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L'incontro
14 Aprile 2023 - 17:38
Si parla di Iran, in un pomeriggio di riflessione dedicato alle donne. L’auditorium San Dionigi della Fondazione Piacenza e Vigevano ospiterà domani, sabato 15 aprile, nel pomeriggio, Farian Sabahi nell’ambito dell’evento “Donna vita libertà - La via iraniana alla conquista dei diritti”.
Farian Sabahi
Madre italiana, padre iraniano, aiuterà a guardare il mondo con gli occhi di chi ha doppie radici, in tensione tra Oriente e Occidente, portatrice di una visione originale e non stereotipata della realtà. Il suo curriculum è lunghissimo: nata ad A- lessandria, in Piemonte, tra le altre cose è giornalista e storica contemporanea, e insegna Relazioni internazionali all’università dell’Insubria. Il suo ultimo libro, “Noi donne di Teheran”, è diviso in tre parti. Una prefazione sulle proteste scatenate dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini, lo scorso settembre, un testo teatrale e l’intervista “Il mio esilio” con l’avvocata Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace 2003.
CHI È
Farian Sabahi (1967) è storica contemporanea e ricopre la posizione di ricercatore senior presso l’Università dell’Insubria (Varese e Como) nel settore concorsuale 11/A3 – Storia contemporanea, S.S.D. M-STO/04. Nel secondo semestre dell’a.a. 2022-2023 insegna Relazioni internazionali dell’Europa Orientale e del Medio Oriente nella sede di Varese (le lezioni inizieranno il 20 febbraio 2023).
Laureata in Economia Aziendale all’Università Bocconi di Milano e in Storia Orientale a Bologna, ha conseguito il Ph.D. in History of Iran presso la School of Oriental and African Studies di Londra con una tesi sull’Esercito del Sapere durante il regno di Muhammad Reza Pahlavi (1963-79). Ha successivamente svolto ricerca sul campo in Iran sui contratti petroliferi buy-back (per il post-dottorato presso la Facoltà di Economia, Università di Bologna) e sulle zone di libero scambio nel Golfo persico (per l’assegno di ricerca presso l’Istituto di Storia Economica, Università Bocconi).
Si è occupata di Medio Oriente, Caucaso e Asia Centrale con una metodologia multidisciplinare che tiene conto della storia, dell’economia, degli aspetti religiosi e culturali, con un’attenzione alle minoranze e alle problematiche di genere. Ha tenuto corsi in atenei italiani e stranieri. Nell’anno accademico 2021-2022 ha insegnato “International Relations of the Middle East” (64 ore) all’Università dell’Insubria sede di Varese e il corso “States Economy and Global Markets” (64 ore) su Iran, Afghanistan, Israele, Yemen e Uzbekistan nella sede di Como. Durante l’estate 2022 e nel semestre autunnale 2022-2022 ha insegnato “History and Politics of Contemporary Iran” alla John Cabot University di Roma (45 ore).
È autrice di numerosi articoli scientifici e saggi pubblicati da editori italiani e internazionali. Il suo ultimo libro è Noi donne di Teheran per le edizioni Jouvence (2022). Si tratta di un volume composto da tre testi: 1) una prefazione sulle proteste scatenate dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini. 2) il testo per il teatro Noi donne di Teheran, un racconto – in prima persona femminile – sulle origini della capitale iraniana e sulle sue contraddizioni, sui diritti delle minoranze religiose e delle donne. Donne protagoniste in vari ambiti, sport inclusi, anche se troppo spesso sono state un tassello nella propaganda di regime. Un reading animato dai versi dei grandi poeti persiani e da una buona dose di ironia, per sorridere su temi complessi e abbattere i soliti stereotipi. 3) Il libro-intervista Il mio esilio con l’avvocata Shirin Ebadi, insignita del Nobel per la Pace 2003.
I libri precedenti sono Storia dello Yemen per l’Istituto C.A. Nallino di Roma (2021) e Storia dell’Iran 1890-2020 per Il Saggiatore (2020).
È giornalista professionista iscritta all’Ordine del Piemonte e collabora con testate giornalistiche (Corriere della Sera, il manifesto, La Stampa), programmi televisivi e radiofonici italiani (Radio Popolare, Radio Rai) e stranieri (Radio Svizzera, BBC Persian).
Nel 2019 il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino ha ospitato la sua mostra fotografica Safar: vite appese a un filo, viaggio in un Medio Oriente che non esiste più (1997-2003). Nel 2021 la mostra Safar è stata ospitata a Parma capitale della cultura.
Come regista ha realizzato i cortometraggi I bambini di Teheran (2018) sui rifugiati polacchi in Iran durante la Seconda guerra mondiale, Out of place (Skytg24, 2009) e Che ne facciamo di Teheran? (Rainews24, 2008); in tutti e tre i video, protagonisti sono israeliani di origine iraniana o con un qualche legame con l’Iran, intrecciando così le vicende iraniane a quelle dello Stato ebraico. È stata protagonista del documentario Minareto mille punti sulla moschea in fase di costruzione a Colle Val D’Elsa (regia di Pietro Raschillà, con Edoardo Camurri).
Figlia di un iraniano e di una piemontese, racconta le vicende di famiglia nel memoir Non legare il cuore. La mia storia persiana tra due paesi e tre religioni (Solferino, 2018), con cui è stata insignita del Premio Giuditta ad Alessandria, la sua città natale.
Il programma del pomeriggio parte alle 15,30, e non prevede soltanto l’intervento di Farian Sabahi. Prima Paola Rizzi, fotografa professionista, presenterà il suo progetto “Branding”. Istantanee che immortalano donne di ogni età, cultura, religione, abbigliamento, con una benda sugli occhi. Una forma esplicita di dissenso verso quello che sta accadendo proprio in Iran, con le proteste sedate nel sangue.
BRANDING: IL PROGETTO DI PAOLA RIZZI
Si può esprimere solidarietà attraverso un gesto? Se si tratta del click sulla macchina fotografica, non c’è dubbio. Basta guardare il risultato: donne di ogni età, cultura, religione, abbigliamento, con una benda sugli occhi. Sguardi da brividi per protestare contro quello che sta accadendo in Iran. Pare incredibile che ogni donna del Pianeta che ha la fortuna di vivere in un mondo libero non faccia qualcosa, anche di meno impegnativo, per manifestare il proprio dissenso verso violenze, detenzioni e torture indegne del secolo ventunesimo. Si chiama “Branding”, “Marchio” in inglese, il progetto della fotografa professionista vigevanese Paola Rizzi. Nel suo studio in città, in via Guido da Vigevano, hanno già posato 40 donne che hanno chiesto di poter partecipare. «Anche se un progetto fotografico – così Paola Rizzi – non cambierà lo stato delle cose in Iran oggi, la diffusione informat va e l’arte da sempre contribuiscono a generare una presa di coscienza di fronte ad azioni che non possono essere accettate. “Branding”: questo è il titolo che ho dato al progetto, prendendolo in prestito dal n me fittizio attribuito da un chirurgo di Teheran, la capitale iraniana, che nel rimanere anonimo ha riferito in un’intervista lo stato attuale nel Paese. “Sparano al busto, ai genitali ma soprattutto agli occhi, lasciando danni permanenti alla retina, al nervo oculare. Accecano”. Solo in tre ospedali di Teheran, il Farabi, la Lebafinejad e il Rasul Akram, i me- dici hanno confermato che oltre 500 manifestanti arrivano con gravissi- mi danni alla vista. Oggi sembra sia molto difficile raccogliere dati in Iran, ma se tre ospedali parlano di un numero così alto di accecati, non è difficile pensare che i numeri nel paese siano molto più alti. Il 25 novembre scorso, 140 oculisti hanno scritto una lettera al presidente chiedendo un’azione».
Il progetto fotografico di Paola Rizzi al momento si compone di 40 scatti fotografici di ritratti seriali, che la creatrice intende in futuro cucire manualmente creando una sorta di bandiera. Il lavoro è supportato da un video in cui tutte le partecipanti pronunciano il loro nome e una parola che per loro rappresenta l’essenza della libertà. Paola Rizzi, diplomata in Arte e Comunicazione Visiva, che ha esposto in festival italiani importanti con mostre personali e in collettive all’estero, lo specifica: anche giovani uomini possono prestarsi per i medesimi scatti. Non solo le donne libere, infatti, ma anche gli intellettuali vengono coinvolti nelle persecuzioni sistematiche dal sapore retrograde. La partecipazione maschile renderebbe ancora più universale, di ampio respiro, il progetto di proporre al pubblico immagini che valgono più di mille parole.
L’introduzione è affidata ad Elena Gorini del circolo Acli “Dalmazio Verlich”. Proprio le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani organizzano l’incontro, in collaborazione col centro antiviolenza Kore e l’associazione Oltremare. La regista e attrice Alessia Gennari leggerà un estratto dell’ultimo libro di Sabahi, prima di lasciarle lo spazio, circa un’ora. Prima dell’aperitivo finale, offerto dal comitato soci di zona di Coop Lombardia, la psicologa Jessica Facheris (Kore) racconterà storie e testimonianze di donne iraniane presenti a Vigevano. Garantendo l’anonimato, il pubblico potrà capire la difficoltà di chi ha l’unica “sfortuna” di essere nata in una parte del pianeta in cui le pari opportunità non sono garantite.
Gli organizzatori di Acli e Kore presentano l'iniziativa martedì scorso in municipio
«Il mio ultimo libro, di cui si parlerà sabato – ha anticipato Farian Sabahi – è di fatto una storia di famiglia. L’Iran è un Paese corrotto, con forti divari sociali, in cui il tentativo di far affermare i diritti delle donne viene sopito». Le immagini dei cortei dei mesi scorsi sono ancora nitide, a Teheran e nelle altre città. Le violenze verso i manifestanti, negate o minimizzate, hanno scandalizzato il mondo. Parlarne è l’unico modo per evitare che tutto questo venga dimenticato.
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