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Ambiente - Il rapporto
29 Dicembre 2022 - 16:37
(immagine di repertorio)
Per la presenza di polveri sottili nell'aria, le città peggiori sono Milano e Cremona. Seguite da Mantova, Brescia, Lodi e Monza. Ma anche Pavia non ha fatto bene, anzi. È tra le città lombarde che hanno superato il tetto massimo concesso dalla normativa europea rispetto al numero di giornate di smog intenso – cioé con polveri oltre i 50 microgrammi/mc –, che in base alle norme europee sono 35 giorni l’anno. A Pavia sono stati registrati 53 giorni di superamento della soglia. È quanto emerge dall'analisi effettuata da Legambiente Lombardia, sottolineando come le uniche città "in zona salvezza" siano Lecco, Sondrio e Varese.
Nella tabella qui sotto, realizzata da Legambiente, vengono indicati per ogni città i giorni di superamento della soglia
LE FONTI DI EMISSIONI: TRAFFICO AUTOMOBILISTICO ED EMISSIONI ZOOTECNICHE
«Il 2022 si conferma l’ennesimo anno di cattiva aria in Lombardia – fanno sapere da Legambiente – Con pochissime variazioni rispetto ai precedenti, a guadagnare i primati negativi per quanto riguarda le polveri sottili sono Milano e Cremona. Il dato che emerge nell’analisi di Legambiente Lombardia sui dati Arpa sottolinea come le due fonti prioritarie di emissioni che danno luogo agli elevati livelli di particolato sospeso, siano il traffico automobilistico per Milano e le emissioni zootecniche per il capoluogo della ‘bassa’. Nessuna delle città lombarde, però, rispetta le nuove linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in virtù delle quali devono essere meno di 4 all’anno le giornate di smog estremo. La normativa europea sulla qualità dell’aria è in fase di revisione e i limiti potrebbero diventare ancor più stringenti. Se così fosse, nessuna città lombarda potrebbe dichiararsi “libera dallo smog”».
NESSUN MIGLIORAMENTO NEGLI ULTIMI 5 ANNI
Per quanto riguarda i valori medi annui, viene evidenziato come nessuna città lombarda superi il valore soglia stabilito dalla normativa europea, ovvero 40 microg/mc per le polveri sottili. «La notizia cattiva – si legge nel rapporto – è che nessuna città lombarda si colloca al di sotto dei valori di riferimento per la salute umana fissati dall’OMS (15 microg/mc): in Lombardia si continua a respirare aria di pessima qualità. Sono sempre le città della pianura (Milano e Cremona in testa) ai vertici della classifica per cattiva qualità dell’aria, la situazione è un po’ migliore per i capoluoghi pedemontani (nell’ordine, Como, Bergamo, Varese e Lecco), oltre che per Sondrio. Guardando però al dato medio (PM10 per tutte le centraline urbane dei 12 capoluoghi lombardi), a deludere è il trend. Dopo i risultati positivi di riduzione dell’inquinamento conseguiti negli scorsi decenni, l’andamento dell’ultimo quinquennio è piatto. Nessun peggioramento significativo, ma anche nessun cenno di miglioramento».
GLI ALTRI FATTORI: LIVELLI DI MOTORIZZAZIONE, BESTIAME ALLEVATO NELLE STALLE, LEGNA PER CAMINETTI E STUFE
«Le politiche per la qualità dell’aria in Lombardia sono ad un punto morto: significa che abbiamo smesso di aggredire le fonti emissive più importanti – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Una condizione su cui la Lombardia vanta un insuperabile, quanto ben poco invidiabile, primato europeo per quanto riguarda i livelli di motorizzazione e i carichi di bestiame allevati nelle stalle: nulla di strano, dunque, se siamo una regione da record anche per quanto riguarda l’inquinamento generato, prioritariamente, da queste due fonti. Se vogliamo ambire a una dignitosa qualità dell’aria, occorre che venga avviata una nuova stagione di politiche ambientali, che portino da un lato ad una riduzione sostanziale del trasporto su gomma, e dall’altro ad una trasformazione strutturale dell’agricoltura lombarda, che deve diversificare le proprie produzioni per ridurre l’eccessivo carico zootecnico».
Nel periodo invernale anche la legna da ardere utilizzata per i caminetti e le stufe è una notevole fonte di inquinamento, soprattutto nelle valli alpine e prealpine. «L’uso della legna da ardere e di altre biomasse legnose ha senso nelle località che sono in grado di auto-approvvigionarsi attraverso il prelievo sostenibile della materia prima, evitando che questa venga trasportata da lunghe distanze a bordo di mezzi molto inquinanti. Inoltre, non deve essere tollerato laddove le condizioni climatiche invernali sono favorevoli all’accumulo di inquinanti, come avviene in tutta la Pianura Padana e nei fondovalle montani: la legna è senz’altro di una fonte energetica rinnovabile, ma il suo uso non deve assolutamente essere incoraggiato in contesti non appropriati, e deve in ogni caso avvenire all’interno di impianti tecnologicamente adeguati per minimizzare le emissioni inquinanti» conclude Meggetto.
Fonte dei dati: elaborazioni Legambiente su dati forniti da Arpa Lombardia.
I dati del 2022 si riferiscono alle misurazioni effettuate fino al 27 dicembre 2022
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