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VIGEVANO IN CONTROTENDENZA

Sorpresa: i nati in ospedale tornano a crescere

Nel 2024 sono nati 458 bimbi, +1,3%. E diminuiscono i cesarei

Claudio Bressani

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claudio.bressani@ievve.com

09 Gennaio 2025 - 15:30

Elisabetta Venegoni

La primaria di Ostetricia e Ginecologia, Elisabetta Venegoni

Dopo aver preso servizio in ospedale il 18 giugno scorso le sue prime dichiarazioni furono nel senso di far riscoprire ai vigevanesi «l’orgoglio di nascere qui», nella loro città. Dopo sei mesi i primi dati sembrano dare ragione, seppur ancora timidamente, alla dottoressa Elisabetta Venegoni, neo primaria di Ostetricia e Ginecologia, e alla sua equipe. Il bilancio delle sale parto al 31 dicembre 2024 parla di 458 bambini nati a Vigevano.

Il dato supera, anche se solo di 6 unità, il numero del 2023, che aveva rappresentato il minimo storico da quando all’inizio 2018 fu chiuso il punto nascite all’istituto clinico Beato Matteo. La “ripresina” sembra poca cosa, l’1,3% in più, ma bisogna leggere il dato alla luce di quello che avviene in tutto il resto d’Italia, dove la denatalità continua inesorabile dal 2008 e in 15 anni ha portato a un crollo delle nascite del 34%. L’andamento del 2024 non fa eccezione: secondo l’Istat tra gennaio e luglio, ultimo aggiornamento disponibile, sono venuti alla luce a livello nazionale 4600 bimbi in meno, con un calo del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Tutto lascia supporre una tendenza molto simile a fine anno.

La dottoressa Venegoni – che ha preso il posto del primario facente funzione Giovanni Marchitelli, andato in pensione il 12 marzo – era arrivata a Vigevano proprio con l’obiettivo principale di rilanciare il punto nascite. Veniva da Magenta, dove dal 1° febbraio 2018 era responsabile della struttura semplice “Patologia ostetrica e gestione sala parto”. E il Fornaroli è uno di quelli ai quali da tempo si rivolge un gran numero di mamme vigevanesi e lomelline che ora la primaria ha la missione di “riportare a casa”.

Negli ultimi sette anni in ospedale i parti sono diminuiti del 29,5%. Nel 2017 erano 650, poi l’anno successivo, primo dopo la chiusura dell’Icbm, salirono a 732. Un fuoco di paglia, purtroppo: nel 2019 scesero a 592, poi a 535 nel 2020 e a 474 l’anno successivo. Nel 2022 si registrò un piccolo rialzo (484), per poi precipitare nel 2023 a quota 452. Ora si spera in una stabile inversione di tendenza.

Non c’è solo la quantità ma anche la qualità a certificare il buon lavoro svolto: «Abbiamo ottenuto – dice Venegoni – la riduzione dei cesarei primari, ossia per le mamme che partoriscono per la prima volta, passati dal 23% al 19%. La media nazionale è del 22,7% e l’indicazione è cercare di ridurli. I cesarei in travaglio sono scesi dal 16% al 12% mentre il 73% delle donne che avevano subito un primo cesareo e presentavano condizioni compatibili hanno accettato di affrontare il secondo parto vaginale. Mi ritengo soddisfatta di questi primi passi».

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