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Lomello
19 Gennaio 2025 - 14:00
Forse sono ancora più buoni perché non si trovano sempre, ma soltanto in occasioni specifiche ed in alcuni periodi dell’anno. Anche dei biscotti possono aiutare nella valorizzazione di un borgo d’arte: succede a Lomello con le “palle di Agilulfo”. Il nome aiuta a capire. “Palle” per la forma e, forse, per rifarsi anche alle più celebri “palle di Mozart”, i cioccolatini di Salisburgo. Agilulfo perché la storia del re longobardo (e re d’Italia) si lega indissolubilmente a quella del paese, in quanto qui nel 590 sposò Teodolinda nel periodo di massimo splendore di questa civiltà di origine germanica. Create dalla Pro Loco circa vent’anni fa per la festa medievale “Laumellum”, le “palle di Agilulfo” sono diventate, nel corso del tempo, un prodotto irrinunciabile sulla tavola dei lomellesi e dei numerosi turisti che visitano il territorio.
«Dopo vari tentativi di trovare una forma – approfondisce Gabriele Prinelli, attuale presidente della Pro Loco – da parte del nostro comitato cucina, si è arrivati all’attuale aspetto, quello di una noce, e alla consistenza voluta. La produzione e la vendita vanno da settembre ad aprile. Questi dolci sono acquistabili soltanto durante le manifestazioni della Pro Loco come strumento di autofinanziamento, che ci permette di organizzare durante l’anno diversi eventi gratuiti e sostenere la promozione turistica di Lomello». Si producono all’anno circa mille confezioni da 125 grammi. Ognuna contiene cinque dolcetti. «Le “palle di Agilulfo” – prosegue Prinelli – sono ormai considerate un monumento lomellese, che insieme ai nostri tesori artistici contribuisce a diffondere il nome del nostro bel borgo». Assaggiandolo, si scopre che si tratta di un biscotto molto morbido, ovviamente dolce, in cui noci e burro si fondono in una piacevole sensazione. La crema varia a seconda dell’occasione: nei sacchetti, di norma, è al cioccolato. Esiste la variante con gusci al cacao, pur reperibile di rado. Sembra proprio questa rarità a rendere il prodotto alquanto ricercato, da chi lo conosce bene.
E così, mentre si gira tra i monumenti come la basilica di Santa Maria Maggiore che ha appena compiuto mille anni, il battistero di San Giovanni ad Fontes o il castello Crivelli, e si sgranocchiano le “palle di Agilulfo”, ci si rende conto di come qui
il turismo sia in ascesa nonostante i soli duemila abitanti. Basta vedere i dati: duemila visitatori al castello (si tenga conto che apre solo le domeniche e i giorni festivi da marzo a novembre) e visite guidate al borgo da tutto esaurito anche a gennaio. La prossima sarà il 26. Le “palle di Agilulfo” aspetteranno gli ospiti.
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