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Morto Napolitano, l'ultimo degli ex presidenti della Repubblica

E' spirato a 98 anni. Eletto al Quirinale nel 2006, fu il primo Capo dello Stato a essere rieletto, nel 2013. Lasciò la carica nel 2015. Fu anche il primo ex comunista a ricoprire la più alta carica della Repubblica. Una sola visita a Vigevano nel 1992, nel pieno del ciclone di Tangentopoli

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

22 Settembre 2023 - 22:19

Morto Napolitano, l'ultimo degli ex presidenti della Repubblica

Era l'ultimo tra gli ex presidenti della Repubblica ancora viventi. Giorgio Napolitano è scomparso questa sera. Aveva 98 anni. Fu il primo (e per ora unico) presidente della Repubblica proveniente dalle file del Partito Comunista e anche il primo ad essere eletto due volte alla carica, che lasciò definitivamente nel 2015. Da tempo era gravemente malato e da lunedì le notizie sulle sue condizioni di salute erano in continuo peggioramento. 

Il presidente Napolitano durante le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia

La storia di Napolitano al Quirinale iniziò in maniera quasi trionfale: eletto il 15 maggio del 2006, meno di due mesi dopo era a Berlino a celebrare il trionfo azzurro ai Mondiali di calcio in Germania. Nel 2008 dovette fronteggiare la crisi del secondo governo Prodi. La caduta del centrosinistra portò a nuove elezioni, rivinte dal centrodestra guidato da Silvio Berlusconi. Fin qui, normale amministrazione in Italia.

Il suo ruolo diventa decisivo nel 2011 - pochi mesi dopo le celebrazioni del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, delle quali fu protagonista assoluto - quando davanti alla crisi finanziaria del Paese con lo spread salito a quota 500 punti, si trovò a prendere la decisione più difficile, con le dimissioni di Berlusconi e la scelta tra elezioni anticipate e la nomina di un governo tecnico,. Scelse la seconda strada affidando l'incarico di premier a Mario Monti, che formò un governo appoggiato da quasi tutti i partiti, mentre nel Paese cresceva l'onda dell'antipolitica.

Alle elezioni del 2013, coincidenti con la scadenza del suo mandato, si registrò la non-vittoria del Pd di Bersani e l'affermarsi del Movimento 5 Stelle, col centrodestra ancora appaiato alle altre forze politiche. Un Parlamento frammentato si trovò a dover eleggere il suo successore. Fallite le candidature di Franco Marini e quella di Romano Prodi (il famoso caso dei 101 franchi tiratori) fu praticamente costretto ad accettare un secondo mandato. Con l'Italia fuori dalla tempesta finanziaria si dimise nel 2015 e diventò automaticamente senatore a vita. 

Giorgio Napolitano firma le sue dimissioni da Presidente della Repubblica, il 14 gennaio 2015

Giorgio Napolitano, nato nel 1925 a Napoli, come tutti i giovani che solo il regime di Mussolini aveva conosciuto, entrò far parte del Gruppo Universitario Fascista di Napoli, collaborando soprattutto a riviste di carattere culturale. Nel 1944 i primi contatti con i comunisti napoletani. Aderisce al Partito Comunista Italiano un anno dopo, e diventa segretario provinciale a Napoli e Caserta. Nel 1953 la prima elezione a deputato. Considerato da sempre espressione dell'ala riformista del Pci (la corrente "migliorista") appoggiò tuttavia l'invasione sovietica in Ungheria, una posizione che anni dopo definì "un tragico errore"

Entra nella direzione nazionale del partito, e dal 1966 al 1969 diviene coordinatore dell'ufficio di segreteria e dell'ufficio politico del PCI. Nel 1966 riveste l'incarico non ufficiale di vicesegretario di fatto del partito con Luigi Longo, finché due anni più tardi l'incarico sarà affidato a Enrico Berlinguer, con il quale non sempre si troverà in sintonia. 

Giorgio Napolitano con Enrico Berlinguer in un'immagine di fine anni '70

Dal punto di vista istituzionale, Napolitano diventa presidente della Camera, dal 1992 al 1994. Successivamente, nel primo governo Prodi, dal 1996 al 1998 ricopre l'incarico di ministro degli Interni.

A Vigevano venne una volta soltanto, per un'iniziativa nel corso della campagna elettorale del 1992. Proprio nello stesso giorno, ai primi di marzo, quando Tangentopoli era già nel vivo, scattarono le manette ai polsi di Giuseppe Inzaghi e Antonio Girani. Inzaghi, membro del Pds e Girani (Dc) entrambi accusati di essere invischiati nel giro delle tangenti. Mentre l'ex presidente della Repubblica stava parlando, qualcuno lo informò della notizia che riguardava un esponente di rilievo del partito a livello provinciale,.

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