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Ex Clir: deserta anche la seconda asta

Intanto i sindaci dei Comuni aspettano una spiegazione dal curatore fallimentare sulle cifre richieste

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

01 Febbraio 2024 - 23:07

Ex Clir: deserta anche la seconda asta

Le condizioni della sede operativa del Clir, in via Stazione a Parona

È andata deserta anche la seconda asta per mettere in vendita la sede operativa di Clir, in via della Stazione, a Parona. L’esito della procedura, che si è tenuta il 23 gennaio, è stato pubblicato sul portale on line dedicato alle aste. L’offerta minima questa volta era di 366.750 euro; a novembre, durante la prima asta, 489mila. Intanto i sindaci stanno aspettando di capire a cosa corrispondano i crediti che la società, dichiarata fallita, vanta nei confronti dei Comuni soci. Le lettere con le richieste dei pagamenti (entro 10 giorni) sono state inviate intorno a metà gennaio dal curatore, il dottor Andrea Nannoni. Proprio a lui si sono rivolti nei giorni scorsi i primi cittadini, che si sono visti arrivare conti anche da alcune centinaia di migliaia di euro; al comune di Mortara è stato chiesto di pagare 314.008 euro. Finora, sembra che l’unico ente a saldare sia stato AsMortara: una fattura da poco più di 10mila euro.

«Non sappiamo ancora nulla. Per ora nessuna risposta», dichiara il sindaco di Gambolò Antonio Costantino, che ha chiesto un dettaglio delle voci di spesa per capire a che titolo siano stati richiesti oltre 200mila euro al Comune che amministra. Intanto anche le opposizioni sono in subbuglio. Sempre a Gambolò, la consigliera di minoranza Elena Nai (Fratelli d’Italia) ha già presentato un’interpellanza, domandando l’esatto importo delle somme richieste, e come intende muoversi il Comune.

Una cifra importante è stata chiesta anche a Dorno (che aveva il 4,95% delle azioni): 114mila euro circa. «Il nostro Comune – spiega il sindaco Francesco Perotti – non aveva riconosciuto a Clir solo gli aumenti della tariffa. Parliamo di 19mila euro circa. Ma, fino a quando il servizio è stato svolto regolarmente, abbiamo sempre pagato tutto, per cui non ci spieghiamo questa richiesta. Le fatture con gli aumenti le avevamo respinte con una lettera motivata, scritta dall’avvocato. A nostro avviso, infatti, gli aumenti servivano a salvare la società, e non è consentito per legge. Anche il piano industriale che era stato presentato, a nostro avviso, non era serio. In ogni caso – conclude il primo cittadino di Dorno – abbiamo accantonato le risorse, come prevede la legge. Il curatore? È la prima volta che lo sentiamo».

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