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Vigevano
15 Gennaio 2025 - 10:54
VIGEVANO - Domenica 13 gennaio 1985. Dopo due settimane di gelo a -15 gradi sotto zero, inizia a nevicare. Prima pochi fiocchi, che in poche ore si trasformano nella “nevicata del secolo”. Vigevano resta paralizzata, così come tutto il Nord Italia, dal Piemonte al Veneto. Strade impercorribili, marciapiedi sommersi di neve, qualche tetto sfondato, ossa rotte per le scivolate, scuole e anche diverse fabbriche chiuse.
Inizia così una settimana da incubo, esattamente quarant’anni fa. Chi c’era, ricorda bene quelle giornate. Da queste parti 70-80 centimetri di neve non si erano mai visti. Una situazione che mandò completamente in tilt tutti i piani anti neve di Comune e Asm, peraltro in un momento politico storico: proprio in quei giorni si consumava, infatti, la rottura definitiva dell’esperienza delle giunte “rosse” Pci-Psi (più i laici Psdi e Pri). Carlo Santagostino, trascorreva gli ultimi giorni di un comunista in fascia tricolore nella nostra città: stava per subentrare una nuova alleanza, sul modello del pentapartito nazionale, con il Dc Damiano Nigro primo cittadino.
«Mentre i politici pensano ai “cadreghini, la neve ci seppellisce», titolava l’informatore nella sua edizione di giovedì 17 gennaio 1985. Così veniva descritta la situazione: «Neve da tutte le parti: sul tetti delle macchine, sui marciapiedi, sulle strade, sugli abiti della gente, dentro alle scarpe dei pedoni. La Piazza Ducale, isola pedonale, è diventata un’isola bianca in cui le rare macchine che vi entrano per scaricare nel negozi le forniture abituali restano prigioniere della bianca e farinosa neve. Solo l’aiuto di braccia amiche riesce a tirar fuori i malcapitati dalla morsa bianca».
E a seguire le inevitabili polemiche sull’inefficienza della macchina pubblica, con Asm sotto accusa. La flottiglia di 6 spazzaneve e 2 ruspe «sono quasi del fantasmi che nessuno vede e che probabilmente sono stati sommersi da questa congiuntura». Finì anche la scorta di sale, diventato merce preziosa e praticamente irreperibile e poi recuperato con enormi difficoltà una settimana dopo con un carico da La Spezia. Solo a Garlasco il sindaco di allora, Giuseppe Morea, si era premunito con delle scorte che - a suo dire - avrebbe permesso di affrontare altre due nevicate simili.
Poi sono arrivate le ruspe delle imprese private ingaggiate dal Comune, che in piazza Ducale e in ogni angolo disponibile della città, crearono delle vere e proprie montagne. Ragazzini e giovani le usavano per lanciarsi con slitte vere o improvvisate. Una calamità si trasformò in gioco ed è forse l’aspetto che ancora oggi viene principalmente ricordato da chi all’epoca aveva 20 anni o giù di lì.
(Foto della gallery gentilmente concesse da Francesco Di Cataldo per Piazza Ducale; le restanti dall'archivio informatore vigevanese)
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