In Romagna, un mese dopo

Si continua ad aiutare, tra mille difficoltà. Tra i tantissimi che hanno dato una mano agli alluvionati dell’Emilia-Romagna ci sono anche i membri di Mama Yovò, associazione che si propone di sostenere le realtà più fragili (Africa, ma non solo) tramite missioni umanitarie. Dal 31 maggio una volontaria, Cristina Nulchis, è a Forlì. Tanta buona volontà da parte di molti, ma non è tutto oro quello che luccica.

«La procedura per ottenere gli aiuti – è il resoconto che arriva da Forlì – è piuttosto complessa, e molti rinunciano. Aiutarli direttamente è più proficuo: stiamo seguendo circa 25 famiglie». Da Vigevano, gli altri di Mama Yovò hanno inviato denaro frutto di donazioni ricevute, e due furgoni pieni di beni di ogni tipo. Dal cibo ai detergenti, passando per stivali, pale e secchi. C’è anche un volontario di eccezione, Gianluca Arena. È il figlio di Bruno, l’amato comico del duo dei Fichi d’India scomparso recentemente. Gianluca Arena non è di Vigevano. Ha conosciuto una delle volontarie di Mama Yovò durante il cammino di Santiago, lo scorso anno. Sono diventati amici, hanno parlato dell’associazione e ha deciso di entrarvi. Incredibile come sia piccolo il mondo.

«Sono partito – spiega – il 20 maggio con l’idea di dare una mano per un paio di giorni. Ho trovato una situazione molto peggiore di quella che mi aspettavo. Siamo rimasti un mese. Abbiamo tolto il fango dalle case, ma abbiamo cercato pure di dare un abbraccio alla gente. Ne avevano bisogno. La fatica fisica è stata niente rispetto al vedere la disperazione di chi aveva perso tutti i ricordi di una vita in poche ore. Nonostante questo, ci offrivano il caffè». Dettagli minimi, profondissimi, che colpiscono. «Quando i media spiegavano che l’emergenza era finita, noi ci rendevamo conto come fosse falso. Servivano ancora più aiuti: le istituzioni si erano occupate di aziende, o di edifici grossi. Aiutare il singolo era un altro paio di maniche. Una volta chiuso il centro volontari del quartiere Romiti di Forlì, ci siamo riorganizzati insieme a un altro gruppo iniziando a convogliare noi le donazioni. Molti non hanno più l’auto per venirsi a prendere gli aiuti». Qui, grazie a Mama Yovò, a Gianluca, a Cristina e a tanti altri, la parola «speranza» ha ancora senso.