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la storia
14 Marzo 2023 - 09:14
La vita delle comunità di Cassolnovo e di Gravellona Lomellina negli anni della seconda guerra mondiale, attraverso il racconto diretto di chi, a quei tempi, era adolescente o bambino. È quanto si è cercato di “congelare” nel documentario presentato la scorsa settimana nella sala delle colonne del comune di Gravellona, dal titolo “Testimoni a Cassolnovo e Gravellona”, realizzato dalle organizzazioni di volontariato “Ghan - Gli uomini Nuovi” e “Perform”, con il contributo di Fondazione Comunitaria Pavia; regia e sceneggiatura sono di Andrea Piccolini.
Si tratta di un documento che vuole «mantenere vivo il ricordo del passato tra le nuove generazioni», inserendosi in una progettualità più ampia. L’obiettivo, infatti, è «costruire una “libreria umana”, che raccolga le testimonianze dal territorio», ha spiegato Paolo Colli, che ha curato il progetto editoriale, così come si è già fatto con il documentario già realizzato a Vigevano sui giorni della Liberazione e con un altro audiovisivo sui mesi del lockdown e della pandemia.
Nella foto in altro, il sindaco di Gravellona Luciano Garza con il regista Andrea Piccolini
Il filmato verrà proiettato nelle classi quinte della scuola elementare di Gravellona e nelle medie di Cassolnovo, con l’obiettivo di creare un ponte tra le generazioni. «La storia non è solo quella che si legge sui libri, ma è fatta anche delle singole vicende umane, di cui possiamo avere testimonianza diretta», osserva Stefano Landini, storico locale, che nel documentario ha l’importante ruolo di mettere in connessione gli eventi storici, i luoghi in cui sono avvenuti e i protagonisti.
«Il documentario – spiega don Cesare Silva, parroco di Cassolnovo – è significativo anche dal punto di vista del metodo. La storia qui viene fatta attraverso i testimoni e i loro vissuti personali. Bisogna tener presente che la guerra ha portato lutti, insicurezze e paure. È stata divisione, guerra civile. Ha lasciato dei segni nelle coscienze. Ed è per questo che, dopo, si voleva dimenticare un’età brutta». Il sindaco di Gravellona, Luciano Garza, racconta: «Sono nato subito dopo la guerra e si faceva fatica a farsi raccontare qualcosa di quel periodo. Questa ritrosia era anche dovuta al fatto che sarebbero emerse relazioni di contrasto tra le diverse fazioni. E ciò avrebbe alimentato un odio tra “vicini di casa”. Magari anche tra parenti. Per questo si preferiva non rievocare certi ricordi, che avrebbero fatto riemergere le divergenze. In quegli anni c’era da ricostruire, e si era concentrati su quello».
Lo storico Stefano Landini è nato a Vigevano nel 1980. Ha sempre vissuto a Cassolnovo. Diplomato al liceo classico Cairoli di Vigevano, ha studiato Storia all'Università Statale di Milano. Ha un diploma in archivistica e paleografia dell'Archivio di Stato di Milano. È assistente comunale alle elementari e medie di Cassolnovo. «Dei miei studi storici ne faccio una passione e "hobby" – racconta – sono volontario nel riordino degli archivi comunale e di quello parrocchiale di Cassolnovo. Dal 2014 ho ideato un progetto dal titolo QUADERNI DI STORIA CASSOLESE; da allora di questa collana che ho ideato ho scritto e pubblicato 4 volumi (per editori Guardamagna Varzi PV)». Il progetto sta continuando.
Nella foto qui sotto, da sinistra: Amelio Motta e lo storico Stefano Landini
Sono quattro i testimoni diretti intervistati: Amelio Motta (detto “Melio”), Emilio Pazzi, Albertina Pozzi e Antonella Tornotti. Raccontano dei bombardamenti, della vita nelle campagne, dei bambini che si nascondevano nei fossi al suono della sirena d’allarme. E, ancora: la caduta dell’aereo Lancaster, precipitato alla frazione Villareale il 17 luglio del 1943, il rapporto con i tedeschi, la scuola della frazione Barbavara, la cattura e la deportazione di Clotilde Giannini e, poi, la scelta tra Monarchia e Repubblica dopo la guerra.
Emilio Pazzi con la moglie
Uno degli episodi più importanti rievocati è quello della notte tra il 26 e il 27 agosto 1940, nei giorni dei festeggiamenti del patrono: Cassolnovo fu tra i primi Comuni del nord Italia ad essere bombardato e ci fu un morto. «Avevo dodici anni – racconta in dialetto Amelio Motta (la sua testimonianza nel documentario è stata sottotitolata) – Quel che sentivo dire dai nostri anziani è che prima veniva un ricognitore, lo chiamavamo il “Pippo”. Veniva prima a vedere com’era: se c’erano nebbie, l’inverno, se c’era tempo bello. Quel giorno lì, attorno alle 3, c’era una luna piena, era chiaro, si
Prima veniva un ricognitore, lo chiamavamo il “Pippo”
vedeva bene. È passato Pippo e ha rilasciato, li chiamavano, “ombrellini". (...) Erano come oggetti di plastica che, dicevano, interrompevano le linee telefoniche, cose del genere. A un certo punto si è iniziato a sentire le bombe. Però a Cassolnovo a quell’ora non c’era in giro nessuno. Non ci si alzava quando suonava l’allarme, non è mai successo nulla. Lo abbiamo saputo dai Campari che erano fuori la notte e dagli stallieri che erano in piedi a quell’ora, le 2 e le 3 di notte, a mungere mucche. E loro hanno assistito alla scena, quando sono cadute le bombe (...)».
I BOMBARDAMENTI IN LOMELLINA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Durante la seconda guerra mondiale il cielo della Lomellina era sorvolato da tantissimi velivoli militari, pronti a bombardare o ingaggiare battaglia con altri velivoli. Il primo episodio avvenne il 17 luglio 1943, proprio sopra i cieli di Cassolnovo. Un bombardiere Lancaster III DV183 EM-W 207sqn dopo un lungo combattimento con un aereo tedesco viene colpito e inizia a precipitare verso il greto del fiume Ticino. In questa tragedia persero la vita 6 persone, tutte di origine inglese e Canadese, l’unico superstite venne catturato dai tedeschi e deportato. Sempre nel 1943, un bombardiere bimotore tedesco, a causa di un’avaria (non è chiaro se dovuta ad uno scontro a fuoco o un guasto meccanico) cercò di atterrare presso Gambolò. Lo schianto fu fatale per l’equipaggio e nessun membro riuscì ad uscirne vivo. Il 12 settembre 1944, sopra i cieli di Olevano Lomellina, venne abbattuto un P-47 Americano che, dopo aver sorvolato Mortara, si schianta nei pressi della frazione di Madonna del Campo. In questo evento perde la vita il pilota Paul E. Rawson. Sempre nel settembre del ’44, più precisamente il 15 di quel mese, a Valle Lomellina, precipita dopo alcuni colpi di artiglieria un altro P-47 americano. Per il pilota Donald W. Bell non c’è nulla da fare. Secondo alcuni testimoni un bambino prese la sua piastrina di riconoscimento e scappò, senza lasciare traccia… L’ultimo “aircrash” avvenne il 20 ottobre 1944 a Pieve Albignola, in questo caso il velivolo era dotato di due piloti: Harvey Edmond e Willis Richard, oltre a tre paracadutisti. Due di questi vennero catturati dai tedeschi, il terzo, soprannominato “Felix” si salvò aiutato da alcuni contadini locali.
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