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Politica
09 Agosto 2024 - 18:30
Da sinistra: le consigliere Elena Nai (Fratelli d'Italia) e Mara Fabrini (Forza Italia). Foto di Jose Lattari
Sulla carta doveva essere una seduta di routine, con all’ordine del giorno un solo punto – le variazioni al bilancio di previsione 2024-2026. Invece nel consiglio comunale di ieri sera a Gambolò è andato in scena l’ennesimo scontro politico. A far discutere sono state alcune dichiarazioni pronunciate dalla consigliera Mara Fabrini (Forza Italia), ora esponente della maggioranza, rivolte all’ex collega di partito Elena Nai (Fratelli d’Italia). Questioni che riguardavano dinamiche interne al circolo locale di FdI, e che avevano poi portato Fabrini ad abbandonare il gruppo in forte dissenso e ad aderire a Forza Italia. Affermazioni, le sue, che ora però rischiano di avere anche conseguenze penali, perché la consigliera Nai annuncia di essere pronta a presentare una querela per diffamazione. Intanto, già nelle scorse ore Nai ha fatto formale richiesta di accesso agli atti per poter visionare le registrazioni della seduta di giovedì (che al momento non risulta pubblicata on line). La consigliera Mara Fabrini al momento preferisce non rilasciare dichiarazioni, come le hanno consigliato i suoi avvocati, contattati nelle scorse ore per valutare a sua volta eventuali azioni legali.
NAI: «UN TEATRINO, MAI COSI’ IN BASSO»
«Ieri sera – dichiara la consigliera Nai – ho dovuto assistere, mio malgrado, ad un teatrino costruito a distanza di oltre un anno su questioni politiche che non sono attinenti alle competenze del consiglio comunale. Mi sono vergognata per i toni e per i contenuti. Non ho replicato, non ho battuto i pugni sul tavolo, come asserisce il sindaco, ma ho chiesto con forza al presidente del consiglio di porre termine allo scempio, che si stava consumando in consiglio comunale, dicendo che se non avesse concluso me ne sarei andata immediatamente. Mi sono vergognata per tutti quelli della maggioranza che hanno taciuto, e per Fabrini e il sindaco che hanno parlato. Il consiglio comunale a Gambolò non è mai sceso cosi tanto in basso».
IL SINDACO REPLICA
Il sindaco di Gambolò Antonio Costantino difende la possibilità che la consigliera Fabrini ieri sera chiedesse e ottenesse la parola in aula per chiarire la propria posizione politica: «È compito del presidente del consiglio dire se certi argomenti siano, o meno, attinenti al consiglio – afferma il primo cittadino – la consigliera Nai dimentica tutte le volte in cui ha chiesto di prendere la parola in aula rivendicando il suo diritto di espressione, anche se in quel momento erano argomenti estranei a quelli trattati nei punti all’ordine del giorno. Un comportamento, quello della consigliera Nai, che avevo più volte richiamato nel periodo in cui svolgevo anche il ruolo di presidente del consiglio. Giovedì la consigliera Fabrini ha semplicemente spiegato i motivi che l’hanno portata a lasciare il gruppo di Nai. Quanto alla maggioranza, non c'è proprio niente di cui vergognarci».
GLI ALTRI CONSIGLIERI DI MINORANZA
Il gruppo di minoranza “SìAmo Gambolò” ha preso posizione duramente rispetto a quanto successo: «Facciano nomi e cognomi e portino le faide personali fuori dal consiglio comunale. Le vostre beghe con Nai non ci riguardano», scrivono su Facebook.
La consigliera Helena Bologna, esponente di Forza Italia che ha aderito al gruppo “Obbiettivo comune” di Nai, dichiara: «Nonostante non fossi presente in consiglio comunale per motivi lavorativi, sono stata chiamata da più cittadini e cittadine gambolesi che mi hanno riferito quanto accaduto ieri. Penso che la politica, come ho detto più volte, sia deceduta a Gambolò. Politica è fare il bene Comune. Politica è buon senso e quando si va oltre la linea di confine di quanto sopra citato, si cade nella trappola del malcostume. Come consigliera, donna e individuo mi dissocio da quanto detto in consiglio dalla consigliera di maggioranza Fabrini e prendo le distanze da un comportamento dannoso nei confronti dell'immagine di Elena Nai. Quanto scritto sui social media da rappresentanti politici della città – conclude Bologna – mi fa pensare che il tasso di livore sia ormai inaccettabile. Manifesto solidarietà a Elena in quanto donna e persona corretta. Inutile apporre dei cartelli contro la violenza sulle donne se poi in sede di consiglio comunale si tollerano comportamenti beceri nei confronti di una donna».
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