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VIGEVANO
30 Ottobre 2024 - 16:51
Amarezza, delusione e un profondo, profondissimo senso di abbandono. Perché dalla Congregazione generale hanno decisamente messo una croce (e non in senso cristiano) sull’istituto delle suore Maddalene di corso Genova. Al punto che anche i necessari lavori di ordinaria manutenzione, unitamente a quelli urgenti per ripristinare le coperture di parte degli edifici danneggiati dal maltempo, non si possono eseguire. Nonostante siano arrivati i soldi dell’assicurazione: quei fondi, ci dicono dal convento di corso Genova, sono stati presi da Piacenza. E per Vigevano non c’è nulla. «Quei soldi sono stati prelevati dal conto corrente della nostra casa e sarebbero serviti per sistemare il tetto del pensionato dove si registrano infiltrazioni provocate dai guai causati dal maltempo. Già per ordine di Piacenza è stato chiuso il convitto, così tante ragazze, tutte insegnanti provenienti dal Sud che ancora in queste settimane si sono rivolte a noi per avere un alloggio per i pochi mesi di supplenza e in difficoltà per trovare un alloggio in affitto per un breve periodo, non sappiamo come abbiano risolto la loro situazione. E noi ci troviamo con una casa vuota, che necessita di interventi di manutenzione per non peggiorare ulteriormente la struttura, senza i soldi necessari per effettuare i lavori».
Le suore rimaste all'istituto di corso Genova a Vigevano
Non solo. «Si sta avvicinando l’inverno, abbiamo molte tapparelle rotte, ma siamo nell’impossibilità di chiamare le ditte per le riparazioni perché, ci dicono, da Piacenza hanno ricevuto l’ordine di non venire da noi. Qualcuno ci ha detto che sta ancora aspettando da tempo il saldo delle fatture per lavori effettuati in passato. Non siamo libere di chiamare quando abbiamo bisogno perché qualcuno ha detto loro che intanto questa casa verrà chiusa».
Amarezza e delusione. «Non è giusto quello che si sta facendo. La nostra casa - dicono sempre dal convento di corso Genova - ha ricevuto varie eredità da benefattori di Vigevano. E ci fa molto male vedere la nostra casa in difficoltà con tutto quello che ha fatto e sta ancora facendo, la città per noi. Abbiamo sempre aperto la nostra porta a tutti. Abbiamo accettato di ospitare tante realtà, gratuitamente, ma spesso ci troviamo a non essere noi i padroni, a non avere voce in capitolo perché ci dicono che loro hanno accordi con la Congregazione generale. Ci sentiamo ospiti a casa nostra. Sembra che non contiamo niente, che dobbiamo essere a disposizione 24 ore al giorno anche come portinai perché non hanno rispetto della nostra sicurezza. E, cosa assurda, ci sentiamo osservate ogni volta che entra ed esce qualcuno che viene da noi. Ci guardano dalla finestra. Forse qualcuno spera che la città ci abbandoni per essere loro i padroni di quella che è la nostra casa».
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