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Giorno del ricordo: proiettato il documentario “L’ultima spiaggia. Pola fra la strage di Vergarolla e l’esodo”

Le celebrazioni venerdì mattina a Pavia nell'aula magna del collegio Ghislieri

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

09 Febbraio 2024 - 15:54

Per commemorare le vittime delle Foibe, in occasione delle celebrazioni per il "Giorno del ricordo", è stato proiettato il film documentario del regista Alessandro QuadrettiL’ultima spiaggia. Pola fra la strage di Vergarolla e l’esodo”. Partendo dai ricordi dei pochi sopravvissuti, il film ripercorre quanto avvenne il 18 aprile del 1946 sulle spiagge di Vergarolla, dove l’esplosione di numerose mine provocò centinaia di vittime. L'iniziativa è stata organizzata questa mattina (venerdì) nell'aula magna del collegio Ghislieri di Pavia, alla presenza degli studenti degli istituti superiori e delle autorità. «La conoscenza della storia rappresenti uno strumento di lettura e di analisi imprescindibile per tutti noi», ha detto il prefetto di Pavia Francesca De Carlini prima dell'inizio del film. «Il documentario, ricco di testimonianze dei sopravvissuti e di approfondimenti di storici e studiosi, inquadra la strage nel più ampio contesto storico della regione istriana nell’immediato dopoguerra e del progressivo esodo delle popolazioni italiane da quei territori – fanno sapere dalla Prefettura – La proiezione è stata accolta con interesse e partecipazione dai numerosi studenti presenti, che hanno avuto la possibilità di avvicinarsi ad una pagina di storia nazionale ancora poco conosciuta».

All'iniziativa, organizzata nell'aula magna del collegio Ghislieri, hanno partecipato gli studenti degli Istituti secondari pavesi, il prefetto, Francesca De Carlini, il sindaco di Pavia Mario Fabrizio Fracassi, il presidente della Provincia Giovanni Palli e il presidente della consulta provinciale degli studenti, Edoardo Giusti

L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI PAVIA GIOVANNI PALLI

Oggi ci troviamo qui per commemorare una delle pagine più buie della nostra storia recente: la tragedia delle foibe e l'esodo degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia nel difficile contesto del secondo dopoguerra. Un momento di riflessione profonda su eventi che, per troppo tempo, sono rimasti relegati negli angoli più oscuri della nostra memoria collettiva che ci riconduce a quella massa dei 350.000 in fuga dalle proprie case, o da quel che resta di esse.

Quasi vent'anni fa, il Parlamento italiano ha istituito il Giorno del Ricordo, con l'obiettivo di rinnovare la memoria di queste tragedie. Un passo importante per rimuovere quella cortina di indifferenza che per troppo tempo ha avvolto queste vicende.

Oggi, grazie all'impegno di molti, il tema delle foibe e dell'esodo è entrato a far parte della nostra memoria collettiva, studiato nelle scuole, discusso sui giornali, conosciuto dalla pubblica opinione.

La nostra storia ci insegna che la strada dell'odio, della contrapposizione, non porta a nulla di buono. Siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno per una convivenza basata sul rispetto reciproco, sulla collaborazione, su quei valori universali che sono il fondamento della nostra Repubblica.

Oggi, guardando al progresso politico e culturale raggiunto, possiamo vedere con occhi più limpidi quanto la democrazia e l'integrazione europea abbiano portato bene a quelle zone. Dobbiamo purtroppo registrare come vi siano ancora molte aree del nostro pianeta che restano tuttora sopraffatte dall’odio, un veleno infame che attanaglia le menti degli uomini, che furono teatro di scontri etnici e ideologici.

La recente inclusione della Croazia nell'area Schengen ne è un esempio lampante, così come la designazione di Gorizia e Nova Gorica come unica capitale europea della cultura nel 2025.

In questo contesto, il dialogo e la comprensione reciproca tra le diverse comunità e minoranze sono fondamentali. Lo dico ancora oggi, proprio guardando alle immagini di cronaca, la via dell’odio e della contrapposizione tra popoli è una strada serrata e in salita dalla quale non dobbiamo lasciarci sopraffare ma per la quale siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno.

Concludo il mio intervento con un appello a tutti noi a partire da voi cari ragazzi: lavoriamo insieme per mantenere viva la memoria di queste vicende, per onorare il dolore e le sofferenze subite, ma soprattutto per costruire un futuro in cui la differenza sia vista come una ricchezza, non come motivo di divisione.

È questo l'impegno che dobbiamo a Voi ed ai più giovani, affinché possiate vivere in un mondo di pace, di giustizia, di libertà.

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