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SALUTE

Neonati prematuri: il sangue della placenta può prevenire gravi complicanze

Lo dimostra uno studio italiano. Le trasfusioni di globuli rossi contenuti nella placenta possono ridurre significativamente il rischio di retinopatia severa e displasia broncopolmonare. Le parole di Stefano Ghirardello, direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico San Matteo di Pavia

Mario Pacali

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mario.pacali@ievve.com

15 Settembre 2025 - 14:16

Neonati prematuri: il sangue della placenta può prevenire gravi complicanze

Un importante studio italiano, pubblicato sulla rivista scientifica eClinicalMedicine del gruppo The Lancet, dimostra che le trasfusioni di globuli rossi contenuti nella placenta possono ridurre significativamente il rischio di retinopatia severa e displasia broncopolmonare nei neonati estremamente prematuri.

Il trial multicentrico BORN, condotto tra il 2021 e il 2024 in dieci ospedali italiani, ha confrontato la trasfusione dei globuli rossi ottenuti dalla placenta con quelli provenienti da donatori adulti.

La retinopatia del prematuro (ROP) è una grave patologia oculare che può portare alla cecità e colpisce frequentemente i neonati nati molto prima del termine.

Lo studio ha evidenziato che i globuli rossi contenuti nella placenta possiedono proprietà identiche a quelle del neonato prematuro – come una ridotta capacità di rilasciare ossigeno ai tessuti – rendendoli particolarmente adatti a proteggere gli organi immaturi dai danni dell’ossigeno e dell’infiammazione.

Sono state effettuate 107 trasfusioni di sangue placentare (CB-RBC) nelle Terapie Intensive Neonatali di dieci ospedali, tra cui il Policlinico San Matteo di Pavia.

Nei neonati che hanno ricevuto esclusivamente globuli rossi da sangue placentare non si sono verificati casi di retinopatia severa, diversamente dai neonati trasfusi con globuli rossi da donatori adulti, che hanno mostrato un’incidenza del 34%.

Si è inoltre osservata una significativa riduzione delle forme moderate e severe di malattia polmonare cronica del neonato estremamente prematuro.

Questo è uno studio molto importante di medicina trasfusionale neonatale, i cui risultati rappresentano una svolta nella cura del neonato estremamente prematuro – commenta Stefano Ghirardello, direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico San Matteo e membro dello steering committee dello studio –. Curare l’anemia del neonato affetto da gravissima prematurità con le trasfusioni di globuli rossi di origine placentare al fine di ridurre il danno legato all’eccesso di ossigeno rilasciato dai globuli rossi dei donatori adulti è uno straordinario esempio di medicina di precisione, il cui scopo è offrire cure più efficaci e mirate alle specifiche esigenze del singolo paziente. È affascinante osservare come, in alcuni casi, fare meno è fare meglio: ridurre l’ossigeno rilasciato ai tessuti attraverso un prodotto trasfusionale innovativo ha permesso di ridurre l’incidenza di gravi patologie quali la retinopatia del prematuro e la malattia polmonare cronica”.

La produzione di globuli rossi di origine placentare per fini trasfusionali ha richiesto un grande sforzo organizzativo, che ha coinvolto ostetrici, ginecologi e medici trasfusionisti, che ringrazio sentitamente – conclude Ghirardello -. Tutto ciò in ogni caso non sarebbe stato possibile senza la generosità delle donne che hanno donato la placenta. Questo studio ci auguriamo possa essere di stimolo per la donazione del sangue placentare”.

Allo studio hanno partecipato anche le neonatologhe Letizia Patti e Tiziana Boggini, nonché la responsabile della Struttura semplice CLV del San Matteo, Paola Bergamaschi.

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