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VIGEVANO

25 aprile, le celebrazioni a Vigevano dell'ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

25 Aprile 2025 - 12:24

VIGEVANO - Le celebrazioni per l'ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo si sono svolte questa mattina tra Palazzo Comunale, Piazza Ducale  e Castello seguendo il programma previsto e consolidato da anni. Non c'era particolare necessità, quindi, di adeguarsi alla "sobrietà" invocata dal Governo, vista la coincidenza con il lutto nazionale proclamato per la scomparsa di papa Francesco. A Vigevano, infatti, da decenni, le celebrazioni seguono un protocollo sostanzialmente istituzionale, raccogliendo peraltro una partecipazione sempre meno numerosa da parte della cittadinanza.

Dopo la posa delle corone alle lapidi che in Comune ricordano i Caduti delle guerre, il breve corteo attraverso Piazza Ducale e l'ulteriore sosta davanti alle targhe che ricordano gli antifascisti fucilati nel cortile del Castello nel 1943. Il discorso ufficiale è state tenuto quest'anno dalla vice sindaco e sindaco facente funzioni Marzia Segù, al quale è seguito un intervento del consigliere regionale Andrea Sala. A chiudere,  la lettura del testo “La resistenza cancellata”, a cura del Gruppo di Lettura Bibliosofia della Biblioteca civica Lucio Mastronardi e un intervento di Luisa Reina, a nome della Rete Antifascista Vigevano

Da ricordare che le manifestazioni riguardanti l'80esimo della Liberazione proseguiranno martedì prossimo (29 aprile) alle 21 alla Sala Franzoso della Biblioteca Mastronardi, con la presentazione del libro “Missionari nella Resistenza”, con la partecipazione dell'autore Ezio Meroni, in dialogo con don Cesare Silva.

"Sono passati 80 anni dalla Liberazione. Anzi non lo sono ancora: Vigevano sarà liberata definitivamente, a caro prezzo, nei giorni successivi, dopo il 27. Al di là delle differenti convinzioni, oggi tutti condividiamo un pensiero: il 25 aprile 1945 si è avviato un difficile percorso di pacificazione da parte di una generazione che era stremata da una guerra", ha esordito Marzia Segù. Un percorso da non dare per scontato, secondo la vice sindaco: "Poteva andare peggio - ha proseguito - Potevamo inabissarci nelle divisioni. Il secondo dopoguerra ha visto una forte ripresa del tessuto industriale, che è continuata fino alla fine del secolo scorso e resiste, pur con difficoltà, nella complessa trama della globalizzazione. Non si può scindere il concetto di Liberazione dal Nazifascismo dalla liberazione da quel culto per i totalitarismi che ora vediamo riaffacciarsi, specie quando si parla delle “democrazie” come di sistemi politici lenti a decidere, litigiosi. Per chi come noi amministra una città eterogenea, dove i problemi dell’integrazione e la deindustrializzazione sono al primo posto tra le preoccupazioni, questa data ci invita a proseguire nel solco di precedenti Amministrazioni che hanno inteso rappresentare tutti, cercando di parlare con le persone, a partire da quelle più isolate, o svantaggiate. Di tutto oggi abbiamo bisogno tranne che di dividerci in polemiche e in fazioni. È tempo di ascolto".

Nel suo discorso, Luisa Reina (Rete Antifascista) ha sottolineato l'importanza e l'attualità dell'esistenza dell'ANPI e delle associazioni che si rifanno alla Resistenza. "Per molto tempo, fin dalla mia età giovanile ho sentito porre e mi sono posta anch'io una domanda: che significato ha oggi la militanza nell'ANPI a quasi a 80 anni precisi dalla fine della guerra? - ha detto - In realtà i partigiani, schematicamente militanti in almeno sei diverse fazioni, si ponevano anche altri nobili obiettivi. Impedire la ricostituzione del dissolto partito fascista. Non risulterà un impegno facile, soprattutto dopo l'amnistia del 46 che, escogitata come comprensibile atto politico di pacificazione nazionale risulterà assai criticabile nella sua pratica applicazione da parte di magistrati compromessi, consentendo di vedere riconfermate ancora per lungo tempo ai vertici dei maggiori organismi dello Stato quali esercito, magistratura, università, alti papaveri della pubblica amministrazione finanza, anche le figure più compromesse con il regime. Occorreva poi mettere d'accordo tutte le varie componenti del CLN, prescrivere in poco tempo una Costituzione repubblicana che costituisse una forma di patto civile, di convivenza fra le varie forze politiche di varia estrazione, che riconoscesse a tutti i cittadini uguali diritti e che fissasse i cardini su cui avrebbe poggiato la nostra futura idea di paese".

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