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l'intervista
31 Dicembre 2024 - 10:00
Marzia Segù, vice sindaco di Vigevano
VIGEVANO - «Ho assunto questo ruolo per senso di responsabilità. Ho dovuto ribaltare la mia vita e non lo avrei fatto se pensassi di dover solo mettere la mia firma su delle carte». Marzia Segù, vice sindaco della città dal 2022, da ormai un mese ha assunto le funzioni di sindaco pro tempore, viste le vicende giudiziarie che sta vivendo il titolare della carica, Andrea Ceffa, ai domiciliari e sospeso. Lei invece svolge il compito a tempo pieno e a modo suo.
Con Marzia Segù abbiamo discusso della situazione politica e di come questa giunta, anche “mutilata” del suo capo, intenda proseguire il mandato.
Vice sindaco, l’amministrazione è rimasta in carica grazie alla stampella offerta, sul bilancio 2025, dal gruppo dei tre consiglieri di Forza Italia che si colloca all’opposizione. Ma - di fatto - una maggioranza non esiste più. Come pensate di poter proseguire?
«Il contesto è indubbiamente difficile, ma mi lasci dire una cosa prima».
Prego.
«Credo di avere dimostrato in questo mese di avere maturato una grande esperienza in questi 4 anni da assessore, anche perché non mi sono mai solo occupata del mio orticello ma ho cercato di avere una visione d’insieme del lavoro della giunta. Tutto ciò però non sarebbe possibile senza un rapporto di grande affinità con i dirigenti e con la struttura comunale, che ha risposto con grande spirito di collaborazione, dopo lo shock degli arresti, reggendo allo scossone. Li voglio ringraziare. Al brindisi per gli auguri di Natale ho detto loro che so benissimo che noi amministratori siamo solo di passaggio e che sono il valore e il lavoro del personale a tenere in piedi questo ente».
Torniamo alla domanda iniziale e a questo vivere alla giornata cui vi costringe la situazione politica.
«Non vivo questa fase in maniera passiva. Alle forze politiche chiedo un’azione di responsabilità, di mettere da parte i personalismi e le posizioni di partito e far prevalere il senso civico. È un appello che vale per tutti, nel rispetto degli equilibri dei rapporti tra maggioranza e minoranza. Detto questo, tocca alle segreterie politiche assumere delle decisioni».
Lei ha già citato più volte il “senso di responsabilità”. Ma non lo sarebbe, più di ogni altra cosa, prendere atto della situazione, lasciare il campo libero e ridare la parola ai cittadini?
«Il mandato che la città ci ha dato nel 2020 non è venuto meno. C’è una vicenda giudiziaria che farà il suo percorso e vedremo come andrà a finire. Nel frattempo, fino a che ci sarà modo, cercheremo di portare a termine la partita, di giocarla fino in fondo».
Ma potrebbe non dipendere da voi, visto che ogni provvedimento portato in consiglio comunale ha bisogno di un “aiutino” per essere approvato.
«Lo so bene, devono esistere le condizioni politiche. Noi non vogliamo abbandonare la città, vogliamo portare a termine i progetti avviati. Dobbiamo affrontare anche questioni delicate come la pulizia della città, problema sul quale dobbiamo essere sul pezzo. Nel frattempo abbiamo accolto con favore l’atteggiamento dei tre consiglieri che hanno abbandonato l’aula permettendo l’approvazione del bilancio. Nel futuro vedremo che linea seguiranno. Intanto io sto dando grandi segnali di apertura sui grandi temi, ad esempio convocando la conferenza di tutti i capigruppo consiliari sulla questione ospedale. E così sarà anche su altro, cercheremo di condividere il più possibile ogni decisione».
Tutti i progetti avviati con i fondi Pnrr e nel piano Vigevano.inc sono in fase di realizzazione, sono in mano ai tecnici e faranno il loro percorso. In realtà ad essere del tutto aperta è la stesura del nuovo Pgt.
«Per questo ho voluto incontrare nei giorni scorsi i progettisti e fare un excursus su tutti i contenitori della città, come Castello, ex palazzo di giustizia. A loro poi ho chiesto di darmi una sorta di traccia tematica che possa fungere da “titolo” al nuovo Pgt, che ne sintetizzi la visione. Una narrazione di questo Piano che possa essere compresa dai cittadini, che dia loro modo di vedere qualcosa che oggi non c’è ma ci sarà».
Ci pare che il programma amministrativo non sia cambiato, ma su diverse questioni lei ha assunto posizioni che non sono affatto un copia-incolla di quelle che aveva preso il sindaco Ceffa. Su tribunale o ospedale, ad esempio, parlano i fatti. Partiamo dal primo: il discorso su un’utilizzo alternativo dell’immobile è stato sempre lasciato fuori dal dibattito per non danneggiare la battaglia per riavere il tribunale.
«La battaglia per la riapertura del tribunale è sacrosanta e deve essere proseguita. Ma dobbiamo considerare anche il destino di una struttura di proprietà comunale, di grande valore, che non può cadere a pezzi. Sono due cose che possono camminare in parallelo. Per questo credo che si debbano valutare delle opzioni di utilizzo alternative: vogliamo ritrovarci fra qualche anno senza tribunale e con il palazzo ormai diroccato?»
Passiamo al capitolo sanità. L’idea del nuovo ospedale, cavallo di battaglia degli scorsi anni, sembra essere finita in soffitta.
«Bisogna essere flessibili. Ci troviamo con una delibera della giunta regionale che parla espressamente di finanziamenti destinati alla rigenerazione delle strutture. Volenti o nolenti dobbiamo seguire questa linea. Ovviamente l’ideale sarebbe costruire un ospedale nuovo a servizio di tutto il territorio lomellino. È un tema su cui ho voluto discutere con il direttore generale di Asst e con i sindaci di Mortara e Mede perché tutta la zona deve essere coinvolta, in particolare i due centri dove esistono già delle strutture ospedaliere».
Ha fatto cenno prima alla necessità di una città più pulita. È una tirata d’orecchie a Asm Isa?
«No, affatto. Su questo tema abbiamo imboccato la direzione giusta, eliminando le campane del vetro. Lo stesso avverrà con i cassonetti del verde. Ma dobbiamo lavorare più a fondo sulla sensibilizzazione dei cittadini riguardo alla raccolta differenziata, che deve ottenere risultati migliori».
Dica la verità: sta pensando già al prossimo quinquennio, al suo futuro politico?
«Direi che non è proprio il momento di parlarne».
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