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A VOGHERA MENO DI UN PAZIENTE AL GIORNO

L'hotspot contro l'influenza è un flop

Intanto il contagio cresce e non è ancora arrivato al picco stagionale

Claudio Bressani

Email:

claudio.bressani@ievve.com

16 Gennaio 2025 - 08:00

L'hotspot contro l'influenza è un flop

L'ospedale di Voghera

La Regione ne ha vantato il successo citando il dato di 2209 accessi nei primi 18 giorni, dal 16 al 2 gennaio. Numeri che, a leggerli bene, testimoniano invece il mezzo flop dell’operazione hotspot epidemiologici. Ne sono stati aperti ben 25 in tutta la Lombardia, attivi sette giorni su sette dalle 20 alle 24. Basta fare i conti: la media è di 1,23 accessi ogni ora, neanche 5 per sera. L’intento è lodevole: fornire una risposta ai pazienti con sindromi respiratorie (influenza e affini) ed evitare che affollino i Pronto soccorsi. Peccato che l’iniziativa, avviata frettolosamente, è poco conosciuta e non copre adeguatamente il territorio.

I due hotspot più vicini alla Lomellina sono Abbiategrasso e Voghera. Nel primo caso il direttore generale ha riferito di 80 pazienti nelle prime due settimane. Molto peggio è andata a Voghera. L’Asst parla di «una ventina circa di accessi da metà dicembre a metà gennaio»: neanche uno a sera. Il tutto per un costo di 80 euro l’ora, la retribuzione in libera professione dei medici (di famiglia o di continuità assistenziale), oltre alle spese vive. Il progetto, avviato come sperimentale, dovrebbe terminare il 31 gennaio, ma l’Asst sta valutando la possibile apertura di hotspot anche a Vigevano e Pavia ed è alla ricerca di medici disponibili.

Intanto la diffusione dell'influenza sta crescendo. L’anno scorso l’incidenza era stata quasi doppia, ma in questo periodo aveva già raggiunto il picco e stava iniziando a scendere. Adesso invece, dopo un leggero calo nell’ultima settimana del 2024, probabile effetto della chiusura delle scuole, la curva è tornata a salire e il freddo più intenso di questi giorni potrebbe accentuare la tendenza. La diffusione in Lombardia risulta leggermente inferiore alla media nazionale: 10,17 casi per mille abitanti contro 11,32.

I dati sono i più aggiornati al momento disponibili, relativi alla prima settimana del nuovo anno, dal 30 dicembre al 5 gennaio. Sono contenuti nell’ultimo rapporto RespiVirNet dell’Istituto superiore di sanità, che li raccoglie da oltre un migliaio di medici di base-sentinella su tutto il territorio nazionale, un ampio campione che assiste circa il 3,8% della popolazione. Solo in Lombardia sono 230.

Nella settimana considerata si stima che siano stati a letto con l’influenza 667.500 italiani e che in totale dall’inizio della stagione ne siano state colpite 5 milioni 851 mila persone. I dati comprendono tutte le sindromi simil-influenzali, tra le quali l’influenza vera e propria rappresenta solo il 21,9%, con netta prevalenza del tipo A. Il resto è originato da virus diversi, da quello respiratorio sinciziale (Vrs) con il 6,9% al Rhinovirus con il 7,5% ad altri meno ricorrenti, compreso il Covid con il 2,6%.

In Lombardia nell’ultima settimana la diffusione di queste sindromi è passata da 9,9 a 10,17 casi per mille abitanti. Il contagio è più esteso tra i bimbi fino a 5 anni (20,53), meno per le altre classi: 10,01 per l’età scolare, da 5 a 14 anni, un po’ di più per gli adulti da 15 a 64 anni (11,97). Il minimo si registra tra gli over 65 (8,09), che sono i più vaccinati. La Regione ha comunicato che sono state superate le 2 milioni di somministrazioni: lunedì erano 2.000.184, in aumento di 133.900 rispetto allo scorso anno.

La diffusione delle sindromi simil-influenzali era stata bassissima per due inverni, il 2020-21 (quando non andò oltre l’1 per mille settimanale) e il 2021-22, come effetto collaterale dell’uso delle mascherine anti-Covid. Poi si era tornati ai livelli degli anni precedenti e anche più: nel 2022-23 il picco fu di 16 per mille e molto anticipato (inizio dicembre), l’anno scorso raggiunse il massimo storico da quando sono raccolti i dati nel 2009, con oltre 18 nell’ultima settimana dell’anno. Da quei livelli siamo ancora lontani, ma ora bisognerà capire se la tendenza s’invertirà.

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