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VIGEVANO
05 Ottobre 2023 - 16:52
Una funzione ortodossa nella chiesa di San Carlo in via Boldrini
Icone ortodosse di fianco agli affreschi dei santi. Una messa in italiano ne precede una in cui risuonano le lingue della chiesa orientale (greco, slavo, rumeno), senza che nessuno abbia da ridire. Non è sincretismo, né un nuovo culto: è semplicemente un bell’esempio di convivenza pacifica tra fedi religiose e, in questo caso, anche un problema risolto. Dopo che il Comune ha avviato la ristrutturazione del palazzo Riberia, dove la chiesa cristiano-ortodossa della “Protezione della Madre di Dio” era ospitata da 15 anni, c’era l’urgenza di trovare un nuovo spazio.
A loro è andata incontro la Diocesi di Vigevano. Il vescovo ha messo a disposizione dei fedeli ortodossi la chiesa di San Carlo, in via Boldrini. Non è più parrocchia: la regge la congregazione dei Santi Pietro e Carlo.
Domenica 1° ottobre questa comunità ha svolto lì la sua prima celebrazione. «Per ora – spiega padre Sergio Mainoldi, sacerdote della parrocchia ortodossa – condivideremo la chiesa con le funzioni cattoliche: Divina Liturgia (cioè la Santa Messa) ogni domenica dalle 10 alle 12, messe feriali nelle ricorrenze più importanti, catechismo in programmazione per il sabato pomeriggio».
Questa comunità annovera vigevanesi di adozione, perlopiù ucraini, moldavi e russi. I membri attivi (che si vedono almeno una volta al mese) sono circa 90. I “silenti” 250: tutto il mondo è paese.
A San Carlo ci sono diversi spazi, tra cui un cortiletto in cui organizzare agapi fraterne nelle principali feste come accadeva al Riberia. Di fianco alla chiesetta ortodossa, minuscola, c’era uno stanzino per il ritrovo.
«La mia gratitudine – prosegue padre Sergio – per il vescovo, monsignor Maurizio Gervasoni è profonda per via della sua sensibilità. Tratteremo la chiesa con il massimo riguardo per la sua storia. Chiedevamo unicamente un luogo dove poter manifestare la nostra fede e siamo stati accontentati».
L’alternativa per Mainoldi e i suoi fedeli sarebbe stata la ricerca di uno spazio anche laico, tipo un capannone, da adibire poi a luogo di ritrovo. Il Comune vuole fare di palazzo Riberia un centro di formazione alla vita indipendente, dedicato ai disabili.
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