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Ambiente

Spandimento fanghi, il Tar su Dorno: illegittima la fascia di protezione dei 500 metri dall’abitato voluta dal Comune

Diverse ditte avevano presentato ricorso chiedendo l’annullamento dei limiti inseriti nel Pgt

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

25 Marzo 2024 - 20:00

Spandimento fanghi, il Tar su Dorno: illegittima la fascia di protezione dei 500 metri dall’abitato voluta dal Comune

Il Tribunale amministrativo regionale ha annullato la variante generale del Pgt del comune di Dorno con cui nel 2019 era stata inserita una fascia protetta a 500 metri dall’abitato per limitare l’attività di spandimento di reflui e fanghi. Dovrà essere rispettata la fascia stabilita dalla Regione, ovvero 100 metri dalle case. Il ricorso era stato presentato nel 2019 da alcune aziende che si occupano di attività di gestione rifiuti attraverso il recupero dei fanghi biologici provenienti da impianti di depurazione – Azienda Agricola Allevi S.r.l., Acqua & Sole S.r.l., Alan S.r.l., Eco-Trass S.r.l., Eli Alpi Service S.r.l., Evergreen Italia S.r.l. e Var S.r.l –, che si sono rivolte al Tar per chiedere l’annullamento della delibera comunale con cui veniva adottata la variante generale al piano di governo del territorio.

COSA DICE IL TAR

«La previsione di ulteriori divieti di spandimento dei fanghi in ambito agricolo – si legge nella sentenza, pubblicata il 15 marzo – e di una distanza di gran lunga superiore rispetto a quella fissata dalla disciplina regionale con riguardo alle abitazioni (secondo le ricorrenti pari a 500 m piuttosto che 100 m) si pone in contrasto con la disciplina regionale, che il Comune non può derogare (…)  i Comuni risultano privi di potestà in materia di spandimento dei fanghi biologici in agricoltura, fatto salvo il potere di sanzionare la violazione delle disposizioni regolamentari preventivamente stabilite dalla Regione, ove queste si sostanzino in violazioni della normativa in materia di igiene».

IL CASO DI GARLASCO

La questione della fascia protetta entro i 500 metri dall’abitato era stata affrontata anche dal Consiglio di Stato, che lo scorso autunno aveva dato torto al comune di Garlasco, ribadendo quanto già stabilito dal Tar, ovvero che i Comuni non possono istituire ulteriori limitazioni rispetto a quelle previste dalle “distanze di rispetto” istituite dalla Regione.

I giudici del Consiglio di Stato aveva inoltre specificato che i piani urbanistici non sono idonei a disciplinare la materia degli spandimenti agricoli.

 

IL COMUNE DI DORNO STA VALUTANDO COME PROCEDERE

«Diversi Comuni – spiega il sindaco di Dorno Francesco Perotti  – in quegli anni avevano inserito la fascia protetta dei 500 metri. Il Tar, però, sta dando ragione alle ditte che hanno presentato i ricorsi, annullando i limiti posti dai Comuni. In questo momento, come amministrazione, stiamo ancora valutando cosa fare. Se andare in appello, o accettare la decisione. Va fatta una riflessione che tenga conto di vari aspetti, compreso quello economico, perché le spese legali da sostenere sono importanti».

Le criticità che ha rilevato il primo cittadino di Dorno in questi ultimi anni sono le stesse sollevate da molti amministratori locali: c’è una questione che si ripropone periodicamente, ed è quella legata alle molestie olfattive lamentate dai cittadini. E poi c'è il tema dei controlli. Le verifiche che possono effettuare i Comuni, attraverso la polizia locale, sono limitate e formali, riguardano soprattutto la correttezza della documentazione presentata e il rispetto degli orari in cui vengono effettuati gli spandimenti.

 

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