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La storia
08 Aprile 2023 - 14:50
Il bunker di Zaporizhzhia
Vettovaglie nel bunker. Come un messaggio nella bottiglia, di quelli che vengono abbandonati nel mare e sono poi ritrovati da sconosciuti a migliaia di chilometri di distanza, anche un bigliettino “nascosto” tra i vestiti donati in Ucraina ha ricevuto risposta. Dopo mesi. Sono quelle storie di umanità lontana, che sembrano improbabili proprio perché vere. Dopo svariati mesi dall’ultima consegna, partita da Vigevano per giungere in varie località del Paese invaso dall’esercito russo, da Zaporizhzhia è arrivata una risposta, ed è nata un’amicizia.
I volontari caricano il camion
«Da quando è scoppiata la guerra, cioè febbraio 2022 – spiega Francesco De Cataldo, socio del Rotary club Vigevano Castello, ex Mede Vigevano – ci siamo subito mossi per raccogliere beni e farli arrivare lì il prima possibile, in maniera concreta. Tramite amici del Rotary club Charkiv abbiamo conosciuto Konstantin Bilyayev. Lui è stato il nostro gancio. Inoltre, alcuni ucraini che lavorano qui hanno deciso di mettere a disposizione i propri camion. Così siamo partiti per tre volte con medicinali, abiti, derrate alimentari, anche una ventina di materassi donati dall’ospedale civile di Vigevano, tramite una caposala. Erano stipati in magazzino, destinati ad essere smaltiti. Sono tornati utili».
Ritmi febbrili, pesi da sollevare, caricamenti notturni del camion illuminati solo dalla luce dei fanali. De Cataldo e gli altri volontari (soci o meno del Rotary) stimano di avere inviato in totale 80 tonnellate di roba. «Uno di noi, non dico chi – prosegue De Cataldo – aveva inserito alcuni bigliettini confidenziali, con saluti e messaggi di incoraggiamento. Li aveva “nascosti” tra i vestiti lasciando un recapito. Nessuno di noi ci pensava più. Molti mesi dopo una ragazza di 23 anni ci ha risposto da Zaporizhzhia, una delle città più colpite. Voleva ringraziarci. Ci ha permesso di capire “che fine hanno fatto” i nostri doni. Sono finiti in un rifugio antiaereo a 20 metri di profondità. Insieme ad altre donazioni arrivate chissà come, permettono a questa gente di stare “tranquilla”, per quanto si possa esserlo sapendo che sopra la tua testa volano le bombe e che casa tua chissà se è ancora in piedi».
I bambini nel bunker sopravvivono grazie alle vettovaglie da Vigevano
In quel bunker attualmente trovano riparo 37 persone. Escono in determinate ore del giorno, prima che scatti il coprifuoco. C’è poco da scherzare. Con le provviste inviate anche da Vigevano, che hanno viaggiato per tremila chilometri sui camion fino a qui, possono cavarsela ancora per molto. «Noi – conclude il rotariano – non li perderemo di vista. Li abbracceremo quando l’incubo sarà alle spalle, quando regnerà la pace».
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