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La malattia
04 Agosto 2025 - 10:51
La zanzara comune può portare a una trasmissione della malattia West Nile
Dopo i due casi registrati la scorsa settimana in Lombardia, di cui una donna di 66 anni, pavese, ricoverata all’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano, è stata diagnosticata un'altra infezione da West Nile, questa volta in Lomellina. Si tratta di un uomo di 60 anni residente in Lomellina attualmente in cura alla clinica "Beato Matteo" di Vigevano. Secondo quanto ha riferito la direzione sanitaria, il 60enne si è presentato in clinica martedì scorso con febbre molto alta, sopra i 41 gradi, e sintomi di disorientamento. Gli esami effettuati hanno diagnosticato una meningite come complicazione da West Nile. Il paziente è stato subito sottoposto alle cure dal caso: sta rispondendo bene. Se la febbre scenderà e i miglioramenti verranno confermati, potrebbe essere dimesso già nei prossimi giorni. La West Nile non è contagiosa, si trasmette solo attraverso la puntura di una zanzara. Nei mesi scorsi arttraverso i monitoraggi costanti effettuati erano state riscontrate anche in Lomellina delle zanzare possibili portatrici della malattia.
Il virus del West Nile fu isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto del Nilo occidentale, da cui il nome. A destare oggi il timore di questa malattia è l’imprevedibilità del virus, diffuso dalle comuni zanzare Culex. Va precisato che le persone, i cavalli o i mammiferi infettati dal virus West Nile non infettano, a loro volta, la zanzara sana. Quindi anche un soggetto sintomatico non propaga ad altri il virus e non lo trasmette alla zanzara sana, che può infettarsi quasi esclusivamente tramite puntura su un uccello infetto. Uno dei massimi esperti è il professor Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia dell’Irccs Ospedale Sacrocuore Don Calabria Negrar di Verona: «L’unica misura che il cittadino può adottare è puntare sulla prevenzione e quindi proteggersi dalle zanzare, con repellenti, indumenti lunghi e zanzariere, ed evitando ristagni d’acqua, oltre che puntare ad intensificare le disinfestazioni a livello delle istituzioni». Inoltre, conclude «è necessario che la classe medica sia allertata e preparata: nel caso di una febbre durante l’estate, non meglio spiegata o senza cause apparenti, bisogna che il medico pensi anche alla possibilità di una arbovirosi in atto».
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