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IL PROGETTO A MORTARA IN AREA CIPAL

Un nuovo impianto di trattamento rifiuti speciali di fronte all'area Bertè

Per il recupero di macerie da demolizione e fresature d'asfalto: esclusa la Valutazione d'impatto ambientale

Claudio Bressani

Email:

claudio.bressani@ievve.com

08 Marzo 2024 - 08:00

Un nuovo impianto di trattamento rifiuti di fronte all'area Bertè

La porzione di capannone e l'area che dovrebbero ospitare l'impianto

Un impianto per trattare rifiuti speciali con una capacità di 60 mila tonnellate annue potrebbe sorgere in via Fermi 33, nell’area Cipal. Proprio di fronte alla “Eredi Berté”, ancora invasa da cumuli di rifiuti in attesa di smaltimento a quasi sette anni dall’incendio. L’istanza è stata presentata il 15 novembre da un’impresa di Vigevano, la Eco-Scavi di Suanno Luigi e Francesco snc, e ha appena ricevuto il primo via libera dalla Provincia, che con un decreto firmato il 28 febbraio della dirigente del settore Ambiente ha escluso il progetto dalla più complessa procedura di Valutazione d’impatto ambientale (Via). Ora partirà la fase di autorizzazione, che prevede la convocazione degli enti coinvolti alla conferenza dei servizi.

In un’area acquisita di recente di complessivi 2937 metri quadri oggi in disuso, comprendente una porzione di capannone e spazi esterni di pertinenza solo parzialmente pavimentati, si chiede d’insediare un’attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi di tre tipologie diverse: macerie da demolizione edile, fresato d’asfalto e terre e rocce da scavo. Il flusso previsto è di 7-8 camion al giorno. Il capannone verrà usato solo come deposito dei mezzi, officina, uffici e servizi per il personale (non quantificato, comunque poche unità) perché l’attività si prevede interamente all’aperto, previa pavimentazione in massetto di cemento con doppia rete elettrosaldata anche della parte (650 metri quadri) oggi a prato. Il progetto comprende una vasca di laminazione interrata di 50 metri cubi per la raccolta dell’acqua piovana, da utilizzare per la bagnatura dei cumuli e la nebulizzazione durante la loro movimentazione, al fine di ridurre lo sprigionarsi di polveri.

Sono previste due aree da 295 e 287 metri quadri per la messa in riserva dei materiali in ingresso, ciascuna con capacità di mille metri cubi (1800 tonnellate), una da 295 per l’attività di recupero mediante cernita, frantumazione con un frantoio a mascelle e vagliatura e una da 280 per il deposito finale dell’“end of waste”, ovvero la materia prima seconda che può essere riutilizzata in edilizia. In due scarrabili saranno raccolti i rifiuti decadenti contenuti nelle macerie, da smaltire separatamente: metalli, plastica, legno.

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