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LA NEO-PRIMARIA DI OSTETRICIA

«Ritrovare l'orgoglio di nascere a Vigevano»

La dottoressa Elisabetta Venegoni: vogliamo recuperare le tante mamme che vanno a partorire altrove

Claudio Bressani

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claudio.bressani@ievve.com

18 Luglio 2024 - 14:31

Elisabetta Venegoni

La neo-primaria di Ostetricia, Elisabetta Venegoni

Rilanciare il punto nascite dell’ospedale facendo ritrovare ai vigevanesi l’orgoglio di una carta d’identità con scritto «nato/nata a Vigevano». È in sintesi il programma della dottoressa Elisabetta Venegoni, da un mese neo-primaria di Ostetricia e Ginecologia, una struttura complessa che negli ultimi 10 anni ha cambiato 5 tra responsabili titolari e facenti funzione. Nominata a marzo, ha preso servizio il 17 giugno.

Ora il suo arrivo, visti l’entusiasmo con cui sta affrontando l’incarico e l’età, 59 anni, dovrebbe dare finalmente una guida stabile e duratura. Il punto nascite, arrivato a 732 parti nel 2018 dopo la chiusura del Beato Matteo, nel 2023 si è fermato a 451, sotto la soglia di 500 che potrebbe metterne a rischio il mantenimento. Eppure ogni anno nascono circa 400 bimbi vigevanesi, numero che sale a 800 considerando solo i dieci comuni lomellini maggiori. Ma quasi metà delle mamme sceglie di rivolgersi altrove. E lo sa bene la dottoressa Venegoni, che era responsabile della Patologia ostetrica al Fornaroli di Magenta, un ospedale oggi da circa mille parti l’anno (in passato erano anche 1800), di cui una buona fetta provenienti da Vigevano e Lomellina. I primi da riportare “a casa”.

«Molte mamme – dice – vengono qui per visite ed ecografie, ma poi vanno a partorire altrove. Ho chiesto loro il motivo e la risposta più comune è: perché a Vigevano non c’è la terapia intensiva neonatale. Ma non è necessaria per un parto fisiologico, tanto che nel 30% dei casi classificati “gravidanza a basso rischio ostetrico” il percorso è tutto gestito dall’ostetrica, con il medico che interviene solo per l’ecografia, oltre che ovviamente a disposizione in caso di necessità. Qui c’è una struttura che può offrire un’assistenza adeguata per tutte le gravidanze “normali”, mentre è già previsto l’accentramento negli ospedali specializzati per quelle complicate, come i nati prima della 34a settimana o sotto i 2 chili. Ma sono solo il 3%».

Che situazione ha trovato a Vigevano? «Le strutture sono adeguate e l’equipe ottima, anche se i medici sono pochi (5 oltre a me invece di 10, aspettiamo un concorso dopo che l’ultimo è andato a vuoto) e molto affaticati. Lo staff ostetrico invece è quasi al completo. Offriamo servizi importanti come la partoanalgesia H24, che non c’è ovunque. Abbiamo la vasca per il parto in acqua, da sfruttare di più. Con più medici potremmo potenziare gli ambulatori». Intanto qualche segnale positivo c’è: al termine del primo semestre i nati sono stati 270.

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