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25 aprile in Castello. Il sindaco Ceffa: "Sbagliata la censura Rai contro Scurati"

Le celebrazioni della Festa della Liberazione. Il discorso del primo cittadino e quello di Edoardo Casati a nome dell'Anpi

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

25 Aprile 2024 - 17:18

VIGEVANO - I rintocchi delle campane della Torre del Bramante, dopo decenni di silenzio, hanno sottolineato la posa delle corone alle lapidi dedicate ai partigiani e agli antifascisti fucilati nel cortile del Castello tra il 1943 e il 1945. Questa mattina si sono svolte le celebrazioni per la Festa della Liberazione dal nazifascismo.

Dopo gli omaggi ai caduti, l'inno nazionale cantato da tutti i presenti, è arrivato il momento dei discorsi. Il sindaco Andrea Ceffa è andato subito dritto al punto delle polemiche che hanno accompagnato la settimana precedente il 25 aprile, con la censura applicata dalla Rai al  monologo dello scrittore Antonio Scurati. "E' stato un errore - ha detto il primo cittadino - in primo luogo perché va difesa la libertà di espressioneOggi siamo qui a celebrare il 25 aprile, a ricordare i valori di democrazia e di libertà ed è giusto che tutti possano esprimere il proprio pensiero, anche quello più critico, più fastidioso. Quindi io credo che da questo punto di vista, se così poi è avvenuto, ci sia sia stato un errore commesso da qualche solerte dirigente della Rai".

"Vorrei però - ha aggiunto Ceffa, che il 25 aprile non fosse solo un ancoraggio al passato. Mai dimenticare la storia, ma rimanere ancorati è diverso: è continuare a discutere non guardando al futuro ma continuando un confronto ideologico che oggi non è più necessario. Libertà e democrazia devono valere in tutti i casi: è grave ad esempio impedire che qualcuno parli in un'università al grido di 'fuori i sionisti'. Ci sono paesi come l'Iran dove un rapper viene condannato a morte per impiccagione per avere difeso la protesta delle donne: oggi il nostro compito è difendere libertà e democrazia dove questa viene violata, questo è guardare al futuro, rispettando i valori che hanno permesso la Liberazione del nostro Paese".  

Dopo il sindaco un breve saluto del consigliere regionale Andrea Sala, che per un decennio, nelle sue vesti di primo cittadino di Vigevano, ha tenuto i discorsi del 25 aprile dal palco del cortile del Castello. "Ritengo che se noi tutti oggi siamo qui e siano tanti, si tratti di una prova di maturità. Per noi italiani l'uscita dal totalitarismo rappresentò una grande lezione. Viviamo in un mondo in cui anche le potenze mondiali impongono livelli di democrazia molto bassi, mentre per noi si tratta di un valore ancora altissimo, che continua a guidarci, con grande consapevolezza".

A nome dell'Anpi ha parlato Edoardo Casati. "Vi invito ad alzare la testa, a guardarvi in torno, a leggere le targhe con i nomi e soprattutto le età di quei giovani morti per la nostra libertà. Età giovanissime, la resistenza era anche questo: ragazze e ragazzi, 17,18,19,20 anni. Spesso quando si parla del passato e si “inciampa” in età così giovani viene facile lanciarsi in giudizi affrettati: ragazzi idealisti. Incoscienti del pericolo a cui andavano incontro. Pedine ignare di un gioco più grande di loro. Qualcuno queste cose, ancora oggi, le pensa. E’ l’incapacità del nostro tempo, l’incapacità di sognare e di credere di poter realizzare anche ciò che si vede come lontano e quasi irraggiungibile", la prima riflessione proposta dal giovane oratore. 

La seconda ha riguardato la presunta inutilità della Resistenza, la convinzione che l'Italia sarebbe stata facllmente liberata dagli Alleati: "I partigiani, da soli, in tutta Italia, tennero impegnate, fino all’ultimo, ben 7 divisioni tedesche (che erano anche aiutate dai traditori fascisti italiani); parliamo di 7 divisioni che, se fossero state destinati ad altri luoghi, è parere unanime di tutti gli storici, avrebbero prolungato la guerra per mesi e mesi. La seconda risposta è meno storica e più alla portata di tutti (ed è quella che, secondo me, incarna parte dei “perché” di questa giornata) ed è la seguente: anche se così fosse? Anche se l’apporto della resistenza non fosse stato militare ma solo “morale” anche solo questo ci basterebbe a capire che è per la Resistenza, solo e soltanto per la Resistenza, che l’Italia potè salvarsi la faccia come paese, evitando di venire additato, dalle altre nazioni, come lo stato fascista connivente. Ed è anche questo il significato vero dell’associare la parola resistenza alla parola “patria” (che oggi viene infangata da niente di meno che gli eredi dei fascisti). La resistenza ha salvato la patria, punto".

La terza riflessione di Casati, invece, parte da una frase dello scrittore Andrea Camilleri che in una intervista andata in onda 5 anni fa diceva: “il fascismo è un virus mutante, vale a dire che in Italia si è manifestato con una dittatura ma, proprio per questa sua proprietà, può anche non essere una dittatura. Il fascismo non è altro che una vera e propria mentalità”. A questo proposito Casati ha ricordato anche eventi locali: "Nella nostra città abbiamo assistito recentemente ad atti vandalici ai danni della sede della nostra associazione e quella di Rifondazione, entrambe le sedi sono state vandalizzate attraverso la rimozione delle targhe che segnalavano la presenza delle stesse e anche attraverso frasi inneggianti al fascismo e al nazismo; ad una lettera anonima  recapitata al nostro presidente Salvatore Marrano, una lettera anonima contenente minacce di morte e foto di Mussolini; ad una consigliera comunale (tutt’ora ancora in carica) che si permette di definire, pubblicamente, i partigiani “briganti”. Questi fatti, tutti questi fatti, hanno un nodo inscindibile. Un nodo che passa dall’indifferenza e arriva direttamente a chi infanga la storia facendo del bieco revisionismo. A chi si nasconde dietro la libertà di espressione per portare avanti, con azioni e parole, quelli che sono gli strascichi di quel ventennio oscuro". 

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