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Vigevano

La storia del Cascame: foto, testimonianze, disegni, amarcord

Oggi alle 10 s'inaugura la mostra, e alle 15,30 c'è la conferenza per parlare del quartiere

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

20 Aprile 2024 - 09:26

La storia del Cascame: foto, testimonianze, disegni, amarcord

via Matteotti com'era una volta

La storia di una fabbrica e di un intero quartiere, quello del Cascame, il più popoloso e (un tempo) vivace di Vigevano. L’evento di sabato 20 aprile non sarà semplice amarcord, ma ipotizzerà anche un possibile futuro della Cascami Seta, l’azienda-traino che chiuse a metà anni Ottanta dopo tanta agonia. L’ultimo patron, Giovanni Giavazzi, sarà presente coi suoi ricordi. Sempre lui ha permesso di recuperare una novantina di copie del poderoso volume “Cascamïn - Retrocronaca di cent’anni di storia al rione Cascame”, edito nel 2010 dall’oratorio che sarà disponibile in loco al prezzo di 25 euro.

Il luogo scelto è, per forza di cose, quello della sala cinema-teatro presso la chiesa di San Giuseppe, in viale della Libertà. Due fasi. Alle 10 si inaugurerà la mostra di scatti raccolti dalla Società Fotografica Vigevanese, gigantografie divise nelle sezioni “ieri” e “oggi” e dei disegni di alunni delle elementari De Amicis e delle medie Robecchi, appartenenti all’istituto comprensivo di Viale Libertà.

L’incontro pubblico sarà dalle 15,30. Due ore circa coordinate dalla professoressa Elena Gorini, insegnante di lettere e appartenente al circolo Acli “Dalmazio Verlich”, che organizza insieme a parrocchia, ReteCultura e Fondazione Piacenza e Vigevano col patrocinio del Comune. I relatori sono il parroco, don Paolo Nagari, l’architetto e docente del Casale Laura Nizzoli, lo scrittore e storico Adriano Ballone, il giornalista Filippo Caserio, la dirigente scolastica Giovanna Montagna. Verrà proiettato un filmato realizzato anche col drone da Caserio e alcuni studenti. La mostra fotografica sarà poi visitabile anche domenica 21 aprile e, su appuntamento, per le scolaresche fino al 16 maggio.

«La vicenda del Cascame – hanno anticipato i relatori durante la presentazione delle iniziative, lunedì nella sala cinemateatro parrocchiale – è emblematica e rispecchia quella di tutta la città. In una zona completamente agricola di orti e cascine, la famiglia Bonacossa spinse alla costruzione dell’impianto con l’arrivo dell’acqua tramite canali. Poi ecco le donne del territorio, attirate qui dopo la crisi del lavoro agricolo manuale dovuta all’avvento dei macchinari, e le suore per gestire il convitto». Un quartiere che brulicava di vita anche dopo la chiusura della Cascami Seta, che rimane comunque un esempio di archeologia industriale da recuperare. Adesso, da 15 o 20 anni, le saracinesche qui sono quasi tutte chiuse, l’atmosfera malinconica, a volte degradata. Rivangare i bei tempi che furono, parlare del futuro, coinvolgere la gente potrebbe essere un ottimo trampolino di rilancio.

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