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Vigevano

L'influencer Cannadoro e il nuovo libro: si parla di disabilità e amore per la famiglia

S'intitola "Due come noi tre", è la sua quinta pubblicazione

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

31 Maggio 2024 - 16:59

L'influencer Cannadoro e il nuovo libro: si parla di disabilità e amore per la famiglia

Una nuova lettera d’amore alla sua famiglia. Francesco Cannadoro, scrittore, che ha vissuto per tanto tempo a Vigevano ed è una star social, torna col libro “Due come noi tre”. Ossia lui, la moglie Valentina Sangaletti e il piccolo Tommi, diventati celebri dopo l’esordio “Diario di un padre fortunato”, stesso titolo della prima pagina social.

«Questo libro - spiega l'autore - è una nuova lettera d’amore alla mia famiglia, e un manuale sull’arte dello "sticazzi", fondamentale per sopravvivere, ancora di più se di mezzo c’è la disabilità di un figlio. Non voglio insegnare niente a nessuno, ma condividere, perché la conoscenza è alla base dell’inclusione. E, a oggi non è che se ne sappia poi molto di disabilità e di tutto quello che le gira intorno, altrimenti il mondo sarebbe diverso. Ammesso che non la si viva in prima persona, chiaro. In quel caso, in questo libro potreste trovare quel conforto che deriva dalla consapevolezza di non essere soli. Magra consolazione, ma meglio di niente, in attesa di tempi migliori».

Sei uno scrittore prolifico: come trovi sempre l'ispirazione per proporre qualcosa di nuovo, e gli editori?

«Quando si tratta di libri autobiografici, come questo e altri tre prima di esso, è abbastanza che ci sia qualcosa da raccontare, la voglia mi viene dalla necessità di farlo. Spero, con il mio lavoro, di smuovere qualcosa. Cerco di fare la mia parte, magari non direttamente per mio figlio, perché i cambiamenti hanno bisogno di tempo e noi non ne abbiamo abbastanza per godere di eventuali effetti, ma qualcuno ne godrà. O almeno ci credo. Quando scrivo romanzi, invece (al momento solo uno, ma il prossimo sarà il secondo), nasce tutto dal bisogno di raccontare qualcosa di specifico, che magari non vivo in prima persona, ma conosco bene perché fa parte del mondo che vivo o che ho vissuto. Ci sono cose che vanno dette e io, che nel tempo mi sono costruito un gran bel megafono, ho il dovere di dirle».


Come pensi sia cambiato il tuo modo di raccontare dal primo libro ad oggi?

«C’è innanzitutto più consapevolezza sul tema. Nei primi libri c’erano più domande che risposte. Ad oggi, almeno per quanto concerne le cose che ci riguardano da vicino, ho alcune risposte e le riporto. Ma c’è da tenere presente che, quando si parla di disabilità, non esistono risposte univoche. Ognuno deve trovare le proprie. Sentire quelle degli altri, però, può portare sulla strada giusta. Per questo continuo a scrivere e a confrontarmi.
Poi, più scrivi e meglio lo fai. Al di là dei gusti personali sullo stile, che sono sacrosanti, l’allenamento è perfezionamento. Io, per fortuna, ho uno stile leggero, scorrevole, mi piace scherzare, difficilmente faccio sermoni lunghi pagine. E questo, se consideriamo la soglia media di attenzione del pubblico di oggi (per qualunque media), mi aiuta a vendere qualche libro in più.
Non sono Kant e tantomeno Dante, ma nemmeno voglio esserlo. Io voglio essere, prima di tutto, accessibile. Prediligo la fruibilità del messaggio alla gloria del mio nome».

Cosa hai imparato muovendoti nel mondo dell'editoria e delle presentazioni pubbliche? Intendo, anche i tuoi rapporti coi lettori.

«L'editoria nel nostro paese non è esattamente nel suo periodo migliore. La gente legge poco. Fruiamo di contenuti sempre più immediati, andiamo avanti a slogan. L’approfondimento è cosa per pochi. Scrivere libri non è poi così redditizio, considerate queste premesse. Se poi ci mettiamo il fatto che gi editori spesso preferiscono pubblicare qualcuno che non sa scrivere ma ha un seguito che assicura qualche copia senza sforzo, piuttosto che persone che abbiano davvero qualcosa da dire e sappiano metterlo su carta, abbiamo la situazione completa. Io per fortuna mi sono costruito la mia nicchia di affezionati in anni di divulgazione sui social, e ad ogni libro, grazie all’affetto di chi mi legge e al loro passaparola, questa nicchia cresce un pochino.
Le persone sono importanti, e quando mi viene proposto un incontro, se ci sono le condizioni, accetto sempre. Dal vivo ci si guarda in faccia, si ha modo di sviscerare, perché chi viene a vederti dal vivo è realmente interessato, ci mette del suo. È come il contenuto speciale che c’era in certi dvd, ma applicato ai libri».

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