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È MORTO A MILANO A 87 ANNI
19 Febbraio 2025 - 20:41
Francesco Valle (e, alle sue spalle, il figlio Fortunato) al primo processo nel 1993 a Vigevano
È morto nel suo letto, a casa, come ogni boss che si rispetti. Francesco Valle si è spento domenica a 87 anni nella sua abitazione di Milano, in via Settimo Milanese, all’estrema periferia della città tra i quartieri Muggiano e Baggio, a ridosso della provinciale 114 che porta a Cusago e Cisliano, dove dal 2016 aveva ottenuto agli arresti domiciliari per motivi di salute. Lì la famiglia aveva trasferito da circa 25 anni il baricentro della sua attività criminale la cui parabola, a base soprattutto di usura ed estorsioni, era iniziata a Vigevano.
A Reggio Calabria don Ciccio era un ambulante di frutta e verdura. Vicino alla cosca perdente dei De Stefano, nel maggio 1980 con moglie e quattro figli si trasferì a Vigevano, in fuga da una faida con il clan rivale dei Geria, che in sei anni contò 13 morti, di cui 10 dalla parte dei Valle. In città all’inizio faceva l’operaio, poi rilevò un bar in corso Genova e ne fece la base di un giro di usura sempre più esteso. Le manette scattarono per la prima volta ai suoi polsi e a quelli dei figli maggiori Fortunato e Angela il 15 gennaio 1992 dopo il ritiro di una rata di un prestito a strozzo nell’oreficeria gestita da Grazia Trotti, la prima che trovò il coraggio di denunciarli.
Ne scaturì un processo durato 25 udienze e concluso il 25 maggio 1993, dopo otto giorni di camera di consiglio, con la condanna di don Ciccio a 9 anni e 6 mesi, poi scesi a 8 anni e 5 mesi in appello. Seguì l’inchiesta Valle-bis su altri episodi, con nuove condanne, e nell’ottobre 2001 una terza retata, quando la famiglia si era già trasferita nel Milanese. Per lui si sommarono altri 3 anni e 6 mesi di pena. Nel luglio 2010 la quarta serie di arresti, in un’indagine della Dda di Milano, in cui si aggiunse l’accusa di associazione mafiosa. Nel 2012 Francesco fu condannato a 24 anni. Il processo in seguito subì varie traversie ma il carattere mafioso del clan restò in piedi fino alla Cassazione.
L’annuncio della morte è stato dato da moglie, figli e nipoti che, nel manifesto, lo ricordano come «uomo di grande forza e bontà, esempio di amore e dedizione per la famiglia. La sua saggezza, il suo sorriso e il suo affetto resteranno per sempre nei cuori di chi lo ha conosciuto e amato».
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