipedia aiuta a capire cosa sia una “capsula del tempo”: «un contenitore appositamente preparato per conservare oggetti o informazioni destinate ad essere ritrovate in un’epoca futura». Nel mondo ce ne sono tante. Alcune sono anche a Vigevano.
Aprire nel 2957.
Una capsula del tempo è un contenitore appositamente preparato per conservare oggetti o informazioni destinate ad essere ritrovate in un'epoca futura. Si tratta di un metodo per comunicare in modo unidirezionale con il futuro e non va confusa con la macchina del tempo. Molte capsule del tempo sono preparate da singole persone, altre vengono deposte in cerimonie di inaugurazione di edifici o eventi importanti. Il contenuto può comprendere oggetti rappresentativi dell'epoca, giornali, registrazioni, fotografie, monete ecc.
Presso l'Università di Oglethorpe, ad Atlanta, è stata allestita nel 1936 una "cripta della civiltà". Si tratta di una stanza sigillata contenente un campione rappresentativo dell'epoca, in gran parte oggetti donati.
La Cripta contiene fusti nei quali sono inseriti i più vari oggetti sigillati in gas inerte, prevalentemente provenienti dagli anni '30: abiti, accendini, radio, grammofoni. L'idea della cripta della civiltà nasce nel 1936, per volontà di Thornwell Jacobs (1877-1956), Rettore della stessa Università di Oglethorpe, che volle conservare e preservare la civiltà del tempo per i figli del futuro. Thornwell Jacobs, sacerdote ed educatore, fu anche colui che riuscì a rifondare il Collegio di Oglethorpe dopo la sua distruzione dopo la prima guerra di indipendenza. Thornwell Jacobs spiegò il motivo della sua idea in un articolo pubblicato nel novembre del 1936 sulla rivista Scientific American, nel quale evidenziò la difficoltà di conservazione dei documenti per il futuro e la necessità di creare un sistema per preservare le informazioni di una civiltà.
Presso la stessa università si trova l'associazione International Time Capsule Society (ITCS) che raccoglie informazioni sull'ubicazione delle capsule del tempo in tutto il mondo. Chiunque può registrare la posizione della propria capsula, il contenuto e la data di apertura prevista.
Caratteristiche
Le capsule del tempo sono contenitori studiati per durare nel tempo salvaguardando il contenuto. Possono essere piccoli barattoli oppure intere stanze sigillate. L'atmosfera interna può essere alterata per ridurre il contenuto di ossigeno e limitare l'ossidazione. Il posizionamento deve essere fatto in modo da consentire il ritrovamento in un'epoca prestabilita e all'esterno possono essere apposte indicazioni sulla data di apertura, tenendo conto dei possibili cambiamenti nella lingua usata.
Le prime capsule
Quando le capsule del tempo sono state usate per la prima volta è un argomento molto dibattuto, ma dato il concetto semplice, l'idea e il primo utilizzo delle capsule del tempo potrebbero essere molto più vecchi di quanto sia attualmente documentato. Il termine "capsula del tempo" sembra essere un termine coniato relativamente recente, verso il 1938.
Intorno al 1761, alcuni reperti datati furono collocati all'interno della banderuola di rame cava, a sua volta risalente al 1742, in cima alla storica Faneuil Hall di Boston.
Una capsula del tempo risalente al 1777 fu scoperta all'interno di una statua religiosa a Sotillo de la Ribera. Un'altra venne scoperta il 30 novembre 2017 a Burgos, in Spagna. Una statua lignea di Gesù Cristo aveva nascosto al suo interno un documento con informazioni economiche, politiche e culturali, scritto da Joaquín Mínguez, cappellano della Cattedrale di Burgo de Osma nel 1777.
Una capsula del tempo, risalente al 1795 e attribuita a Samuel Adams e Paul Revere, fu temporaneamente rimossa nel 2014 dalla pietra angolare della Massachusetts State House di Boston. Era stata precedentemente aperta nel 1855 ed erano stati aggiunti alcuni nuovi elementi prima di essere reinstallata. È stata nuovamente aperta con una cerimonia a gennaio 2015 presso il Museum of Fine Arts di Boston, con specifiche restrizioni alla copertura mediatica per preservare i fragili manufatti. I contenuti sono stati visualizzati in loco brevemente e quindi reinstallati nella loro posizione originale. È la più antica capsula del tempo conosciuta negli Stati Uniti.
Una capsula del tempo del 1845 è stata rinvenuta in Ungheria nel 2021 in occasione degli interventi di restauro della cattedrale di Esztergom, la chiesa più grande dell'Ungheria sita nella città situata lungo il Danubio. La comunicazione è stata data nell'aprile 2021 dal Direttore del tesoro della Cattedrale, Csaba Torok. È stata rinvenuta dai restauratori nella croce posta a coronamento della cupola. Dentro un contenitore in rame erano conservati, praticamente intatti, documenti sulla cronologia della costruzione dell’edificio sacro e un libro con nomi di sacerdoti e parrocchie del territorio. La capsula fu posta per decisione del vescovo Jozsef Kopacsy, conscio che non avrebbe visto il termine della costruzione dell'edificio. Probabilmente verrà ricollocata una nuova capsula a conclusione del restauro della cattedrale.
In epoca vittoriana fu collocato a Londra un antico obelisco egizio, chiamato Ago di Cleopatra; il piedistallo contiene una capsula, destinata alla posterità, che contiene artefatti e memorabilia della stessa epoca.
Capsule spaziali
Attualmente diverse capsule del tempo sono sepolte nello spazio. Ecco alcune fra le più importanti:
- una placca metallica montata sul modulo di atterraggio lunare della missione Apollo 11, raffigurante i due emisferi terrestri, un'iscrizione, le firme degli astronauti e del presidente Nixon (1969, destinata a restare sulla Luna);
- una placca in alluminio e oro applicata su ciascuna delle sonde Pioneer 10 e Pioneer 11, raffigurante delle illustrazioni pittoriche di un uomo, una donna e alcune informazioni sul sistema solare, per permettere a chi dovesse eventualmente trovarle di risalire al pianeta di origine e al periodo indicativo in cui le sonde sono partite (1972 e 1973, destinate a lasciare il sistema solare);
- un disco per grammofono d'oro inserito in ciascuna delle due sonde Voyager, che, se correttamente usato secondo le "istruzioni" allegate, permette di riprodurre dei suoni e mostrare delle immagini terrestri (1977, anch'esse destinate ad abbandonare il sistema solare);
- una placca contenuta all'interno di ciascuno dei satelliti artificiali LAGEOS, raffigurante le disposizioni dei continenti terrestri nel passato, nel presente e nel futuro (1976 e 1992, destinati a ricadere sulla terra dopo circa 8 milioni di anni).
In tutti questi casi però si tratta solo di poche informazioni sulla Terra e sull'umanità caricate a bordo di sonde, satelliti o oggetti destinati ad altri scopi, come ad esempio l'atterraggio sulla luna o la raccolta di informazioni sui pianeti esterni del sistema solare: di conseguenza queste "capsule" costituivano solo un carico accessorio, limitato quindi dalla necessità di non appesantire il carico per cui il lancio era stato programmato.
È previsto, in data imprecisata, il lancio del satellite KEO, appositamente concepito per contenere una capsula del tempo destinata ai terrestri del 52000 circa, quando la sua orbita sarà ormai diventata instabile a causa dell'attrito con l'atmosfera. Poiché il solo obiettivo del lancio è proprio quello di costituire una capsula del tempo orbitante, la quantità di dati che essa trasporterà, opportunamente incisi su DVD vetrosi resistenti alle radiazioni, è notevolmente superiore a quella di tutti i casi precedenti: ad esempio potranno essere memorizzate fino a quattro pagine scritte per ogni abitante della Terra.
L'idea è arrivata da Paolo Caruso, insegnante di religione nelle scuole superiori di Vigevano. Attualmente presta servizio al liceo Cairoli. «Quando ero all’istituto Caramuel – racconta – avevo avuto questa idea: inseriamo piccoli oggetti di luogo comune in questi cilindri arancioni, che ho acquistato (e dove di solito si conservano i cavi elettrici), sigilliamoli e apriamoli tutti insieme tra dieci anni».
Paolo Caruso mostra una 'capsula del tempo'
Un proposito suggestivo a cui le allora quinte dell’anno scolastico 2018-2019 avevano aderito con entusiasmo. In ogni capsula il professor Caruso stesso ha inserito qualcosa, oltre ai ragazzi. Cose piccole ma significative, come (appunto) una chiavetta Usb piena di canzoni dell’epoca. Sono quindici in tutto, che il docente conserva in casa. «Nel 2029 – prosegue – telefonerò a tutti gli ex scolari, ci troveremo insieme e li riapriremo. Contando che molti di sicuro si commuoveranno, magari anche io, sarà una grande occasione per ritrovarsi e per fare il punto sul tempo che passa». Molti ragazzi saranno sposati o avranno figli, altri magari vivranno all’estero. Altri ancora potrebbero decidere di non presentarsi per vecchi rancori. Forse (ma si spera di no) qualcuno non ci sarà più. Sicuramente saranno cambiate moltissime cose. Il mondo, è auspicabile, sarà migliore.
Le capsule del tempo custodite a casa del docente
«All’inizio – conclude Paolo Caruso – avevo l’idea di seppellire tutto nel cortile del Caramuel. Era rischioso, però: magari, in caso di eventuali lavori in corso, tutto sarebbe andato perduto. Così non c’è pericolo. Li guardo e penso ai tanti studenti che sono passati tra i banchi, negli anni. Se riproporrò l’iniziativa? Ci sto pensando: ma tutti i componenti della classe coinvolta dovranno essere d’accordo».
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