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Il videoclip
03 Aprile 2025 - 16:03
La sensazione è che questo ritornello cantato col riverbero, che riporta volenti o nolenti agli anni Novanta (e le chitarre acuiscono questa atmosfera, vagamente U2 almeno nei suoni) funzioni tantissimo dal vivo. Per sapere se il pronostico riguardo a “Eden”, il nuovo singolo dei L.E.D. disponibile per l’ascolto da qualche giorno sulle piattaforme digitali come Spotify e YouTube, bisognerà quindi attendere i concerti. L’etichetta è Acannone Records. Questa uscita precede l’album, previsto per il 12 maggio prossimo prodotto da Max Martulli e Alessandro Boraso.
I L.E.D. sono un gruppo di veterani della scena locale. Sono nati dieci anni fa da una collaborazione artistica tra Massimiliano Tordini (voce dei Miura e dei Mesas) e Marco Mangone, già chitarrista dei La Nuit. Nel tempo sono arrivati tre ep: “L’irriverente”, “Everest” e “Sonic bondage”. Da quest’anno la formazione è cambiata per metà: oltre agli storici Tordini e Mangone, sono entrati a far parte Walter Clemente al basso e il batterista Yureck Borini.
Tornando a “Eden”, riascoltandolo si scopre l’aderenza con quanto descritto dalla band a riguardo. «Il brano esplora le più profonde contraddizioni dell’esistenza umana, spesso inconsapevole delle forze che la guidano. I L.E.D. raccontano come l’umanità si possa spesso trovare intrappolata in dinamiche di disuguaglianza che prescindono dall’esistenza di un dio o dall’appartenenza a una fede. Con uno stile fresco e riconoscibile di stampo rock alternativo, il brano “Eden” racconta come il diritto di seguire la propria vocazione non è universale, ma dipende dal contesto in cui si nasce. In troppe parti del mondo, i diritti fondamentali vengono negati, soffocando sogni e aspirazioni prima ancora che possano germogliare. Il tono risentito ma non rassegnato del brano narra le vicende tipiche dell’uomo moderno, il quale si dissolve in un’inconsapevolezza collettiva, risucchiato dal vortice di un’apatia diffusa, dove l’unica prospettiva sembra essere l’oblio. L’Eden, simbolo di perfezione e giustizia, si trasforma così in un miraggio irraggiungibile, un luogo che avrebbe dovuto esistere ma che, nei fatti, non è mai stato».
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