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L'INIZIATIVA DELL'ISTITUTO CASALE
28 Ottobre 2024 - 12:50
Uno dei tre gruppi di studenti premiati
Due settimane all’estero per lavorare e potenziare le competenze linguistiche in inglese, spagnolo, francese. Con la consegna dei diplomi ai partecipanti si conclude l'esperienza di "Casale Abroad": presso l’aula magna del seminario vescovile di Vigevano gli studenti che hanno partecipato a un percorso di lavoro-studio nel corso dell’estate sono stati premiati in presenza delle famiglie. L’istituto Casale ha visto l’impegno di 45 alunni e 6 docenti che hanno trascorso due settimane a Cannes in Francia ("La terra di Molière"), a Dublino in Irlanda ("La terra di Oscar Wilde") e a Benalmadena in Spagna ("La terra di Cervantes").
«Il Pon “Casale Abroad” aveva come duplice obiettivo migliorare le competenze linguistiche e consentire ai partecipanti di svolgere i Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) al di fuori dei confini nazionali – ha dichiarato il dirigente scolastico Elda Frojo – Mi sembra che i nostri ragazzi abbiano apprezzato e spero che anche le famiglie siano state contente di questa opportunità. Docenti, studenti, genitori: siamo riusciti a fare una cosa bella tutti insieme, come spesso avviene nel momento in cui la scuola va incontro alle esigenze dei ragazzi. Loro sono il nostro presente e il nostro futuro e mi sento abbastanza fortunata a essere rappresentata da giovani che, dovunque vanno, si fanno riconoscere nel bene, smentendo molti dei luoghi comuni sulla generazione Z».
Il primo gruppo a partire è stato quello francese, accompagnato dalle professoresse Anna Di Pleco e Anna Picardi. «E’ stato un momento di crescita personale e professionale – ha raccontato Giulia Bacaj, una delle studentesse – abbiamo imparato tante cose diverse e abbiamo affrontato sfide differenti. Alcuni di noi si sono trovati forse meglio al lavoro o in famiglia, altri invece hanno avuto difficoltà ad ambientarsi, ma è stato proprio tutto questo a farci crescere».
La seconda comitiva è quella partita alla volta dell’Irlanda, sotto la guida delle proferrosesse Laura Bazzan e Maria Cristina Remus, e ha vissuto un’esperienza più di studio che di lavoro perché «in Irlanda non esiste qualcosa di paragonabile ai Pcto», hanno spiegato le insegnanti. «La nostra esperienza con le famiglie ospitati è stata meravigliosa – ha spiegato la studentessa Ibrahim May – ci hanno capiti e hanno fatto loro le nostre esigenze. Forse le nostre culture sono troppo diverse e sono due mondi diversi, ma siamo riusciti a comprenderci e ci siamo sentiti quasi a casa. E’ stato importante per rendere quest’esperienza positiva».
Il terzo gruppo è stato impegnato in Spagna e ha avuto modo di fare un piccolo tour dell’Andalusia accompagnato dalle professoresse Maria Mordenti e Stefania Rotundo, cui si è aggiunta la vice preside Maria Grazia Gioiosano. «Ho avuto la fortuna di lavorare al mare – ha ricordato Matteo Laverone – faceva caldo, ma mi è piaciuto molto perché lavoravo con i bambini. La famiglia ospitante è stata disponibile, abbiamo assaggiato tutti i piatti tipici, alla sera ci fermavamo con loro a giocare a carte».
Soddisfazione anche da parte delle insegnanti impegnate, che hanno rinunciato a due settimane di ferie per permettere agli studenti di vivere questa esperienza. «Alcuni continuano a chiamarci “tie” – hanno detto Mordenti, Rotundo e Gioiosano – perché si crea un legame, nei momenti di difficoltà o di gioia c’è una condivisione che non è scontata, ci ha stupito il desiderio dei giovani di stare con noi anche nei momenti di pausa, di confrontarsi e di conoscersi al di fuori del contesto scolastico. A noi piacciono anche in classe, ma fuori li vedi come sono». «Questa – hanno fatto eco Bazzan e Remus – è stata l’occasione anche per renderci conto dell’ottimo lavoro che hanno fatto le famiglie, in controtendenza rispetto a quello che raccontano le cronache dei rapporti scuola-genitori. C'è stato qualche inciampo, ma poi piano piano l'abbiamo risolto e anche qui i ragazzi sono stati bravi nel non incaponirsi o nel non scoraggiarsi, andando avanti in maniera seria e matura, spinti dalla curiosità di scoprire, vedere, visitare».
La dimensione lavorativa non è stata un “gioco”, ma un’attività vera e propria: «C’è chi doveva camminare un’ora per arrivare sul posto di lavoro – ha precisato Di Pleco – c’è chi è stato premiato dal datore di lavoro perché ha fatto un incasso record, chi è stato invitato a casa del “capo” perché si è creato un legame di fiducia, tanto che agli studenti era chiesto di fare cassa e maneggiare il denaro, con una forte responsabilizzazione».
Apprezzamento infine anche da parte delle famiglie: «Nostro figlio è tornato a casa stanco, ma entusiasta e sicuramente arricchito – ha commentato Cristina Castellini – il suo vocabolario in lingua straniera si è approfondito con parole che a scuola difficilmente avrebbe imparato e, nello stesso tempo, l’esperienza lavorativa è stata unica perché alla loro età non sono molte le occasioni di fare qualcosa del genere. Per l’impegno, la responsabilità che la scuola si è assunta, non posso che ringraziare il Casale».
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