Arrivederci e... "suca": lo scontrino diventa virale

Incredibile. Ne hanno parlato tutti. In un’estate in cui il passatempo preferito sui social pareva quello di pagare il conto, arrabbiarsi subito dopo e pubblicare indignati lo scontrino sui social cercando solidarietà, il caso più discusso riguarda un vigevanese.

«Liguria: spende 30 euro di aperitivo al bar a Spotorno e sullo scontrino gli scrivono “suca”». Così diverse testate hanno intitolato un articolo diventato virale e che, come al solito, ha diviso il pubblico del web tra indignati e divertiti. “Suca”: epiteto poco elegante ma in questo caso declinato in modo irriverente, non offensivo. Il titolare di Otto, il locale di Spotorno, è un uomo che a Vigevano in tanti conoscono: quel Theo Vitolli titolare del Minotauro, uno dei locali nella zona del Mercato Coperto.

Vitolli ha spiegato agli spotornesi un po’ sorpresi come “suca” sui suoi scontrini ci sia da sempre. «Quando nel 2007 il tecnico della cassa ci chiese cosa volessimo impostare come scritta in basso allo scontrino, non ci veniva in mente niente. Così abbiamo detto... “suca”. Non era un insulto a quel determinato cliente. Nessuno si era mai offeso prima, neanche a Vigevano. Del resto, è una goliardata».

In tanti anche a Vigevano si sono ricordati di Theo, e dopo aver notato (magari con un ghigno) la sua improvvisa popolarità per il “suca”, gli hanno telefonato per esprimergli solidarietà bonaria o, semplicemente, per salutarlo. E magari con la promessa di andare a bere qualcosa da lui in Liguria. Clienti mai visti prima, ora vanno lì, consumano e chiedono lo scontrino da conservare. Che questa critica possa trasformarsi in una forma di pubblicità, è molto probabile: “suca” è già un adesivo, diventerà maglietta, dà il nome a un nuovo cocktail. Senza che nessuno la prenda a male.