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il fenomeno
08 Aprile 2025 - 15:35
Il consiglio regionale della Lombardia ha approvato una nuova legge che mira a contrastare il fenomeno delle cosiddette baby gang, gruppi di adolescenti coinvolti in atti di violenza o di microcriminalità. Il testo si concentra soprattutto sulla prevenzione, promuovendo percorsi educativi e di integrazione nei territori in cui il disagio giovanile è più evidente.
La legge, proposta dal consigliere leghista Floriano Massardi, prevede una serie di interventi socioeducativi pensati per minori già segnalati all’autorità giudiziaria, o presi in carico dai servizi sociali. Tra le misure previste: attività culturali, sportive e musicali, accompagnamento allo studio, laboratori artistici, promozione della lettura e percorsi sull’uso consapevole dei social network. Prevista anche la possibilità di introdurre servizi sociali obbligatori o lavori socialmente utili per i ragazzi coinvolti.
Il provvedimento nasce dalla constatazione di un crescente allarme, in particolare nell’area metropolitana di Milano, dove episodi di violenza giovanile hanno alimentato il dibattito pubblico. «Abbiamo l'epicentro delle baby gang a Milano e in Lombardia», ha dichiarato Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Consiglio regionale. «Serve una risposta netta: dove lo Stato non interviene, crescono le ronde. E la violenza chiama violenza».
CRITICHE LE OPPOSIZIONI
Ma il testo non ha trovato il consenso di tutta l’aula. Le opposizioni hanno deciso di non partecipare al voto, criticando l’impianto generale della legge. Secondo i gruppi di minoranza, il provvedimento rischia di confondere piani differenti, accostando problematiche come il cyberbullismo e le baby gang senza distinguere tra contesti e dinamiche. «È una non legge – hanno dichiarato – mette insieme problemi che andrebbero trattati in modo distinto».
Tra le voci più critiche, c'è quella della consigliera regionale Paola Pizzighini del Movimento 5 Stelle: «I giovani non hanno etichetta, ma vivono un profondo disagio. Il vero allarme sociale è che nel 2030 avremo da gestire, accanto alle classiche patologie, le complicanze come ansia e depressione, perché questi giovani saranno quelli che soffriranno di salute mentale da adulti. Servono azioni concrete e di prossimità: più educatori nei quartieri, sport e cultura accessibili, ascolto nelle scuole, dialogo costante con le famiglie. Il Movimento 5 Stelle ritiene sbagliato modificare la Legge regionale n. 1 del 7 febbraio 2017, nata per contrastare bullismo e cyberbullismo, per inserirvi norme sulle baby gang: due fenomeni distinti, che richiedono strumenti specifici. Sarebbe stato più serio presentare un progetto di legge ad hoc».
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