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VIGEVANO
23 Aprile 2025 - 11:43
Un Duomo gremitissimo, ieri sera, per la preghiera di suffragio a Papa Francesco, il pontefice venuto “dalla fine del mondo”, spirato alle 7,35 del lunedì dell’Angelo, in pace, nella sua residenza vaticana. «Una vita di dolore - ha ricordato il Vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, riferendosi agli ultimi anni del Santo Padre - dove ha voluto essere presente come Pastore, per indicarci che anche Gesù ci guida nel cammino della valle oscura che ci porta alla morte». Il Vescovo ha poi sottolineato l’esempio di Papa Francesco: «chi crede in Gesù, i fiori del bene fioriranno attorno»
Nato Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, gesuita umile e determinato, fu eletto al soglio pontificio nel marzo del 2013. Da subito, ruppe ogni schema. Rifiutò i simboli del potere ecclesiastico per abbracciare la semplicità. Scelse un nome che nessun Papa aveva mai scelto prima: Francesco, come il santo di Assisi, povero tra i poveri. Fu il Papa che parlava con il cuore. Quello che denunciava le guerre “a pezzi”, che si inginocchiava davanti ai migranti, che lavava i piedi dei carcerati. Che piangeva in silenzio di fronte alle vittime di abusi. Che stringeva le mani dei malati senza paura. Un pastore, non un principe. Francesco è stato il pontefice delle periferie, geografiche e dell’anima. Non temeva di usare parole forti, né di ammettere i limiti della Chiesa. Diceva che “la realtà è superiore all’idea” e con quella realtà ha combattuto, amando i poveri, dialogando con chiunque volesse ascoltarlo: credenti, non credenti, avversari.
Il suo pontificato è stato un cammino fatto di gesti più che di decreti. Ha cercato l’unità più che la divisione. Ha chiesto perdono, ha aperto porte, ha costruito ponti. Oggi il mondo lo piange, ma non come si piange un capo di Stato. Lo piange come si piange un nonno, un padre, una guida. Con il senso di aver perso qualcuno che parlava direttamente all’anima, che non giudicava, che ascoltava anche quando non c’erano parole. Il suo sorriso, il suo “pregate per me” — sempre pronunciato con una punta d’ironia e tanta verità — riecheggiano ora nelle vie di Roma, nei vicoli di Buenos Aires, nei villaggi africani, nei grattacieli americani. Ovunque ci sia stato un cuore ferito, un uomo o una donna in cerca di senso, lì Papa Francesco ha lasciato un segno.
Papa Francesco, per sua volontà, verrà sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma (quindi fuori dalle mura del Vaticano) dopo i funerali che si terranno alle 10 di sabato 26 aprile.
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