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VIGEVANO

Addio al dottor Massimo Rossi, farmacista con a cuore la politica

E’ scomparso oggi pomeriggio, aveva 87 anni. Per anni consigliere comunale del Movimento Sociale, aveva sfiorato l’elezione in Senato. Il ricordo di un galantuomo, un signore con la S maiuscola. I funerali si svolgeranno mercoledì a Montù Beccaria

Mario Pacali

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mario.pacali@ievve.com

09 Giugno 2025 - 18:36

Addio al dottor Massimo Rossi, farmacista con a cuore la politica

Un galantuomo, un signore con la S maiuscola. Così ricordano a Vigevano il dottor Massimo Rossi, stimato farmacista nonché persona impegnata in politica, uno dei leader storici della destra cittadina. Il dottor Rossi è scomparso oggi pomeriggio Aveva 87 anni. I funerali si svolgeranno mercoledì a Monte Beccaria, dove da tempo il dottor Rossi aveva fissato la sua residenza.

Titolare insieme alla figlia della storica farmacia Rossi di corso Milano, aveva proseguito l’attività iniziata dal padre Paolo nel 1936. Rossi era stato per diversi anni, a partire dal 1999, anche presidente di Federfarma. Il dottor Rossi è stato anche un esponente di spicco del mondo politico vigevanese. Per diversi mandati consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano, aveva sfiorato anche l’elezione al Senato della Repubblica. «E’ stata una delle prime persone che ho conosciuto quando sono arrivato a Vigevano 40 anni fa», ricorda Antonio Prati, ex assessore e storico esponente della destra cittadina. «Con lui sono entrato nel partito, al suo fianco, come mandatario elettorale, abbiamo sfiorato l’elezione al Senato. Massimo credeva in ciò faceva, ne era convinto e non ha mai avuto secondi fini. Credetemi, un galantuomo, una persona perbene, un signore con la S maiuscola».

Toccante il ricordo postato sulla propria pagina personale da un amico del dottor Rossi, Carlo Beolchi. «Ci sono persone che lasciano un segno silenzioso, ma indelebile. Massimo era una di queste. Oggi ha concluso il suo viaggio terreno, e chi l’ha conosciuto sa quanto sia difficile trovare le parole per salutarlo. Appena intuiva una sofferenza nell’altro, metteva da parte ogni differenza. Bastavano la buona fede e i dovuti modi, e subito idee, convinzioni e appartenenze svanivano: non contava più nulla, se non il cuore umano che aveva davanti. La sua generosità lo portava sempre un passo oltre, senza esitazioni.

Amava profondamente la bellezza dei gesti fatti con rispetto e coerenza. Era affascinato da quelle forme che portano dentro un senso antico, che custodiscono la Tradizione come un bene prezioso, che danno significato perfino al silenzio. Non lo dimenticheremo.

Restano i suoi pensieri, la sua fermezza delicata, la sua capacità di accogliere e comprendere. E resta, in chi ha avuto il privilegio di incontrarlo, il desiderio di essere un po’ più umani. Come lo era lui.

Mia madre lo adorava per una qualità rara, che condivideva con lui: aveva una faccia sola, una parola sola. Ma era sempre disposto a correggerla, se capiva che un’altra valutazione poteva avvicinarci al nostro orizzonte più ambizioso: la verità.

Mai visto arretrare o avere soggezione di qualcuno, se non dell’Uno. Ammirevole per l’amore devoto alla moglie, che gli ha dedicato la vita, e alla figlia, per la quale si poneva come fondamenta solide. Ho avuto grazie a Silvia e Paola il dono di poterlo vedere e di parlargli fino quasi all’ultimo. Mi hanno colpito la serenità e la consapevolezza del suo momento, frutto di una vita intensa, combattiva, sempre tesa a coniugare il passato con gli accadimenti nuovi.

L’uomo ha paura del vuoto, e il vuoto non abitava in Massimo, giunto al suo cambiamento di forma appagato per il Lavoro svolto per sé e gli altri.  In fondo, la cultura è proprio questo: affrontare ciò che mai si è manifestato prima, grazie alla profondità delle proprie radici, nutrite anche da ciò che spesso, per ignoranza, chiamiamo “straniero”, ma che forse è solo universale. Questo è ciò che penso di lui.

Con la speranza che un giorno ognuno di noi possa raggiungere un tale livello di empatia da trasmettere sapere ed esperienza, con un linguaggio capace di unire amore e ratio, prima di unirci con il tutto».

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