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Come sarà il mercato coperto: le immagini. Nuova pavimentazione e pensilina

Resta aperto il caso delle piante che dovranno essere eliminate: le radici intaccano la soletta del Naviglio. Gli ambientalisti contestano

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

18 Luglio 2024 - 11:30

Come sarà il mercato coperto: le immagini. Nuova pavimentazione e pensilina

VIGEVANO - Svelato il nuovo volto del Mercato coperto. L’area di via Rocca Vecchia rappresenterà, da metà ottobre in poi, l’approdo di quasi cinque anni di lavori di consolidamento lungo tutto il percorso interrato del Naviglio Sforzesco, a partire dalla zona delle Poste fino a piazza S. Ambrogio. Resta quindi solo quest’area, pavimentata in calcestruzzo, con una pensilina ormai obsoleta e che negli anni ha modificato radicalmente la sua natura: da mercato vero e proprio a zona della movida, con l’apertura di diversi locali.

Mercoledì il sindaco Andrea Ceffa ha svelato il progetto, che comporta una riqualificazione di tutta l’area, come spiega lo stesso primo cittadino: «Il progetto di fattibilità approvato dall’Amministrazione Comunale, affidato allo “Studio oddolopez architetti”, inserisce questo intervento all’interno di una visione più estesa di riqualificazione e valorizzazione dell’intero tratto che costituisce un corridoio di collegamento pedonale dell’area della Stazione Ferroviaria con l’ingresso alla Cavallerizza del Castello e al cuore del centro storico».

LE SIMULAZIONi GRAFICHE CONTENUTE NELLO STUDIO DI FATTIBILITA'

L’aspetto che assumerà l’area è visibile nelle simulazioni grafiche quisotto. I lavori, che come detto inizieranno dalla seconda metà di ottobre dureranno circa tre mesi e in parte saranno finanziati con 300 mila euro messi a disposizione dai privati: l’intervento sulla riqualificazione del marciapiede, infatti, fa parte delle opere in compensazione concordate con gli operatori che hanno realizzato il polo commerciale di via El Alamein-cascina Colombarola.

«È stata prevista - così viene descritto lo studio di fattibilità progettuale - una nuova pavimentazione che sarà realizzata in lastre di porfido a spacco e una nuova copertura, realizzata secondo criteri architettonici e tecnologici innovativi, che presenta requisiti di insonorizzazione in grado di attenuare il disturbo acustico prodotto dai pubblici esercizi presenti nell’area. Saranno inoltre salvaguardati gli stalli destinati al parcheggio delle auto e i marciapiedi saranno adeguati alla normativa vigente e resi più fruibili».

IL CASO ALBERI

A essere sacrificati saranno tutti o quasi gli alberi che oggi fiancheggiano il marciapiede, una dozzina di piante che, secondo le rilevazioni tecniche, sono all’origine del «deterioramento che compromette la stabilità dell’attuale copertura». Rispetto ai lotti già realizzati, quello di via Rocca Vecchia «si distingue dalle situazioni precedenti per la penetrazione delle radici degli alberi che fiancheggiano il tratto e che, nel tempo, si sono sviluppate compenetrando la soletta in calcestruzzo e rendendo di conseguenza inevitabile la loro sostituzione».

LA LETTERA: SALVIAMO QUEI TIGLI 

«Se quegli alberi hanno resistito alla dura prova della tempesta del 26 agosto 2023, quale altra dimostrazione di resistenza e sicurezza devono dare?» Fausto Pistoja, dell’Oasi Lipu Bosco del Vignolo si schiera con toni accorati contro l’abbattimento dei tigli in via Rocca Vecchia. «Le radici di quegli alberi- scrive - affondano nella terra presente fra il naviglio e la strada, magari infilandosi sotto la strada stessa, ma più probabilmente sviluppandosi lungo le pareti del naviglio in modo da assorbirne l’umidità per capillarità. Ma certamente non sotto la piastra di cemento del mercato coperto, dove non c’è terra, non c’è acqua, non c’è vita. Davvero pare che, in questa sciagurata città, il verde urbano sia visto più come un problema che non come un elemento di bellezza, un arricchimento della città stessa».

Il testo completo della lettera

Non c'è mai pace per gli alberi e per il verde pubblico di Vigevano! Veniamo a conoscenza, prima per sentito dire e poi dalla stampa locale, che il progetto di riqualificazione del Mercato coperto dovrebbe interessare, cioè danneggiare, quei bellissimi tigli che costeggiano il naviglio e la Via Rocca Vecchia. Davvero non se ne capisce il motivo, davvero pare che, in questa sciagurata città, il verde urbano sia visto più come un problema che non come un elemento di bellezza, un arricchimento della città stessa. Basta guardare il penoso trattamento di capitozzatura (che per inciso sarebbe vietata dalla legge!) e taglio cui le nostre povere piante vengono sottoposte regolarmente, magari per dare soddisfazione alle lamentele di chi nulla sa di piante, ma magari si affaccia su un viale e, invece di godere della sua bellezza, della sua freschezza, della gioia degli uccelli che su quegli alberi si posano o ci fanno il nido, invece di tutte queste positività reali preferisce pensare al peggio, alle negatività molto teoriche e solo lontanamente potenziali. 

 Parliamo dei tigli di Via Rocca Vecchia. Non ho avuto tempo (e chi ce l'ha?) di fare una indagine in Archivio Storico, ma magari un vecchio lettore che ama la città potrà confermare che quegli alberi hanno diversi decenni di vita, probabilmente 60/70 anni, e che quindi sono lì da prima di molti di noi. Già questo dovrebbe essere sufficiente per trattarli come tali, come nostri vecchi compagni di vita a cui riservare rispetto. Ma al di là del rispetto che si deve ad ogni essere vivente (siamo anche vicini al palazzo vescovile, e viene da pensare: ma la lezione di San Francesco non l'ha imparata nessuno?) il fatto è che i tigli...non crescono nell'acqua del naviglio! E neppure si nutrono dei mattoni di cui sono costituite le sue pareti. Le radici di quegli alberi affondano nella terra presente fra il naviglio e la strada, magari infilandosi sotto la strada stessa, ma più probabilmente sviluppandosi lungo le pareti del naviglio in modo da assorbirne l'umidità per capillarità. Ma certamente non sotto la piastra di cemento del mercato coperto, dove non c'è terra, non c'è acqua, non c'è vita. Quindi...se l'amministrazione comunale vuole rifare la tettoia e la copertura del naviglio (un'idea su cui non discuto qua, ma che meriterebbe dibattiti e studi approfonditi sulla tipologia di struttura che si va ad eliminare e su ciò che si vuole posizionare: potrebbe essere l'occasione per mettere pannelli fonoassorbenti sotto la tettoia e ove possibile, in modo da ridurre il disagio sonoro provocato dalle attività commerciali presenti), se il lavoro edile deve essere fatto, lo si faccia. Ma che questa non sia la solita scusa (come altrove successo) per eliminare degli alberi che ci accompagnano da una vita e potrebbero farlo per molti decenni ancora. Perché se quegli alberi hanno resistito alla dura prova della tempesta del 26 agosto 2023, quale altra dimostrazione di resistenza e sicurezza devono dare?!

A chi, dopo le tempeste della scorsa estate, ha sviluppato una insana dendrofobia (paura degli alberi) ricordiamo che nel 2023 sulle strade italiane ci sono stati più di 160mila incidenti con 3159 morti (!) ma non abbiamo visto svilupparsi la paura verso le auto e i camion...nessuno si sogna di chiedere di eliminare tutte le auto dalle nostre strade...

Al contrario, seppure i numeri di morti per colpa di alberi schiantati si contano sulle dita di una mano, ecco che gli alberi diventano 'assassini', diventano facili vittime di una caccia alle streghe senza senso. La prima regola in caso di vento forte e tempesta è che non si va nel bosco, è semplice. La stessa regola andrebbe applicata anche in città, altrettanto semplicemente. Ma i cittadini finti amanti del 'verde' non hanno più alcun contatto con le regole della Natura, sono arroganti e spocchiosi, per cui piuttosto di usare il 'grano salis' preferiscono eliminare gli alberi di città, che tanti servizi ecosistemici gratuiti ci forniscono. 

Che è un po' come tagliare il ramo su cui si sta seduti.

 

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